La Notte europea dei Ricercatori celebra il ruolo della scienza come patrimonio condiviso. Farmindustria: “Serve una visione strategica per trattenere i talenti e rafforzare l’Europa dell’innovazione”
La ricerca scientifica non è solo il motore dell’innovazione, ma anche uno degli indicatori più concreti della capacità di un Paese di guardare al futuro. In Italia, il settore farmaceutico si conferma tra i più dinamici e strategici: nel 2024 le imprese del comparto hanno investito 2,3 miliardi di euro in Ricerca e Sviluppo, pari all’8% del totale degli investimenti nazionali. Un dato che segna una crescita del 44% rispetto al 2019 e che testimonia una traiettoria di sviluppo costante e ambiziosa.
A ricordarlo è Farmindustria, in occasione della Notte europea dei Ricercatori, l’iniziativa promossa dalla Commissione europea per valorizzare il lavoro di chi, ogni giorno, contribuisce al progresso scientifico. “È l’occasione per riaffermare il ruolo centrale della scienza come patrimonio condiviso,” ha dichiarato Marcello Cattani, presidente di Farmindustria. “L’Europa deve accelerare sull’innovazione se vuole rafforzare la propria competitività e colmare il divario con altri Paesi che hanno puntato, con una visione strategica per la loro crescita, sulle scienze della vita”.
Ogni anno, l’ultimo venerdì del mese di settembre, le porte dei laboratori si spalancano per la Notte Europea dei Ricercatori, l’evento che da anni abbatte le barriere tra il mondo accademico e la vita quotidiana, portando la ricerca scientifica fuori dai laboratori e dentro le comunità.
Il settore farmaceutico italiano non solo investe, ma forma e impiega. I ricercatori attivi nel 2024 sono 7.250, in aumento del 3% rispetto all’anno precedente e del 9% negli ultimi cinque anni. Un dato significativo è la forte presenza femminile: le donne rappresentano il 53% del totale, segno di una crescente inclusività in un ambito storicamente dominato da figure maschili.
Dietro ogni nuovo farmaco c’è un percorso lungo e complesso. In media, servono dai 10 ai 15 anni di studi e sperimentazioni per arrivare all’approvazione di una molecola. Solo una su 5.000-10.000 riesce a superare tutte le fasi, con costi che possono superare i 2 miliardi di euro. Eppure, è proprio questa perseveranza che consente oggi di disporre di terapie sempre più efficaci e personalizzate.
L’industria farmaceutica italiana eccelle anche per capacità di innovazione aperta. Il rapporto tra investimenti in Open Innovation e numero di addetti è di 14:1 rispetto alla media manifatturiera. Inoltre, la quota di imprese che collaborano attivamente con università e centri di ricerca pubblici è tra le più alte in Europa. “La nostra nazione può contribuire in modo significativo a un’Europa più innovativa,” ha aggiunto Cattani. “Ma per riuscirci bisogna puntare sui nostri talenti, creando le condizioni che consentano ai giovani di immaginare qui il proprio futuro nel settore delle life sciences.”
In questa direzione si inserisce il Protocollo d’Intesa firmato da Mur, Crui e Farmindustria, volto a sviluppare nuove competenze, favorire la formazione di professionalità altamente qualificate e rafforzare la partnership tra pubblico e privato. Un patto strategico per rendere l’Italia sempre più competitiva sul piano scientifico e industriale.
“Se oggi la salute dei cittadini può contare su terapie sempre più efficaci, il merito va all’impegno di migliaia di ricercatrici e ricercatori che, con perseveranza e passione, trasformano la conoscenza in progresso,” ha concluso Cattani. “Sostenerli con politiche incentivanti significa scommettere su un futuro migliore, offrendo possibilità di crescita professionale a medici e ricercatori, incrementando la competitività scientifica del nostro Paese.”
La Notte europea dei Ricercatori non è solo una celebrazione, ma un invito a guardare alla scienza come leva di sviluppo, coesione e speranza. E l’Italia, con i suoi numeri e le sue competenze, è pronta a giocare un ruolo da protagonista.





