In occasione della conferenza monotematica AISF 2025, la comunità epatologica e chirurgica si è confrontata sui cambiamenti in atto
Negli ultimi anni, il mondo della medicina ha assistito a un’evoluzione senza precedenti nel campo del trapianto di fegato, un intervento che rappresenta spesso l’ultima spiaggia, una speranza di vita per pazienti con malattie epatiche gravi. Uno degli aspetti più innovativi riguarda il trattamento dei tumori epatici, in particolare l’epatocarcinoma, e lo sviluppo della cosiddetta “transplant oncology”, ovvero la chirurgia dei trapianti applicata alle neoplasie epatiche.
Il concetto di transplant oncology sta guadagnando terreno come approccio innovativo alla cura, grazie alla possibilità di ricorrere al trapianto di fegato come parte integrante del percorso finalizzato alla guarigione, come ha spiegato il professor Pierluigi Toniutto, direttore dell’Unità di Epatologia e Trapianto di Fegato dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine: “L’immunoterapia – ha affermato – permette di ampliare il numero di casi di epatocarcinoma potenzialmente candidabili al trapianto. Tuttavia, queste terapie impongono particolare cautela nella fase post-trapianto, con un rischio maggiore di rigetto. È quindi fondamentale sviluppare protocolli condivisi che siano in grado di integrare oncologia, epatologia e chirurgia”. Questo tipo di approccio lascia intravedere nuove prospettive di trattamento anche per tumori come il colangiocarcinoma e le metastasi epatiche da tumore del colon-retto, fino a poco tempo fa considerate impraticabili. Oggi, in casi selezionati, il trapianto di fegato diventa un vero e proprio strumento di cura contro il cancro, offrendo possibilità di sopravvivenza che sembravano impensabili in passato.
Questa evoluzione richiede competenze trasversali e un approccio multidisciplinare. La recente conferenza monotematica 2025 “Liver Transplantation”, organizzata dall’Associazione Italiana per lo Studio del Fegato (AISF) presso l’Auditorium Antonianum di Roma, ha sottolineato come la collaborazione tra epatologi, chirurghi, oncologi e altri specialisti sia fondamentale per affrontare le sfide di questa complessa disciplina. Il professor Giacomo Germani, Segretario Generale AISF (foto sotto) si è così espresso, in proposito: “La conferenza ha permesso di analizzare l’evoluzione della trapiantologia attraverso un approccio multidisciplinare. È stato un momento di confronto tra esperti italiani e internazionali, fondamentale di fronte alla nuova epidemiologia delle malattie epatiche e alla crescente complessità dei pazienti candidati al trapianto.” Accanto agli italiani, hanno preso parte all’evento esperti di fama internazionale come Pierre-Alain Clavien (Zurigo), Christophe Duvoux (Parigi), Pal Dag Line (Oslo), Alexander Louvet (Lille), Gonzalo Sapisochin (Toronto) e Florant Artru (Rennes).

Un aspetto cruciale dell’assise scientifica riguardava il ricorso alle tecnologie innovative come le macchine per la perfusione epatica e la rigenerazione dei tessuti, che permettono di recuperare un maggior numero di organi donati e ottenere risultati eccellenti. Tuttavia, nonostante i progressi indubitabili, la grande sfida rimane quella di garantire un accesso equo, tempestivo e sicuro al tavolo operatorio. Con l’aumento delle potenziali indicazioni, è necessario ottimizzare le risorse e i protocolli di selezione, in modo da offrire possibilità di cura anche a chi presenta comorbidità e un’età più avanzata.
Dagli ultimi vent’anni ad oggi, il profilo dei pazienti sottoposti a trapianto di fegato è profondamente cambiato: si osserva una diminuzione delle epatiti virali, mentre aumentano le patologie metaboliche, le complicanze dovute all’abuso di alcol e i tumori. Germani evidenzia come questa prospettiva richieda: “…un lavoro condiviso, continuo e integrato, capace di coniugare competenze cliniche, tecnologiche e organizzative. Solo così sarà possibile garantire risultati sempre migliori e un accesso equo al trapianto di fegato in un contesto sanitario in continua evoluzione”.
In definitiva, il trapianto di fegato si sta affermando come una delle aree più dinamiche e complesse della chirurgia moderna, grazie anche all’impegno congiunto di ricercatori, clinici e perfusionisti. La collaborazione internazionale e l’innovazione sono le chiavi per affrontare le sfide di oggi e di domani, offrendo nuove speranze ai pazienti con tumore epatico e altre gravi patologie del fegato.
In questo panorama in continua evoluzione, anche una figura di rilievo come la professoressa Patrizia Burra, Direttore della Gastroenterologia dell’Azienda Ospedale-Università di Padova, ha sottolineato l’importanza dell’approccio multidisciplinare: “Solo con il contributo di tutti gli specialisti possiamo sperare di migliorare i risultati e di garantire a ogni paziente le migliori possibilità di guarigione. Il trapianto di fegato è una procedura altamente personalizzata. L’utilizzo di modelli predittivi consente di migliorare i risultati e di evitare interventi a prognosi incerta. Le nuove strategie di valutazione pre-trapianto, l’uso delle macchine di perfusione degli organi prelevati da donatore, e una gestione condivisa dei percorsi perioperatori, stanno ridefinendo la pratica clinica, avvicinando la trapiantologia alla medicina di precisione”. Detto in altri termini, il futuro del trapianto di fegato si costruisce giorno dopo giorno, con passione, ricerca e collaborazione.
Nella foto sotto: i coordinatori della conferenza monotematica 2025 “Liver Transplantation”, organizzata a Roma dall’Associazione Italiana per lo Studio del Fegato (AISF) presso l’Auditorium Antonianum, Prof. Giacomo Germani, Segretario AISF, la Prof.ssa Patrizia Burra, Direttore della Gastroenterologia dell’Azienda Ospedale-Università di Padova, e il Prof. Pierluigi Toniutto, Direttore dell’Unità di Epatologia e Trapianto di Fegato dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata, Università degli Studi di Udine.






