Una revisione sistematica condotta presso l’Istituto Neuromed di Pozzilli evidenzia gli effetti del ritorno all’ora solare sulla qualità del riposo
Ogni anno, tra marzo e ottobre, milioni di persone in Italia e nel mondo si confrontano con il cambio dell’orologio: un’ora avanti in primavera, un’ora indietro in autunno. L’altalena tra l’ora solare e l’ora legale è una pratica consolidata, adottata in tutto il mondo con l’obiettivo di ottimizzare l’esposizione alla luce naturale e ridurre i consumi energetici. Ma se i benefici economici sono ancora oggetto di dibattito, gli effetti sulla salute — in particolare sul sonno — stanno attirando sempre più l’attenzione della comunità scientifica.
Il sonno è un processo biologico delicato, regolato da ritmi circadiani che si sincronizzano con l’alternanza naturale tra luce e buio. Interferire con questi ritmi, anche solo per un’ora, può avere conseguenze misurabili sulla qualità del riposo, sulla vigilanza diurna e sul benessere generale. Ecco perché il passaggio all’ora legale, previsto in Italia nella notte tra sabato 28 e domenica 29 marzo 2026, e il ritorno all’ora solare — che avverrà invece tra sabato 25 e domenica 26 ottobre 2025 — non sono semplici formalità, ma eventi che meritano attenzione anche dal punto di vista medico.
Una revisione sistematica pubblicata sulla rivista Sleep Medicine Reviews ha cercato di fare chiarezza su questo tema. Lo studio è stato coordinato dal Centro di Medicina del Sonno dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli, in collaborazione con l’Università di Pavia, la Fondazione Mondino, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’Università Uninettuno e l’Università di Genova. I ricercatori hanno analizzato 27 studi condotti in diversi Paesi, con l’obiettivo di valutare in modo critico e comparativo gli effetti del cambio d’ora sul sonno.
Il quadro che emerge è articolato, ma con alcune evidenze chiare. Il passaggio primaverile all’ora legale — quello che “ruba” un’ora di sonno — è associato a una riduzione della durata del riposo, a una maggiore frammentazione notturna e a un incremento della sonnolenza durante il giorno. Questi effetti risultano particolarmente marcati nei cosiddetti cronotipi serali, le persone che tendono a coricarsi tardi e che, per questo, faticano ad adattarsi rapidamente allo spostamento dell’orologio sociale.
“La nostra revisione mostra come i cambi stagionali dell’orologio incidano sulla qualità del riposo, soprattutto in primavera”, spiega Andrea Romigi, neurologo dell’Istituto Neuromed di Pozzilli. “Si tratta di effetti in genere transitori, ma che, se ripetuti ogni anno, possono contribuire a un disallineamento tra i ritmi biologici e quelli sociali. Capire questi meccanismi è essenziale per orientare politiche sanitarie e sociali più rispettose della fisiologia del sonno”. Al contrario, il ritorno all’ora solare in autunno, che regala un’ora in più di sonno e influenza i bioritmi, sembra avere conseguenze più contenute e talvolta persino favorevoli, con un temporaneo miglioramento della durata del riposo. Tuttavia, gli autori dello studio sottolineano che le ricerche disponibili presentano alcune limitazioni: campioni ridotti, metodologie differenti e strumenti di rilevazione non sempre comparabili. In particolare, la mancanza di studi basati su polisonnografia, la tecnica di riferimento per analizzare il sonno, evidenzia la necessità di promuovere indagini future più ampie e standardizzate.
Nonostante queste criticità, la revisione permette di individuare tendenze comuni e fornisce una base solida per orientare nuove ricerche. In prospettiva, questo tipo di studi potrà offrire un supporto concreto a decisioni di politica pubblica che tengano conto non solo di criteri economici e organizzativi, ma anche della salute e del benessere delle persone. Il dibattito sull’ora legale, dunque, non è solo un ritornello, una danza di fusi orari che si spostano avanti e indietro. È un tema che investe la biologia, la medicina, la società. In Italia, quest’anno, il ritorno all’ora solare avverrà nel corso del fine settimana. Nella notte tra sabato 25 e domenica 26 ottobre, alle ore 3:00, le lancette come per incanto torneranno indietro di un’ora, e saranno le 2:00. Questo significa che si dormirà un’ora in più e si avrà più luce al mattino, ma le giornate appariranno più corte, con un effetto deprimente sul tono dell’umore, e una maggiore suscettibilità nelle persone sensibili, che vanno aiutate a non scivolare verso la depressione. E mentre si avvicina il prossimo cambio d’orario, vale la pena ricordare che anche un’ora in più o in meno può fare la differenza, soprattutto quando si parla di sonno e di ritmi circadiani.





