Nel piatto circa 300 milioni annui, ora entro giugno l’accordo 2026 – 2027.
Contratto di Lavoro dei camici bianchi: accelerata sul fronte della Medicina generale che recupera il ritardo accumulato nell’ultimo lustro (nel 2024 vigeva ancora il contratto siglato in epoca preCovid, 2019-2021) e firma in Sisac (Struttura interregionale sanitari convenzionati, organizzazione che si occupa di gestire i rapporti tra i medici di medicina generale e le istituzioni sanitarie pubbliche) l’accordo collettivo nazionale per il triennio appena trascorso 2022-2024 gettando le basi per arrivare alla sigla, entro il prossimo giugno, anche del contratto del triennio iniziato nel 2025.
«La firma di oggi rilancia la stagione contrattuale che non può dichiararsi conclusa – avverte Silvestro Scotti, segretario generale della Fimmng, il maggior sindacato di categoria – l’auspicio è che l’impegno per la conclusione delle prossime trattative entro giugno 2026, come già preannunciato dal Presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga e dal Presidente del Comitato di Settore Marco Alparone durante il nostro Congresso di ottobre, possa essere rispettato».
L’accordo appena siglato arriva a meno di un mese dall’Atto di indirizzo condotto in porto anche grazie all’impegno del Ministero della Salute e del via libera del del MEF. Ma cosa cambia con nuovo contratto appena siglato e cosa cambierà con quello alla firma entro la prossima estate? Si tratta di un significativo cambio di passo per la Medicina generale chiamata a presidiare la sfida della assistenza di prossimità post Covid in vista della operatività sul campo di Case e ospedali di Comunità disegnati dal Dm 77 e finanziati con on fondi Pnrr. Sul piano economico si recupera l’arretrato 2022-2024, compresi 150 milioni di contribuzione previdenziale riferiti al 2024 e 2025 ma come detto si apre subito il cantiere 2025-2027 per riallineare i rinnovi.
L’obiettivo del nuovo contratto tuttavia non si gioca solo sul piano economico ma punta da un lato alla attuazione del PNRR e dall’altro al mantenimento dell’impianto della medicina generale in convenzione con le Asl. Sul Piano meramente economico il nuovo accordo riconosce un incremento complessivo vicino al 6%, mettendo nel piatto circa 300 milioni di euro annui. Circa il 70% dell’aumento è destinato alle quote fisse capitarie e orarie mentre il restante 30% confluisce in un fondo per le attività delle AFT (Aggregazioni funzionai territoriali) già presenti negli accordi integrativi siglati in queste settimane da molte regioni. Questi 90 milioni saranno però erogati ai camici bianchi di famiglia in base al raggiungimento di precisi obiettivi. Le risorse eventualmente non utilizzate confluiranno in progetti ad hoc mantenendo il vincolo degli obiettivi prefissati (vaccinazioni, screening ecc.) massimizzando l’impatto sull’assistenza territoriale. Sotto il profilo normativo l’accordo introduce correzioni mirate in attesa di una revisione organizzativa più ampia, nel prossimo rinnovo.
LE PRIORITA’
Tra le priorità, maggiore flessibilità per i medici neo-genitori e specifiche forme di supporto per i medici in formazione titolari di incarichi temporanei, per favorire ingresso e permanenza nella rete delle cure primarie. Grande attenzione anche ad una maggiore collaborazione tra le diverse branche specialistiche. Il testo richiama alla responsabilità della prescrizione diretta degli esami e delle visite di controllo, ritenuti appropriati, da parte di tutti i medici coinvolti nel percorso — inclusi gli specialisti — proponendo così una maggiore integrazione e una partecipazione più ampia al percorso assistenziale.
Dalla Fimmg arriva la richiesta di un sostegno immediato alla capacità produttiva degli studi, delle équipe e delle dotazioni tecnologiche: «Serve immediatamente il nuovo Atto di indirizzo – dice Scotti – ma non solo, anche un’immediata iniezione di risorse economiche nella Legge di Bilancio che dimostri attenzione e fiducia verso il personale convenzionato da parte del Governo e del Ministero della Salute. Risorse irrinunciabili se si vuole generare carburante per far correre la nostra organizzazione, il personale di studio, le dotazioni strumentali di cui non possiamo più fare a meno».
Il leader Fimmg ribadisce che bisogna uscire dal paradosso secondo il quale, nell’ambito della Legge di Bilancio, concepire manovre come la defiscalizzazione, la riduzione della pressione fiscale sulle quote variabili o le agevolazioni contributive sulle assunzioni del personale sia un tabù per la medicina convenzionata, mentre risulta obiettivo facile, congruo e coerente se a favore del personale dipendente. «Se non si andrà rapidamente verso questa direzione – avverte Scotti – ci rimarrà solo da pensare che si voglia ridurre l’amplificazione della nostra capacità assistenziale ormai allo stremo per l’aumento del carico assistenziale a fronte di un numero di medici di famiglia che rischia di diminuire ancora. Noi non abbiamo alcuna intenzione di rallentare la corsa ad una medicina generale che è pronta alle sfide non più rimandabili del futuro».





