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Outlook salute: il fascicolo sanitario elettronico piace ma la transizione digitale arranca

Dal report di Deloitte emergono le priorità: equità di accesso e usabilità. Favorire il passaggio dei referti tra sanità territoriale, aziende pubbliche e private accreditate. Persiste il divario tecnologico e geografico



Il Fascicolo sanitario elettronico (FSE) è stato concepito come la chiave di volta della sanità digitale italiana: un archivio unico, sempre accessibile, dove trovare referti, ricette, vaccinazioni, esenzioni, prenotazioni e documenti clinici prodotti nel corso della vita. Uno strumento che, nelle intenzioni, dovrebbe semplificare la relazione tra cittadini e sistema sanitario, ridurre tempi e burocrazia, migliorare la continuità delle cure e favorire la prevenzione. Tuttavia, accanto ai vantaggi, emergono anche difficoltà concrete: la gestione di password, PIN e SPID non è sempre intuitiva, soprattutto per le fasce più anziane, quella che in gergo tecnico si definisce “usabilità” a volte lascia a desiderare. Manca un indirizzo web univoco, ogni regione ha registrato i suoi domini, le app presentano interfacce e funzioni diverse; e la stessa alimentazione del fascicolo non è uniforme sul territorio. In molte regioni, infatti, i referti tra strutture pubbliche, private e accreditate non confluiscono automaticamente allo stesso modo nel FSE, generando lacune informative che ne limitano l’efficacia. È un mosaico incompleto, che riflette le differenze organizzative, burocratiche e anacronistiche, tra i sistemi sanitari regionali, e che richiede un investimento strutturale per diventare davvero uno strumento universale.

In questo scenario si inseriscono i risultati della quinta edizione dell’Outlook Salute Italia di Deloitte, che ha coinvolto 3.800 cittadini adulti. Il quadro che emerge è quello di un Paese che riconosce il valore della sanità territoriale e dei presidi di prossimità, ma che continua a scontrarsi con disuguaglianze economiche, liste d’attesa e difficoltà di accesso ai servizi.

«Nel contesto attuale la digitalizzazione costituisce una leva fondamentale per il futuro del sistema sanitario, ma comporta sfide organizzative e tecnologiche complesse» osserva Guido Borsani, partner di Deloitte Italia. «È importante porre attenzione ad aspetti ancora critici, in particolare alla percentuale di persone che rinuncia a cure mediche: circa un terzo degli intervistati, con una maggiore incidenza tra le fasce a minore reddito e con un divario evidente per le attività di prevenzione».

Nel 2024 gli esami di laboratorio (66%), le visite specialistiche (65%) e i consulti con il medico di medicina generale (49%) sono stati i servizi più utilizzati. Gli esami di laboratorio registrano l’incremento maggiore (+3%). Preoccupa invece il calo delle attività di prevenzione, che segnano un -8 punti percentuali rispetto allo scorso anno: diminuiscono vaccinazioni, check-up completi e adesione agli screening oncologici.

Il divario economico continua a pesare in modo significativo. Il 30% degli intervistati ha dichiarato di aver rinunciato a cure negli ultimi 12 mesi. Tra chi ha un reddito basso la percentuale sale al 43%, più del doppio rispetto a chi ha un reddito alto (20%). La prevenzione è l’ambito più colpito: il 55% di chi vi accede ha un reddito alto, contro il 35% con reddito basso. Il motivo principale della rinuncia resta quello economico (74%), in aumento rispetto alle precedenti rilevazioni. Le liste d’attesa rappresentano il secondo ostacolo più citato (34%).

Nonostante le difficoltà, il pubblico rimane la prima scelta per molte prestazioni: prevenzione (49%), chirurgia maggiore (42%), esami di laboratorio (37%), chirurgia minore (33%) e visite specialistiche (29%). Si consolida la tendenza a rivolgersi alla sanità pubblica per visite, assistenza domiciliare ed esami. Le strutture private convenzionate restano fondamentali per diagnostica strumentale ed esami di laboratorio (35% in entrambi i casi). Cresce anche il ricorso all’intramoenia per interventi chirurgici minori e ricoveri in strutture protette.

Le farmacie confermano il loro ruolo centrale: il 37% degli italiani ha usufruito di servizi sanitari in farmacia nell’ultimo anno. Le analisi del sangue sono il servizio più richiesto (30%), seguite dal supporto alle prestazioni del SSN (27%) e dai test Covid-19 (27%). La soddisfazione è molto alta: l’84% degli utenti si dichiara soddisfatto.

Sul fronte digitale, l’Italia mostra segnali di accelerazione. Aumentano le prenotazioni online (58%, +4%), la condivisione digitale dei referti (48%, +3%), la ricezione di referti tramite canali digitali (59%, +1%) e l’uso del web per informarsi o scegliere professionisti e strutture (39%, +1%). Cresce anche la conoscenza dell’intelligenza artificiale in ambito sanitario: il 56% degli intervistati dichiara di aver sentito parlare di AI applicata a diagnosi, terapia, prognosi e monitoraggio.

«La trasformazione digitale rappresenta una sfida strategica per il Paese» commenta Luca Achilli, Partner di Deloitte Italia. «Serve investire nella formazione e nella collaborazione tra tutti gli attori dell’ecosistema salute, adottando un approccio culturale e organizzativo che favorisca consapevolezza e competenze».

Il Fascicolo sanitario elettronico registra un aumento significativo di conoscenza (+9% rispetto alla scorsa rilevazione, +24% rispetto al pre‑pandemia). Nel Nord Italia si raggiungono picchi del 90%. L’utilizzo cresce del 5%, con il 49% degli intervistati che lo ha usato nell’ultimo anno: soprattutto per consultare referti e ricette (87%), prenotare visite (44%) e svolgere pratiche amministrative come il cambio del medico di base (28%). La soddisfazione è elevata (91%), ma con forti differenze territoriali: al Sud non supera il 79%. Decisivo il ruolo del medico di medicina generale, che in oltre un terzo dei casi ha incoraggiato l’uso del FSE e nel 56% dei casi lo utilizza direttamente per assistere i pazienti.

Il medico di famiglia resta infatti un pilastro della sanità territoriale. La maggior parte degli over 65 vi si è rivolta nell’ultimo anno. La prenotazione telefonica rimane la modalità più diffusa (49%), ma cresce l’uso di email (31%) e app dedicate (14%).

«Il report evidenzia un sistema sanitario valutato positivamente, ma che necessita di attenzione su fenomeni come le liste d’attesa» conclude Davide Lipodio, Partner di Deloitte Italia. «I medici di medicina generale sono figure essenziali per il benessere delle persone e per tracciare nuove traiettorie nel sistema salute, come dimostra il loro ruolo nel promuovere l’utilizzo del Fascicolo sanitario elettronico».

Il quadro che emerge è quello di un’Italia che riconosce il valore della digitalizzazione, ma che deve ancora superare ostacoli strutturali, economici e organizzativi. Il Fascicolo sanitario elettronico è uno strumento potente, ma per diventare davvero universale deve essere semplice, completo e uguale per tutti. Solo così la sanità digitale potrà trasformarsi da promessa a realtà quotidiana.

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