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Salute mentale, via libera della Conferenza Stato Regioni al Piano di azione nazionale

Gli psicologi: servono risorse aggiuntive.

Semaforo verde nella seduta unificata della Conferenza Stato Regioni del 29 dicembre 2025, al Piano di Azione Nazionale per la Salute Mentale 2025-2030. Il PANSM è, come è noto, un documento strategico elaborato da un Tavolo tecnico nominato dal ministro della Salute Orazio Schillaci nel 2023 che mira a migliorare il governo della Salute mentale in Italia.
La terza e ultima versione del documento tecnico era stato inviato alla Conferenza Stato Regioni a metà dello scorso novembre.
Maggiore integrazione socio-sanitaria, rafforzamento dei Dipartimenti di Salute mentale, freno tirato al ricorso ai Tso in alternativa alla presa in carico dei pazienti psichiatrici. E ancora stop alla contenzione meccanica, potenziamento dei servizi territoriali e utilizzo della telemedicina, televisita e teleassistenza alcuni dei punti qualificanti del trsto che recepisce anche le ultime indicazioni normative e gli standard condivisi nell’Accordo Stato-Regioni del 2022 in materia di riforma della Salute mentale in Italia.
Con il disco verde della Conferenza Stato Regioni
Il Piano di Azione Nazionale per la Salute Mentale (PANSM) 2025-2030 entra nella sua fase decisiva. Un passaggio chiave, che arriva dopo il lavoro del Tavolo tecnico istituito nell’aprile 2023 e che integra nel testo alcune novità rilevanti sul piano organizzativo, clinico e normativo della salute mentale in Italia. Ma accendiamo i fari per comprendere in maggiore dettaglio le principali novità del Piano partendo dalla integrazione strutturale del modello dipartimentale. Una delle innovazioni più rilevanti è la definizione chiara del Dipartimento a integrato e inclusivo, considerato il modello organizzativo più idoneo per garantire continuità assistenziale, multidisciplinarietà e presa in carico centrata sulla persona. Il dipartimento deve “assicurare la prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione con al centro la persona”, integrando servizi territoriali, ospedalieri e contesti sociali.
Molto contestata invece la proposta di integrazione tra Salute mentale e dipendenze
Il testo intende superare la storica separazione organizzativa fra salute mentale e dipendenze patologiche, indicando nelle equipe multiprofessionali e nei PDTA condivisi lo strumento operativo principale. Nelle intenzioni del Ministero, pwraltro con posizioni non univoche anche all’interno del dicastero della Salute, si tratterebbe di una risposta diretta ai crescenti bisogni clinici, soprattutto nella fascia giovanile mentre da parte della psichiatria territoriale da anni sul campo per la presa in carico dei soggetti affetti da dipendenza patologiche questa scelta politica oltre a gettare a mare venti anni di progressi consolidati nelle prassi sul campo configura un vero e proprio arrestramento assistenziale vanificando e disarticolando i modelli di buone pratiche conseguiti, seppure a macchia di leopardo, in questi anni.
C’è poi lo stop alla contenzione meccanica dedicato al “superamento della contenzione meccanica nei luoghi di cura della salute mentale” (Rep. atti n. 174/CSR). L’accordo, ora recepito nel Piano, stabilisce strategie nazionali per la prevenzione delle pratiche coercitive, in linea con gli standard internazionali per i diritti umani e la qualità dell’assistenza.
Quindi il capitolo della Telemedicina e dell’ innovazione tecnologica in linea con le previsioni del DM 77 richiamando l’Accordo in Conferenza Stato-Regioni del 17 dicembre 2020 e prevedendo un uso strutturale dei servizi digitali nella psichiatria territoriale, dalla televisita alla teleconsultazione fino alla gestione delle emergenze, in coerenza, appunto con i modelli del DM 77/2022 dedicati alla riforma dei servizi sanitari territoriali.
Non va infine dimenticato il rafforzamento dei quattro livelli assistenziali di intensità/complessità che caratterizzano l’assistenza in salute mentale: ossia
la consultazione e presa in carico primaria nelle Case di Comunità, la
presa in carico per episodi acuti o percorsi di lungo termine presso CSM, NPIA e SerD, assistenza specialistica ospedaliera e residenziale, reti di area vasta e servizi sovrazonali (inclusi REMS e centri per disturbi alimentari).
Sul fronte sensibile delle REMS e del misure di sicurezza e riguardo al nervo scoperto delle liste d’attesa, viene ribadito il quadro aggiornato sulle Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (REMS), già ridefinito nel precedente Accordo CU 188/2022, ma ora ulteriormente integrato con riferimenti alla sentenza della Corte Costituzionale n. 22 del 2022, che chiede l’intervento del legislatore sulla riserva di legge della materia.
Il documento conferma inoltre la gestione unica regionale delle liste di attesa, la definizione dei criteri di priorità, il
PTRI obbligatorio per ogni paziente entro 45 giorni oltre che il
potenziamento dei servizi territoriali e di prevenzione.
Un intero capitolo è dedicato alle azioni di prevenzione, con particolare attenzione al
rischio psicopatologico giovanile, ai determinanti sociali (povertà relazionale, solitudine, stili di vita), alla salute mentale in carcere, alla
prevenzione del suicidio. Spazio anche alla formazione obbligatoria e sicurezza nei luoghi di cura. Nel capitolo dedicato al risk management, il PANSM definisce programmi obbligatori di formazione e de-escalation per gli operatori, indicazioni per l’adeguamento strutturale dei reparti con interventi tecnologici (videocamere, allarmi, dispositivi anti-intrusione).
Il monitoraggio dell’attuazione del PANSM sarà affidato alla Commissione Salute, alle Direzioni tecniche del Ministero e al Tavolo tecnico sulla Salute Mentale, con verifiche sul recepimento regionale degli obiettivi nazionali.
In sintesi gli obiettivi principali del Piano mirano a promuovere la salute mentale agendo sulla leva della prevenzione, diagnosi precoce e trattamento efficace agendo su campagne di sensibilizzazione, programmi scolastici e interventi comunitari.
A ridurre le disuguaglianze e a garantire accesso equo ai servizi di salute mentale. A migliorare la qualità della vita delle persone con disturbi mentali e alle loro famiglie. Una particolare attenzione è dedicata all’ età evolutiva puntando al supporto ai bambini e agli adolescenti con disturbi mentali. In Ambito penale e forense si guarda a un miglioamento dell’assistenza alle persone detenute con disturbi mentali. Gestione del rischio clinico, sicurezza e qualità dei servizi di salute mentale, integrazione socio-sanitaria, collaborazione tra servizi sanitari e sociali, formazione e aggiornamento professionale per gli operatori della salute mentale gli strumenti da mettere in campo.
A focalizzare infine gli aspetti più innovativi troviamo lo psicologo di primo livello, figura professionale presente nelle microéquipe territoriali, i budget di salute sul modello di gestione integrata dei servizi, la Telemedicina per migliorare l’accesso ai servizi, la prescrizione sociale e l’indirizzo dei pazienti verso servizi e risorse della comunità

Non mancano i nodi irrisolti come la carenza di Risorse economiche, la necessità di finanziamenti adeguati, le perduranti disomogeneità territoriali che ostacolano l’equità di accesso ai servizi con sullo sfondo la sfida per ridurre la discriminazione e promuovere la consapevolezza.
Il PANSM in definitiva rappresenta un passo importante verso la creazione di un sistema di salute mentale più efficace e integrato in Italia.
Positivo il commento espresso dal Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi che dunque accoglie con favore l’accordo raggiunto il 29 dicembre in Conferenza Stato-Regioni. “Un provvedimento atteso da anni, che introduce novità rilevanti per la professione e per i cittadini – si legge in una nota – dopo dodici anni il tema torna al centro della discussione politica e dell’azione di governo. Il Piano è il risultato di un percorso di confronto che ha coinvolto il CNOP, i coordinamenti territoriali e i gruppi di lavoro dedicati e rafforza il ruolo della psicologia come componente essenziale del Servizio sanitario nazionale”.
Tra i punti considerati qualificanti, una definizione più attenta della funzione dello psicologo nei consultori e il riconoscimento della Psicologia di ssistenza primaria come servizio di prossimità nei distretti sanitari e nelle Case della Comunità. «È una scelta attesa e necessaria – afferma la Presidente del CNOP, Maria Antonietta Gulino – che valorizza la prevenzione e la presa in carico precoce del disagio. Ora è essenziale che il Piano sia accompagnato da risorse adeguate e continuative».

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