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Virus HIV: Nuova scoperta

Il virus dell’immunodeficienza umana conosciuto in tutto il mondo come HIV (sigla dell’inglese Humas Immunodeficiency virus) è quello che può provocare l’AIDS.

Questo virus è in grado di attaccare e distruggere un tipo di globuli bianchi, i linfociti CD4 responsabili della risposta immunitaria dell’organismo.

Il sistema immunitario in questo modo viene indebolito a tal punto da annullare la risposta contro altri virus, batteri, protozoi, funghi e tumori. Per questa malattia ancora non esiste una cura definitiva e senza trattamenti terapeutici mirati può essere fatale nell’arco di 9-11 anni.

Però è stato da poco identificato un gruppo di persone nella Repubblica Democratica del Congo che risultano positive agli anticorpi Hiv. Queste persone inoltre hanno una carica virale bassa o non rilevabile, senza essere in trattamento con farmaci antiretrovirali.

La scoperta, pubblicata sulla rivista scientifica “Lancet EbioMedicine“, arriva da ricercatori di Abbott e della Johns Hopkins University, del National institute of Allergy and infectious diseases (Niaid) della University of Missouri di Kansas City e della Université Protestante au Congo.

Secondo i ricercatori questi risultati rivoluzionari potrebbero aiutare a scoprire, all’interno di questa popolazione, una “chiave” importante nelle cure dell’Hiv e potenzialmente anche per i vaccini.

Questa condizione di maggiore resistenza al virus Hiv non è nuova. Infatti è stimato che al mondo circa lo 0,1%-2% della popolazione abbia questa condizione fisica che gli permetta di controllare naturalmente il virus e vengono definiti “Elite Controlles“.

L’unicità di questa scoperta sta nel fatto che in questa comunità gli Elite controllers siano circa il 2-7%-4,3% cioè circa venti volte più del normale.

Prima di questo studio ci sono stati rari casi in cui in singoli individui l’infezione non è progredita. Ma questa frequenza elevata è insolita e suggerisce che nel Congo stia accadendo qualcosa di interessante a livello fisiologico, e non casuale.

Sicuramente gli scienziati dovranno approfondire questi studi da cui potrebbero arrivare novità fondamentali.

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