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Aggressioni a medici e infermieri, un bollettino di guerra che interroga la società italiana

La violenza contro il personale sanitario in Italia ha raggiunto livelli allarmanti, con oltre 22mila operatori, medici e infermieri, vittime di aggressioni nei luoghi di cura nell’ultimo anno, un dato che sembra più un bollettino di guerra che una statistica. Secondo l’Osservatorio del ministero, nel 2024 si sono registrate circa 18mila aggressioni a livello nazionale, con una media di 116 episodi per azienda in un solo anno. Questo rappresenta un aumento del 5,5% rispetto all’anno precedente, un trend preoccupante che ha sollevato interrogativi sullo stato della sicurezza nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN).

La situazione è particolarmente drammatica per gli infermieri, con il sindacato Nursing Up che denuncia che ben 260mila episodi di violenza hanno avuto come vittime gli operatori di questa categoria. A fronte di tali numeri, la sensazione di insicurezza e vulnerabilità tra i camici bianchi cresce in modo esponenziale, come evidenziato anche dai vertici di diverse istituzioni e associazioni del settore.

In occasione della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e sociosanitari, la Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) e la Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo) hanno organizzato eventi in diverse città italiane, come a Pisa e Foggia. Qui, la memoria della psichiatra Barbara Capovani, uccisa nel 2023, ha funto da monito per una società che sembra aver smarrito il rispetto per chi si prende cura della salute degli altri.

Durante questi eventi, è emerso un chiaro messaggio: è fondamentale sensibilizzare l’opinione pubblica sulla precarietà della condizione dei sanitari. A tal proposito, il ministero della Salute ha lanciato una campagna sui social dal claim incisivo: “Ti ha salvato. Ti salverà ancora. Rispetta chi si prende cura di te e dei tuoi cari”. Un appello che mira a ribadire l’importanza cruciale del personale sanitario nella vita quotidiana delle persone.

A Foggia, è stato presentato il Rapporto Fnomceo Censis sulla condizione dei medici, che offre uno spaccato inquietante della professione. Il 91% degli intervistati ha dichiarato che lavorare nel SSN è diventato sempre più difficile, con il 74% che si sente a rischio burn-out. Dati che pongono in evidenza una realtà insostenibile, caratterizzata da stress e pressione continua. Ma c’è di più: il 51,4% dei medici ha espresso la tentazione di lasciare il servizio per cercare opportunità altrove, in altri paesi. Questi professionisti, da eroi a “colpevoli”, si sentono spesso il capro espiatorio delle carenze del sistema sanitario.

Un’indagine condotta dall’Istituto Piepoli ha rivelato che due italiani su tre sono pronti a scendere in piazza per difendere chi lavora nel settore della salute, mentre tre su quattro lamentano la scarsa considerazione da parte della politica. Questo scenario di sfiducia è una delle cause principali della violenza registrata, secondo Fiaso, che attribuisce il fenomeno a un’eccessiva pressione su pronto soccorso e ospedali, insieme a una crescente disillusione verso il SSN.

Tuttavia, le aziende sanitarie non sono rimaste a guardare. Tutte le ASL hanno attivato programmi di sensibilizzazione e formazione per il personale, con l’obiettivo di prevenire episodi di violenza. Il Veneto, ad esempio, ha avviato una sperimentazione innovativa che prevede l’uso di smartwatch e bodycam per garantire la sicurezza all’interno degli ospedali. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha annunciato la firma di un protocollo d’intesa tra il ministero, Fiaso e Federsanità, finalizzato a rafforzare la prevenzione e la formazione degli operatori sanitari.

Schillaci ha sottolineato che il problema della violenza non si risolve solo aumentando le pene, ma richiede un cambiamento culturale. “Il 70% delle aggressioni avviene ai danni di operatrici sanitarie, e questo è ancora più vergognoso”, ha affermato. In questo contesto, Giovanni Migliore, presidente di Fiaso, ha ricordato che il SSN è in grado di garantire cure di eccellenza, ma ha avvertito che continuare a raccontare solo gli aspetti negativi alimenta una sfiducia dannosa tra i cittadini e il sistema sanitario.

Il presidente Fnomceo, Filippo Anelli, ha aggiunto che “andare a lavorare con la paura diventa frustrante e insostenibile”. Un sentimento che si fa largo tra i professionisti della salute, i quali desiderano vedere un cambiamento nel sistema che li circonda, un sistema che spesso sembra non supportarli nel loro lavoro quotidiano. In questo clima di tensione, è evidente che la lotta contro la violenza nei confronti dei sanitari non è solo una questione di sicurezza, ma un tema che interroga la società italiana nella sua interezza, sollevando interrogativi profondi sulla percezione e il rispetto del lavoro svolto da chi si dedica alla cura degli altri.

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