Solo recentemente si sta facendo luce sui meccanismi biologici che rendono possibili gli effetti benefici dell’attività fisica, uno di questi è l’autofagia, meccanismo attraverso cui nelle cellule vengono rimosse le componenti danneggiate o quelle che non sono più utili. L’attività fisica può essere preziosa anche nel contrastare la sarcopenia, quella perdita di massa muscolare tipica dell’invecchiamento.
“Esistono diversi meccanismi su cui agisce l’attività fisica, uno di questi è l’autofagia, il meccanismo attraverso cui all’interno delle cellule vengono rimosse le componenti danneggiate o quelle che non sono più utili. I livelli di autofagia sono un potente indicatore dello stato di salute di una persona: per esempio negli anziani non in salute si riscontra un dimezzamento di questa attività. Ciò, però, non avviene negli anziani sportivi” ha illustrato Marco Sandri, professore all’Università di Padova e direttore del Dipartimento di Scienze Biomediche, durante il X Congresso della European Initiative for Exercise in Medicine (EIEIM) di Padova (27-29 ottobre), organizzato da Exercise is Medicine – EIM®️ Italy, sotto l’egida del Dipartimento di Medicina, in collaborazione con Motore Sanità.
L’autofagia è implicata in molti processi; nel caso dell’attività fisica il suo ruolo è decisivo nella rimozione dei mitocondri danneggiati, spiega Sandri. Se questo processo non funziona a dovere si hanno diversi effetti a cascata, tra cui la produzione eccessiva di sostanze dannose come i radicali liberi che danneggiano le cellule. Si altera inoltre la struttura a rete in cui sono organizzati questi organelli che all’interno della cellula sono responsabili della produzione di energia. “L’attività fisica – conclude Sandri – agisce a un doppio livello: favorisce l’autofagia e allo stesso tempo la biogenesi contribuendo a mantenere il numero e l’organizzazione ottimale dei mitocondri”. In tal modo esercita i suoi effetti benefici.
L’attività fisica può essere preziosa anche nel contrastare la sarcopenia, quella perdita di massa muscolare tipica dell’invecchiamento. “Attenzione, però”, avverte Marco Narici, professore all’Università di Padova. “La sarcopenia è un fenomeno più complesso della semplice perdita di massa muscolare. Oltre a questo, è caratterizzata da un cambiamento del rapporto tra massa muscolare e massa grassa in favore di quest’ultima. E da una perdita intrinseca della forza muscolare, che a sua volta è dovuta a un processo di denervazione”, spiega il fisiologo.
Le strutture muscolari, guardate al microscopio, sono organizzate intorno a una fitta trama di cellule nervose che imprimono l’ordine di contrarsi attraverso ‘contatti’ chiamati giunzioni neuromuscolari. Con l’avanzare dell’età si assiste a una riduzione del numero di neuroni e l’intera struttura muscolare diventa frammentata con il muscolo che va incontro a un vero e proprio sfaldamento. “Diversi studi sia negli animali sia nell’uomo hanno mostrato che l’esercizio fisico previene o rallenta questo cambiamento. In esperimenti su topi abbiamo visto che basta 1 mese di esercizio fisico per ridurre la frammentazione delle fibre nervose e una riduzione del processo di denervazione”, dice Narici.
“Anche nell’uomo è stato osservato un effetto neuroprotettivo dell’esercizio fisico: da questo punto di vista un’attività particolarmente efficace si è dimostrata la danza. Studi su anziani, hanno mostrato che dopo sei mesi di ballo si osserva non una riduzione della fatica, un miglioramento della capacità contrattile dei muscoli e delle caratteristiche strutturali dei muscoli”, conclude il fisiologo Marco Narici.
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