Big data in sanità per dire raccolta dei dati del paziente con l’obiettivo di garantirgli il miglior percorso di cura, la diagnosi più tempestiva e l’assistenza più completa. Si torna a parlare di Big data, di intelligenza artificiale, di telemedicina e di tanto altro.
La sanità sta cambiando volto e le tecnologie più innovative e potenti sono sempre di più al servizio dei pazienti e dei medici. Il Sistema sanitario deve rispondere.
Siamo di fronte a nuove sfide che arrivano dalla Digital heath e i sistemi sanitari devono trovarsi pronti per affrontarle.
“Il potenziale di innovazione della ricerca e della pratica clinica si poggia sempre più su tecnologia e big data. Oltre il 50% delle pubblicazioni include già oggi dati real world, e la Food and Drug Administration (FDA) statunitense e l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) in primis stanno operandosi per favorire un ruolo ancora maggiore, consapevoli dei benefici che ne deriveranno su più fronti” l’ha spiegato Antonella Levante, Vice Presidente IQVIA, quando ha affrontato il tema “Big data e dell’intelligenza artificiale: l’impatto nella programmazione e riorganizzazione dei processi di cura” alla Summer School 2021 di Motore Sanità.
Se il real world è fondamentale per capire l’impatto reale delle terapie, diagnosi e governance dei sistemi, l’Intelligenza artificiale cambia l’approccio al sistema e modifica il mondo del lavoro in sanità, compresa l’Internet of Things (IoT) o “Internet delle Cose”.
“Si pensi alle promesse della medicina personalizzata e alla sfida del reclutamento pazienti negli studi, con un impatto potenziale di +40%, e la diagnosi delle malattie rare, fino a +85%. Inoltre, c’è l’esigenza di ottimizzare i percorsi di cura delle persone fragili ripensando la raccolta e il trattamento dei dati clinici e sanitari per il bene dei pazienti e la sostenibilità di interi sistemi sanitari.
L’Italia registra un ritardo soprattutto su infrastrutture, interoperabilità dei dati e sistematicità delle implementazioni digitali. Su questo occorre agire, sfruttando anche l’opportunità unica offerta dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Serve ribaltare il rapporto attuale 80-20 tra le attività di “Data scouting & cleaning” e l’attività di generazione di evidenze e raccomandazioni.
La generazione di valore e l’aumento della competitività dipenderanno dalla capacità di agire secondo una visione organica, avviando “Iniziative Paese” che consentano di accelerare gli investimenti in tecnologie e in competenze di data science. Vanno definiti gli standard minimi di interoperabilità e sicurezza, uniti a linee guida di trattamento dati che raggiungano un migliore equilibrio tra ricerca, innovazione e tutela dei dati sensibili”.
“I dati digitali si presentano in grandi quantità, cambiano di valore e di significato nel tempo e devono essere prodotti, non si trovano spontaneamente in natura – ha spiegato Francesco Gabbrielli del Centro Nazionale di Telemedicina e delle Nuove tecnologie dell’Istituto Superiore di Sanità -. Dobbiamo imparare a originare e gestire i dati in modo da arrivare a risultati veramente nuovi e impensabili prima del digitale.
Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, è una grande opportunità che possiamo già incominciare ad utilizzare nella ricerca biomedica e nella governance di sistema ma che dobbiamo ancora sviluppare per l’uso nelle attività cliniche e assistenziali quotidiane”.
Il Ministero della Salute e il Consorzio Interuniversitario Cineca hanno siglato un accordo per implementare un modello predittivo e un modello di nuova governance per il Servizio sanitario segna una svolta nel contrasto ai fenomeni pandemici e più in generale consentirà una migliore gestione della patologie cronicizzanti.
“Costruire una nuova conduzione per il Servizio sanitario nazionale significa prima di tutto tenere conto delle patologie e stratificazione della popolazione, nell’ambito dei programmi che il Ministero della Salute ha avviato – ha spiegato il direttore generale Cineca Daniel Vannozzi -.Il primo ambito nel quale si esplicita la collaborazione si sviluppa con riferimento alla popolazione over 65 e 0-18 anni.
Per questa attività ci si avvarrà di dati provenienti dai diversi flussi del servizio sanitario compresi quelli generati attraverso il fascicolo sanitario elettronico in forma aggregata e anonima. Questo significa prima di tutto classificare, in modo rivoluzionario, classificare il complesso delle patologie per tipologia, per classi anagrafiche, per incidenza territoriale e una miriade di altri dati (condizione lavorativa, ereditarietà, accesso al sistema di cure, frequenza delle cure e loro appropriatezza), attivare cioè, con l’ausilio dei Big data e dell’Intelligenza artificiale, un monitoraggio costante, quotidiano sulle condizioni di salute degli italiani”.
Sul digital twin ha fatto il punto Patrizia Palazzi, Strategic Sales Expert Siemens Healthineers.
“Si tratta di una tecnologia matura nell’industry 4.0 dove vengono creati dei modelli per il monitoraggio e l’ottimizzazione dei processi mentre è una applicazione molto recente in ambito sanità. Il modello del digital twin può aiutare a prevedere come il sistema si comporterebbe quindi andare ad effettuate delle ottimizzazioni sul sistema stesso. L’obiettivo è di creare delle strutture e di riorganizzare delle strutture esistenti nell’ottica di migliorare l’esperienza del paziente ma anche la soddisfazione dello staff e l’efficienza clinica”.
Qualche esempio di applicazione del digital twin: come modello biofisiologico personalizzato del paziente basato sull’intelligenza artificiale e, nella pratica clinica, come supporto di trattamenti personalizzati con simulazione virtuale in merito ai trattamenti terapeutici per valutarne risultati ed efficacia, sul quale sta già lavorando Siemens Healthineers.
In tutto questo la sicurezza e la certificazione dei dati sanitari sono un tema che devono essere messi all’ordine del giorno e garantirlo al cittadino.
“Se da un lato si assiste ad un incremento significativo dei big data, amplificato specialmente in questo periodo di emergenza sanitaria, da un punto di vista della privacy governare questi processi non è semplice. Ci sono indubbi vantaggi della sanità digitale, ma è altrettanto vero che esistono dei rischi, pertanto è necessario considerare gli aspetti etici e tutelare la centralità del paziente a tutto tondo” ha spiegato Micaela Barbotti, A&A Studio legale.