Gente conosciuta, ma anche persone comuni. Uomini e donne ci lasciano una testimonianza di come si può convivere con la cirrosi epatica, come si può vincerla, oppure come ancora si continua a fare a botte, tra consapevolezza e mille paure.
La cirrosi epatica è una malattia democratica che ha colpito anche molti personaggi illustri: il compositore Ludwig van Beethoven, la cantante Édith Piaf, il poeta Giosuè Carducci, l’attore Franco Franchi e tanti altri; veri geni e persone comuni, persone benestanti e clochard, uomini (in più alta percentuale) e donne. Insomma, la cirrosi epatica è democratica come la morte e spesso è una scelta di morte.
Alcuni malati illustri di cirrosi epatica, Ernest Hemingway ad esempio, sono morti suicidi ed altri, come Ludwig van Beethoven, lo hanno più volte tentato.
La cirrosi epatica è considerata una malattia degli “eccessi” perché com’è noto, oltre alle infezioni virali, la causa più comune è l’abuso di alcol.
L’eccesso, la “sregolatezza” è abbinata alla “genialità”, ma non è geniale ammalarsi e morire di cirrosi epatica.
La storia ci racconta di storie di persone che sono o si sentono uniche, persone comunque sole che troppo spesso da sole affrontano questa malattia che, ormai lo sappiamo, non va affrontata da soli, sia per limitarne le cause (gli abusi, la diffusione virale) sia per curarla perché oggi, a differenza dei tempi di Ludwig van Beethoven e di Ernest Hemingway, la cirrosi epatica può e deve essere curata e per farlo il primo passo è sapere (ammettere) di essere ammalato e volersi curare.
Una delle conseguenze più gravi, a volte irreversibile, è l’encefalopatia epatica, complicanza dell’insufficienza epatica di grave entità e di cirrosi avanzata. Con l’encefalopatia epatica dell’abbinata “genio e sregolatezza” resta solo la “sregolatezza”.
Tra le storie, anche la storia di A., malata di cirrosi epatica e di encefalopatia epatica, anoressica, affaticata cronica, con gonfiori all’addome (ascite) e alle gambe, ittero, prurito, emorragie e lividi frequenti. Una storia che si racconta in poche, e molto poco lucide, frasi estratte da una conversazione con un’amica.
P. Ciao, come stai?
A. Sto bene. Ho comprato quella macchina elettrica che ti avevo detto.
P. No A., non me l’avevi detto, ma che ci fai con un’altra macchina se non guidi?
A. Io guido!
P. Quand’è l’ultima volta che hai guidato un’auto?
A. Due giorni fa mi hanno accompagnato al mare.
P. Ecco appunto, ti hanno accompagnato e non guidavi tu. Hai mangiato qualcosa a colazione?
A. Ieri mattina mi hanno portato un krapfen buonissimo!
P. Ma stamattina hai fatto colazione?
A. E no, questa mattina non mi hanno portato niente.
P. A. devi mangiare.
A. No, sono ingrassata due chili e li metto solo in pancia.
P. la pancia non è grasso e tu sai cos’è! Devi mangiare e smettere, o quantomeno ridurre, di bere.
A. Bevo pochissimo e adesso una bottiglia mi dura anche 3-4 sere, un’intera settimana.
P. Una settimana è fatta di 7 sere ed è troppo quello che bevi. Per fortuna che almeno non guidi.
A. Ho comprato una nuova macchina elettrica e quando ci vediamo ti porto a fare un giro.
P. Me lo hai già detto, ma tanto non te lo ricordi. Questa malattia ti sta togliendo memoria e lucidità. Devi fare qualcosa!
A. Il medico ha detto che i valori sono tutti sotto controllo.
P. Il medico ti ha detto che i valori sono tutti fuori controllo! Non sei lucida, e sono solo le 11 del mattino e non hai ancora bevuto.
Devi permetterci di aiutarti e, soprattutto, devi aiutarti tu…
Questa è la storia di A., una donna comune che ha anche avuto una vita fuori dal comune e ha costruito tanto per sé e per gli altri.
Questa è la storia di A. che non si è voluta e non si vuole abbastanza bene per curarsi e lascia continue testimonianze solo della sua “sregolatezza” perché il suo “genio” si è spento per encefalopatia epatica.
Le volete sfogliare il numero dedicato alla cirrosi epatica, seguite questo link