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Come ridurre i rischi di traumi dentali: le azioni principali. La parola all’esperto

Ci sono piccoli e grandi accorgimenti che, se messi adeguatamente in atto sono più che sufficienti per ridurre il rischio di traumi dentali nei bambini. Ecco le azioni che devono essere messe in atto dal personale sanitario, dai genitori e dal personale educativo e sportivo per prevenire il danno da trauma dentale

  • gli eventi traumatici possono verificarsi nell’ambiente domestico per la presenza di scale, pavimento bagnato, spigoli appuntiti, nell’ambiente scolastico, in quello sportivo a causa da urti, gomitate e cadute e durante il tempo libero, in occasione di passeggiate in bicicletta, nei boschi, sulla spiaggia, per l’uso di pattini a rotelle, skate board e monopattini per esempio. In tutti questi casi è necessaria una corretta informazione che deve essere veicolata tra gli odontoiatri pediatrici, gli igienisti dentali, i genitori, gli insegnanti scolastici e quelli sportivi, tutti in collaborazione con i pediatri di famiglia. 
  • La prevenzione secondaria, invece, compete al personale sanitario che interviene quando il danno si è verificato e consiste in un’attenta valutazione clinica e un corretto trattamento del trauma. 
  • La prevenzione terziaria è di stretta pertinenza odontoiatrica e ha l’obiettivo di ridurre le complicanze e provvedere all’ottimo ripristino della funzione masticatoria e al recupero estetico. 

“In alcuni di questi casi, purtroppo – spiega Nicoletta Zerman, presidente della Società italiana di traumatologia dentale (Sitd) – il trauma dentale è sintomo di maltrattamento o abuso subito dal bambino. Un dramma ancora più difficile da riconoscere e comprendere, specialmente quando i soggetti sono molto piccoli e non hanno la possibilità di esprimersi”. 

Secondo la dottoressa Zerman, nei casi dubbi sono necessari passaggi progressivi: il primo sospetto deve nascere quando tutto l’insieme del caso è non chiaro e se ci sono determinati parametri, codificati, che fanno nascere il dubbio. 

  • La prima azione da compiere è mettersi in contatto con il pediatra curante, che può rassicurare ed effettuare una visita più approfondita per scoprire se ci sono altri segni che possono indicare presunti abusi. Occorre notare anche come reagisce la famiglia a questo tipo di richiesta. 
  • Bisogna poi stare vicini al bambino e seguirlo con controlli a brevissima distanza. Se il sospetto diventa più di un sospetto, c’è l’obbligo di denuncia alle autorità giudiziarie, che provvederanno a intervenire anche attraverso gli assistenti sociali.
  • Per prevenire queste situazioni servirebbe coinvolgere gli insegnanti di asili nido e scuole materne, cercando di creare una rete di conoscenza capillare.

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