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Dalla manovra 133 miliardi alla sanità pubblica: riparto record. Mano tesa del governo alle Regioni in difficoltà

Una bella boccata d’ossigeno per il Servizio Sanitario Nazionale: il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess) ha ufficialmente approvato il riparto delle risorse destinate alle Regioni per finanziare il Servizio sanitario nazionale (SSN) nell’anno corrente. Un importo senza precedenti, pari a 133 miliardi di euro, che rappresenta un “record storico”, “ una cifra mai raggiunta prima” secondo quanto dichiarato dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alessandro Morelli, in occasione di una conferenza stampa tenutasi a Palazzo Chigi, insieme al sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato.

La fetta principale di queste risorse, oltre 128 miliardi, è destinata a garantire i Livelli Essenziali di Assistenza (Lea). “Il governo sblocca queste risorse con l’obiettivo di migliorare l’accesso alle cure per tutti i cittadini e ridurre le disparità regionali”, ha sottolineato Morelli. Ma non solo: le nuove disponibilità economiche si intendono anche per affrontare questioni altrettanto cruciali come le lunghe liste di attesa e la lotta alle malattie rare.

Le aree di intervento sono innumerevoli, dal finanziamento per le cure della fibrosi cistica alle iniziative di contrasto alla dipendenza da gioco d’azzardo. Un supporto specifico è stato previsto per gli immigrati extracomunitari regolarizzati, segnando un punto a favore dell’inclusione. Anche il nuovo Piano Nazionale Vaccini e gli screening neonatali beneficeranno di questi fondi, insieme a un investimento di oltre mezzo miliardo di euro destinato a ridurre le liste d’attesa.

Un’altra priorità riguarda la valorizzazione del personale sanitario: circa 1,1 miliardi di euro saranno impiegati per aumentare le indennità degli operatori del settore, inclusi quelli del pronto soccorso. Infine, 40 milioni di euro andranno al Piano Nazionale di contrasto all’antimicrobico-resistenza 2022-2025, mentre 328,3 milioni saranno dedicati allo sviluppo dell’assistenza territoriale, in linea con gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Dodici milioni di euro andranno al bonus psicologo, 25,3 milioni di euro sono destinati alla proroga della sperimentazione della farmacia dei servizi. L’obiettivo è “garantire una risposta tempestiva e mirata alle necessità urgenti”.

Si tratterà ora di tradurre le risorse in concretezza, affrontando le criticità storiche e promuovendo un sistema sanitario più equo e accessibile. Con un investimento totale di 456 milioni di euro per il biennio, il governo sconfessa una certa narrazione che insinuava l’intenzione di depotenziare il Servizio Sanitario Nazionale. Si punta a colmare le disuguaglianze al fine di garantire un accesso equo alle cure che venga incontro alle regioni più in sofferenza introducendo un meccanismo di ripartizione che lancia un assist a chi sta arrancando con fatica.

Gemmato ha confermato il trend di crescita del finanziamento al Fondo Sanitario Nazionale mantenuto dal governo Meloni. “La manovra 2025 – ha precisato – prevede un incremento di oltre 2,5 miliardi di euro e ulteriori 4 miliardi nel 2026″. Ha poi illustrato con esempi concreti il meccanismo di ripartizione basato sul cosiddetto “coefficiente di deprivazione”, che consente di destinare maggiori risorse alle amministrazioni storicamente più svantaggiate. “La Campania, la Puglia e la Sicilia, per esempio, hanno visto un incremento significativo dei fondi, dimostrando che l’attenzione del governo è volta a colmare il gap tra Nord e Sud”, ha dichiarato il sottosegretario alla salute. Questa strategia migliorerà l’assistenza sanitaria e sociale nelle aree dove c’è più bisogno, e contribuirà a una maggiore coesione territoriale. “Alla Campania, in questi due anni, grazie all’impiego del nuovo coefficiente di deprivazione – afferma – sono andati +176 milioni di euro per la sanità; +92 milioni sono stati assegnati alla Puglia e +114 milioni alla Sicilia. Questo proprio per colmare la sperequazione tra Nord e Sud”. Tabelle e cifre che, secondo Morelli, dimostrano che “il governo non guarda alle bandiere, e ogni presidente di regione ha detto la sua con un contributo fattivo per arrivare a questo risultato”.

Tocca ora alle Regioni svolgere un ruolo responsabile nella gestione di queste ingenti risorse. I finanziamenti dovranno essere utilizzati in modo efficace per ridurre le liste d’attesa e migliorare la qualità dei servizi offerti. A tal proposito, il governo ha annunciato l’implementazione di una piattaforma nazionale per il monitoraggio delle risorse, che entrerà in funzione a gennaio. Questa strumentazione permetterà di incrociare i dati e di avere una visione chiara sull’andamento delle prestazioni sanitarie, facilitando così un controllo più rigoroso sull’impiego delle risorse economiche.

La crescita del finanziamento al Fondo sanitario nazionale, con un incremento previsto di oltre 2,5 miliardi per il 2025 e ulteriori 4 miliardi nel 2026, intende mettere a tacere le critiche che a più riprese erano piovute su Palazzo Chigi: nessun depotenziamento in vista, anzi. “I numeri parlano chiaro”, ha aggiunto Gemmato, “e dimostrano che il governo sta investendo nel sistema sanitario, e si muove nell’ottica di garantire che ogni cittadino, indipendentemente dalla regione di appartenenza, possa ricevere le cure di cui ha bisogno”.

Dunque, investimenti per colmare le disuguaglianze e migliorare l’efficienza del sistema. Resta da vedere come le Regioni risponderanno, ma le aspettative ci sono tutte: la salute dei cittadini è in gioco e la responsabilità di garantire un servizio di qualità è ora nelle mani dei governatori.

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