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Diabete e obesità: cause di mortalità cardiovascolare

Una recente metanalisi che ha confrontato 102 studi scientifici internazionali dimostra che il diabete raddoppia il rischio di eventi cardiovascolari, in particolare il rischio di coronaropatia, che cresce in maniera proporzionale ai valori di glicemia e aumenta del 10% la possibilità di morte per cause cardiovascolari. E’ quanto emerso durante il congresso Change in Cardiology 4.0 torinese che ha riunito oltre 2000 presenze dall’Italia e dall’estero

Particolare attenzione in quest’ambito merita la medicina di genere: emerge infatti che le donne con diabete di tipo 2 hanno un rischio di complicanze cardiovascolari e di mortalità più alto rispetto agli uomini affetti dalla stessa malattia: nelle donne cardiopatiche il rischio di diabete triplica il rischio di morte cardiovascolare e, in particolare nelle pazienti di età compresa fra 35 e 69 anni, lo aumenta di quasi 6 volte.

È stato inoltre presentato il registro piemontese per il monitoraggio della glicemia nei pazienti caridopatici, il Diabster Registry. Si tratta del progetto piemontese che ha lo scopo di valutare le modalità di trattamento farmacologico della glicemia e ottimizzare il controllo glicemico nei pazienti trattati con angioplastica coronarica in Piemonte, Lombardia e Liguria. 

Il progetto coinvolge un campione di circa 350 pazienti, di età superiore ai 18 anni, sottoposti con successo a impianto di almeno 1 stent. Lanciato nel mese di giugno del 2023 dalla cardiologia del Mauriziano di Torino diretta da Giuseppe Musumeci, annovera nel comitato scientifico, fra gli altri, Ferdinando Varbella, Giuseppe Patti e Italo Porto, direttori scientifici di Change in Cardiology 4.0.

“Circa il 30% dei pazienti con coronaropatia ha una diagnosi di diabete” spiegano i direttori scientifici del Change e aggiungono che “Le alterazioni della glicemia sono comuni nei pazienti con cardiopatia ischemica sia nelle sindromi coronariche acute sia croniche e sono associate a una prognosi peggiore. Lo studio monitora al sesto e poi al dodicesimo mese di follow up una serie di parametri, fra cui BMI e circonferenza addominale, i valori di glicemia, colesterolo trigliceridi e degli altri ematochimici disponibili per una valutazione dell’efficacia e della modulazione della terapia ipoglicemizzante e ipolipemizzante”.

Punto di riferimento fondamentale per lo studio è che il Piemonte è la prima regione in Italia che indica 55 come valore limite del colesterolo LDL per tutti i pazienti che hanno sofferto di una sindrome coronarica acuta a 6 mesi dall’intervento di angioplastica coronarica, recependo il nuovo indicatore suggerito da Agenas dal settembre 2023 in accordo con le indicazioni delle linee guida europee.

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