Il sistema sanitario europeo, noto per la sua solidità e modernità, garantisce ottimi standard operativi. Tuttavia, come evidenziato dall’ultimo rapporto dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse), nemmeno le migliori organizzazioni al mondo sono del tutto immuni da errori o ritardi diagnostici. L’ufficio studi dell’ente, che promuove politiche volte a migliorare il benessere economico e sociale della collettività, ha analizzato le statistiche dei successi terapeutici, calcolando i margini di miglioramento dell’assistenza.
Secondo il rapporto, fino al 15% delle diagnosi di malattia effettuate nei Paesi Ocse, circa una su sei, arriva tardivamente o viene riformulata. I margini di errore, come pure le conseguenze di una diagnosi poco tempestiva, possono comportare un aggravio di costi pari al 17,5% della spesa sanitaria, equivalenti a circa l’1,8% del PIL. In questo panorama complesso, emerge tuttavia anche un aspetto positivo: la capacità dei sistemi sanitari europei di rispondere prontamente alla defaillance, migliorando costantemente gli esiti, prova ne sia l’incremento della aspettativa di vita registrata negli anni grazie ai progressi nelle cure.
Errori diagnostici: comprendere per migliorare
Le diagnosi tardive riguardano spesso patologie complesse, come sepsi, malattie rare, diabete, tumori a crescita lenta, patologie cardiometaboliche, reumatologiche o cardiovascolari, infezioni sostenute da virus trasmesse per via respiratoria o sessualmente, affezioni congenite riscontrabili nei primi anni di vita. Le categorie più colpite sono quelle economicamente più fragili, ma anche le fasce sociali benestanti pagano pegno. Talvolta l’errore è legato agli eccessi, la ricerca di un secondo parere che spesso entra in conflitto con il primo creando confusione, gli esami inutili prescritti per paura di sbagliare (medicina difensiva) e il ricorso spasmodico alla medicina ipertecnologica.
Gli errori possono essere distinti in tre categorie:
Sovradiagnosi, come nel caso di cisti o noduli innocui, rilevati da screening precoci, che tuttavia mettono in moto un iter diagnostico terapeutico talvolta ridondante.
Sottostima, laddove patologie non vengono riconosciute, frequente nei disturbi psichiatrici o nelle malattie con sintomatologia poco evidente.
Criteri sbagliati, valutazioni incongrue che conducono i pazienti verso percorsi terapeutici inefficaci o talvolta persino controproducenti.
Va sottolineato che il sistema sanitario europeo si distingue per la capacità di emendare gli errori in corso d’opera. Anche quando le diagnosi tardive si verificano, sono una esigua minoranza, e i sanitari si prodigano rapidamente per riformulare il piano terapeutico.
Medici e infermieri: eroi di un sistema complesso
Sarebbe ingeneroso puntare il dito contro medici e infermieri, che operano spesso in condizioni difficili. Sono essi stessi vittime di un sistema burocratico amministrativo che limita le risorse e il tempo a disposizione nella relazione con il paziente. Nonostante ciò, dimostrano dedizione, abnegazione e spirito di servizio.
Il rapporto dell’Ocse propone soluzioni per affrontare il problema: migliorare la formazione clinica, includendo l’errore diagnostico come parte integrante del percorso professionale; coinvolgere maggiormente i pazienti nel processo diagnostico; e sfruttare le tecnologie digitali, come l’intelligenza artificiale, garantendo validazioni rigorose.
Investire nella diagnosi sicura – conclude il rapporto Ocse – è una scelta lungimirante, perché salva vite, migliora la qualità dell’assistenza e consente di risparmiare risorse preziose. L’Europa, con il suo sistema sanitario avanzato, ha già compiuto passi significativi in questa direzione, dimostrando che è possibile ridurre gli errori e contenere i costi. Si stima che dimezzare la frequenza degli errori potrebbe portare a un risparmio globale di oltre 676 miliardi di dollari ogni anno, pari all’8% della spesa sanitaria.
In Italia, il report 2024 ‘Panorama dei rischi’ di Relyens ha identificato aree chiave in cui si concentrano gli eventi avversi riportati in letteratura, come l’area chirurgica (34,98%), la medicina generale (17,08%), ortopedia e traumatologia (13,67%), emergenza urgenza (12,97%), ostetricia e ginecologia (6,34%). Resta il fatto che il sistema sanitario europeo rimane un modello di eccellenza. Affrontare gli errori diagnostici con trasparenza e impegno rafforza la fiducia dei cittadini, e consolida il ruolo dell’Europa ai primi posti nel mondo per qualità dell’assistenza sanitaria. È una storia di progresso, e umanità, che merita di essere raccontata.
Diagnosi errate, la replica del presidente Fiaso:
“Servono regole chiare e innovazione”
Giovanni Migliore, presidente Fiaso (Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere), ha rilasciato una dichiarazione in merito al rapporto dell’Ocse. “Fino al 15% delle diagnosi nei Paesi avanzati risulta errato o tardivo, con conseguenze gravi per i pazienti e un notevole impatto economico. È fondamentale che il miglioramento della sicurezza diagnostica diventi una priorità assoluta. Per affrontare questa problematica – scrive Giovanni Migliore – sono necessarie tre azioni chiave: promuovere la collaborazione tra le professioni sanitarie, stabilire regole chiare per l’impiego dei test diagnostici e investire nell’innovazione. La medicina difensiva, alimentata dalla paura di possibili contenziosi, porta spesso a esami superflui che non migliorano l’accuratezza delle diagnosi. È essenziale superare questa pratica attraverso protocolli basati sull’evidenza, linee guida aggiornate e un sistema di responsabilità più equilibrato. L’integrazione dei dati clinici e il ricorso all’intelligenza artificiale potranno senza’altro contribuire a migliorare ulteriormente l’accuratezza diagnostica”.