L’analisi di un fenomeno in declino, pesa la occidentalizzazione delle abitudini a tavola
Dieta Mediterranea, questo simbolo di salute e tradizione della gastronomia in Italia sta vivendo un periodo di crisi. Secondo un’indagine recente condotta dall’Istituto Superiore di Sanità, risulta che solo il 5% degli italiani segue questa dieta in modo regolare. Le statistiche parlano chiaro: la maggior parte degli italiani (83,8%) pratica la dieta in modo moderato, mentre l’11,3% ha una bassa aderenza. Questi dati sollevano interrogativi sulle abitudini alimentari della popolazione e sull’impatto della vita moderna, in particolare sul crescente numero di ore trascorse lontano da casa. Il cambiamento delle abitudini alimentari è visibile a livello globale e, in particolare, nelle regioni del Mediterraneo. Marco Silano, direttore del Dipartimento Malattie Cardiovascolari, Dismetaboliche e dell’Invecchiamento dell’Istituto, evidenzia che negli ultimi dieci anni si è assistito a un allontanamento dai modelli alimentari tradizionali. Questo fenomeno è alimentato dall’urbanizzazione e dall’industrializzazione, che hanno determinato una transizione nutrizionale e una crescente occidentalizzazione delle abitudini alimentari.
La Dieta Mediterranea è nota per la sua varietà e la sua stagionalità, offrendo alimenti in grado di fornire tutti i nutrienti essenziali per una vita sana. Tuttavia, i dati indicano che circa 2,8 miliardi di persone in tutto il mondo non hanno accesso a un’alimentazione adeguata. La sfida che ci troviamo ad affrontare è complessa: malnutrizione e la crescente insorgenza di malattie croniche non trasmissibili si intrecciano in quello che è stato definito il “triplo onere della malnutrizione”.
Il fenomeno della malnutrizione si manifesta in molteplici forme. Negli ultimi decenni, si è registrato un rapido incremento della malnutrizione per eccesso, portando a un aumento significativo di malattie croniche. Oggi, circa 2,5 miliardi di adulti e 37 milioni di bambini di età inferiore ai cinque anni sono in sovrappeso. A queste cifre si aggiunge un’altra realtà preoccupante: circa 1,6 miliardi di donne e bambini soffrono di “fame nascosta”, un tipo di malnutrizione caratterizzato dalla carenza di micronutrienti essenziali.
Questa situazione pone una domanda cruciale: come possiamo invertire questa tendenza? La risposta non è semplice e richiede un approccio integrato che affronti le cause profonde della malnutrizione. È fondamentale promuovere una maggiore consapevolezza riguardo ai benefici della Dieta Mediterranea e incoraggiare scelte alimentari sane, anche in un contesto di vita frenetica.
Affrontare la crisi della Dieta Mediterranea non riguarda solo il ripristino di abitudini alimentari sane, ma implica anche un cambiamento culturale. È necessario tornare a valorizzare la stagionalità dei prodotti, gli eventi comunitari legati al cibo e l’importanza della convivialità a tavola. A tal fine, educazione e sensibilizzazione rappresentano elementi chiave per riequilibrare le abitudini alimentari delle nuove generazioni.
Il messaggio deve essere chiaro: la Dieta Mediterranea non è solo un modello alimentare, ma un patrimonio culturale da preservare. L’impegno di tutti è fondamentale per garantire che possa continuare a essere una risorsa preziosa per la salute e il benessere delle future generazioni. In occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, celebrata il 16 ottobre, sarebbe stato opportuno riflettere su cosa significhi veramente nutrirsi e come possiamo tornare a una vita più sana ed equilibrata, nel rispetto delle tradizioni che ci contraddistinguono.
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