Ogni giorno 1.571 persone si rivolgono ai pronto soccorso per disturbi mentali, con un aumento annuo di circa 26mila accessi rispetto al 2022. Mancano almeno 12mila operatori e i finanziamenti sono fermi al 2,8% del Fondo Sanitario Nazionale
Il Rapporto Salute Mentale 2023 del Ministero della Salute traccia un quadro preoccupante: ogni giorno 1.571 persone si rivolgono ai pronto soccorso per disturbi mentali, con un aumento annuo di circa 26mila accessi rispetto al 2022. Parallelamente, crescono i ricoveri psichiatrici (+7mila) e gli utenti dei servizi territoriali (+10%), che raggiungono quota 860mila. Tuttavia, il sistema è in emergenza: mancano almeno 12mila operatori nei Dipartimenti di salute mentale (Dsm), già ridotti di mille unità nell’ultimo anno, mentre il finanziamento pubblico resta fermo a un insufficiente 2,8% del Fondo Sanitario Nazionale.
Nonostante gli sforzi degli operatori, che hanno aumentato le prestazioni erogate, le carenze strutturali e organizzative rischiano di compromettere la rete di assistenza psichiatrica. Tra le problematiche emergono l’accesso limitato alle cure, le differenze regionali e un sistema di prevenzione inadeguato. Il rapporto rappresenta un monito: senza investimenti in personale e risorse, il disagio mentale rischia di diventare una crisi insostenibile per il Paese.
Ogni giorno 1.571 accessi ai pronto soccorso
Il disagio mentale in Italia è in crescita. Secondo i dati del Rapporto Salute Mentale 2023 del Ministero della Salute, ogni giorno in media 1.571 persone si rivolgono ai pronto soccorso italiani per disturbi mentali, con un incremento annuale di circa 26mila casi rispetto al 2022. Questo aumento ha portato a 7mila ricoveri in più nei reparti psichiatrici ospedalieri e a un incremento del 10% degli utenti assistiti dai servizi territoriali di salute mentale.
Gli assistiti dai 139 Dipartimenti di salute mentale (Dsm) sono passati da 776.829 a 854.040, un numero che raggiunge circa 860mila includendo i dati stimati dell’Abruzzo. Si tratta di un incremento rilevante, nonostante la popolazione nazionale sia rimasta stabile.
Le cause dell’aumento degli accessi
L’87% dei cittadini che si recano al pronto soccorso per problemi di salute mentale non viene ricoverato. Questo dato evidenzia una criticità del sistema: molti accessi sono il risultato di carenze nella rete territoriale socio-sanitaria, incapace di rispondere adeguatamente ai bisogni crescenti della popolazione. Tuttavia, il fenomeno potrebbe essere legato anche a una maggiore consapevolezza e a una diminuzione dello stigma sociale nei confronti dei disturbi mentali.
Personale sanitario in calo, servizi sotto pressione
A fronte di una domanda in aumento, il personale dedicato ai Dsm si è ridotto di circa mille unità rispetto al 2022, scendendo a 29.114 operatori. I tagli riguardano in particolare medici (-185), psicologi (-145), infermieri (-527), operatori socio-sanitari (-341) e assistenti sociali (-132). In controtendenza, si registra un lieve incremento degli educatori professionali (+97) e dei terapisti della riabilitazione psichiatrica (+2).
Secondo i parametri Agenas, mancano circa 12mila operatori a livello nazionale. Nonostante la carenza di personale, i servizi territoriali hanno erogato 9.601.165 prestazioni, dimostrando un impegno straordinario degli operatori.
Le strutture residenziali e i trattamenti obbligatori
Gli utenti delle strutture residenziali si attestano intorno a 28mila, con una durata media di trattamento di tre anni, mentre quelli delle strutture semiresidenziali scendono a circa 19.600, in calo di 2.500 unità. Le patologie più frequenti sono la depressione, che colpisce prevalentemente le donne (36,5 casi per 10mila abitanti), e la schizofrenia e le psicosi funzionali, più diffuse tra gli uomini (34,0 casi per 10mila abitanti).
I trattamenti sanitari obbligatori (TSO) restano stabili intorno a 5mila, rappresentando il 6% dei ricoveri nei 315 Servizi psichiatrici di diagnosi e cura (SPDC), con una degenza media di 12,4 giorni.
Risorse insufficienti: un alert per il sistema
Nonostante un lieve aumento di circa 120 milioni di euro nel budget complessivo dell’assistenza psichiatrica, che ha raggiunto i 3,59 miliardi di euro, il finanziamento per la salute mentale rimane fermo al 2,8% del Fondo Sanitario Nazionale. Una percentuale ben lontana dal 5% raccomandato dalle Regioni per rispondere efficacemente ai bisogni.
Il rapporto lancia un segnale d’allarme: senza investimenti adeguati e un incremento del personale, la rete pubblica dei Dipartimenti di salute mentale rischia di collassare, nonostante iniziative come il bonus psicologo e gli sportelli scolastici. Per garantire una tutela efficace della salute mentale, è necessario che il sistema socio-sanitario rafforzi le proprie risorse e progettualità.