La Regione si attrezza per tempo: 16 casi già rilevati. L’Istituto Superiore di Sanità, mesi addietro, aveva richiamato l’attenzione sui nuovi oppioidi sintetici e sulle sostanze emergenti
La questione del Fentanyl, potente oppioide sintetico responsabile di gravi crisi sanitarie in altri Paesi, continua a essere osservato con attenzione anche in Italia. Pur in presenza di numeri relativamente contenuti, le istituzioni sanitarie regionali e nazionali stanno rafforzando gli strumenti di prevenzione e risposta, consapevoli che la diffusione di queste sostanze può avvenire in modo rapido e imprevedibile. L’Emilia‑Romagna, in particolare, ha scelto di muoversi in anticipo, definendo un piano strategico pensato per attivarsi immediatamente in caso di emergenza. Nell’ultima seduta, la Giunta regionale emiliano romagnola ha approvato un documento operativo che coinvolge in modo coordinato tutte le strutture sanitarie di prevenzione, assistenza e monitoraggio. La scelta nasce da un principio di prudenza: «L’obiettivo è non farsi trovare impreparati: anche in Europa la presenza del Fentanyl sui mercati illegali sta aumentando negli ultimi anni in maniera significativa», sottolinea la Regione, richiamando un trend che preoccupa gli organismi internazionali.
I dati raccolti tra ottobre 2024 e gennaio di quest’anno mostrano una situazione ancora sotto controllo. Su oltre 12mila screening eseguiti dalle Ausl di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Imola, Ferrara e Romagna, le persone risultate positive sono state 16, pari allo 0,2%. Si tratta prevalentemente di uomini (12 su 16), con un’età media di 45,2 anni e già consumatori di altre sostanze. Numeri bassi, ma sufficienti a mantenere alta la vigilanza. La Regione conferma infatti che il monitoraggio resterà attivo in modo costante, così da intercettare tempestivamente eventuali segnali di crescita.
Pronto a entrare in azione qualora la situazione dovesse mutare, il protocollo prevede percorsi condivisi di presa in carico rapida e una rete di comunicazione tra servizi territoriali, ospedali, pronto soccorso e forze dell’ordine. Una strategia che punta a integrare prevenzione, diagnosi precoce e intervento clinico, considerando la pericolosità del Fentanyl: un oppioide sintetico da 50 a 100 volte più potente della morfina, utilizzato in ambito clinico per il trattamento del dolore grave, ma presente anche sul mercato illegale in forme liquide o in polvere. Nell’uomo può provocare sedazione, confusione mentale, vomito, vertigini e, nei casi più gravi, depressione respiratoria, perdita di coscienza e coma.
Nella Relazione al Parlamento sulle tossicodipendenze, nel 25 giugno scorso in occasione della Giornata mondiale contro la droga, i tecnici del Centro Nazionale Dipendenze e Doping (Cndd) dell’Istituto Superiore di Sanità avevano già richiamato l’attenzione su un fenomeno in evoluzione. Oltre agli oppioidi sintetici, gli esperti segnalavano i catinoni sintetici, composti che imitano gli effetti di cocaina e anfetamine e che per lungo tempo sono stati considerati erroneamente meno pericolosi, insieme ai nuovi derivati semisintetici della cannabis.
Gli specialisti dell’istituto sono stati inoltre tra i protagonisti dell’avvio, nel marzo dell’anno scorso, del Piano Nazionale contro l’uso improprio del Fentanyl e di altri oppioidi sintetici, un’iniziativa coordinata dalla Presidenza del Consiglio per contenere il rischio di ingresso e diffusione di queste sostanze sul territorio italiano. Un lavoro che integra prevenzione, formazione degli operatori, rafforzamento dei controlli e informazione ai cittadini. La sfida, oggi, è mantenere alta l’attenzione su un fenomeno in rapida evoluzione, rafforzando gli strumenti di prevenzione e garantendo risposte tempestive e coordinate. In Emilia‑Romagna, come nel resto del Paese, la parola d’ordine è una sola: non farsi trovare impreparati.





