Il dirigente di ATS Milano spiega perché serve un approccio integrato e strategico alla prevenzione.
Il gioco d’azzardo patologico non è solo una dipendenza individuale, ma una vera e propria questione di sanità pubblica. Durante l’evento dell’Ospedale Niguarda di Milano “GESTIAMO ASSIEME IL PROBLEMA? NUOVE PROSPETTIVE DI CURA PER LE DIPENDENZE COMPORTAMENTALI E IL GIOCO D’AZZARDO PATOLOGICO”, Mondosanità ha intervistato Corrado Celata (ATS Città Metropolitana di Milano).
Secondo Celata, questa dipendenza rappresenta una “tempesta perfetta”: un fenomeno che racchiude dimensioni cliniche, sociali, relazionali, economiche e territoriali, che il sistema sanitario solitamente affronta separatamente.
Gioco d’azzardo patologico come patologia silente
Celata ha paragonato il gioco d’azzardo patologico a malattie come il diabete: una condizione “silente”, che quando si manifesta è già grave. Da qui la necessità di anticipare i tempi, sia nella prevenzione sia nella diagnosi precoce, per ridurre l’impatto sui pazienti e sulla società. Allo stesso tempo, il dirigente di ATS Milano ha sottolineato come questa dipendenza sia simile all’inquinamento atmosferico, un fenomeno senza confini che richiede strategie coordinate a livello locale, regionale, nazionale e persino internazionale.
La funzione delle ATS come hub territoriali
Per affrontare il problema, Celata propone di attribuire alle ATS un ruolo di hub: sviluppare insieme alla Regione piani locali di contrasto al gioco d’azzardo patologico, coordinati all’interno di una cornice regionale e resi omogenei sul territorio. Le azioni prioritarie sono due:
- raggiungere il maggior numero di cittadini, sensibilizzando sull’importanza di occuparsi del tema prima che diventi un problema conclamato;
- costruire linguaggi e strumenti condivisi, per rendere efficace la collaborazione tra istituzioni, operatori sanitari e comunità.





