In una delle aree più complesse dell’oncologia afferente alla neurochirurgia arriva una notizia che potrebbe segnare un cambio di paradigma: il Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha emesso un parere positivo raccomandando l’approvazione di vorasidenib, in monoterapia, per il trattamento del glioma cerebrale di grado 2 con mutazione IDH. La decisione finale spetta ora alla Commissione Europea, attesa nei prossimi mesi.
I gliomi sono tumori che originano dalle cellule gliali, fondamentali per il supporto e la protezione dei neuroni nel sistema nervoso centrale, oppure dai loro precursori. Tra queste forme neoplastiche, i gliomi diffusi sono i tumori cerebrali maligni primari più comuni negli adulti, e presentano un comportamento clinico altamente variabile, che dipende dalla sede, dal grado istologico e soprattutto dalle caratteristiche molecolari.
A definire la tipologia e la prognosi di questi tumori è il gene che codifica per l’enzima metabolico isocitrato deidrogenasi (IDH). Le mutazioni di IDH1 e IDH2 sono considerate biomarcatori chiave e orientano le decisioni cliniche, diagnostiche e terapeutiche. Dal 2021, la classificazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità distingue tre categorie per i gliomi diffusi dell’adulto: l’astrocitoma IDH-mutato (grado 2–4), l’oligodendroglioma IDH-mutato con co-delezione 1p/19q (grado 2–3), e il glioblastoma IDH wild-type (grado 4), la forma più aggressiva.
Proprio in questo quadro si colloca la potenziale approvazione europea di vorasidenib, un farmaco innovativo sviluppato dal Gruppo Servier, azienda farmaceutica indipendente, governata da una Fondazione no-profit. Vorasidenib è un inibitore selettivo di IDH1 e IDH2, pensato per intervenire nel meccanismo metabolico alterato che caratterizza specifici gliomi di grado 2, prevalentemente non captanti.
La raccomandazione del CHMP riguarda l’utilizzo in pazienti adulti e adolescenti a partire dai 12 anni, di peso pari o superiore a 40 kg, che presentano mutazione IDH1 R132 o IDH2 R172, trattati solo con intervento chirurgico e che non necessitano nell’immediato di radioterapia o chemioterapia. “Se vorasidenib verrà approvato, saremo orgogliosi di poter offrire ai pazienti europei la prima terapia mirata e innovativa che segna una vera rivoluzione per il trattamento del glioma diffuso di grado 2 con mutazione IDH negli ultimi 25 anni”, ha dichiarato Claude Bertrand, Executive Vice President Research and Development e Chief Scientific Officer di Servier. “Questa decisione testimonia ancora una volta l’impegno costante di Servier nel sostenere i pazienti che affrontano sfide di salute complesse offrendo soluzioni terapeutiche innovative”.
Il parere del CHMP si basa sui dati dello studio registrativo di Fase 3 INDIGO, uno studio internazionale, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, progettato per valutare l’efficacia e la sicurezza di vorasidenib in pazienti con glioma di grado 2 residuo o ricorrente con mutazione IDH, trattati esclusivamente con chirurgia. I risultati sono stati presentati per la prima volta all’ASCO nel 2023 e pubblicati sul New England Journal of Medicine. Anche gli endpoint secondari si sono rivelati favorevoli. Un dato ancora più promettente riguarda il tasso di crescita tumorale (TGR): con vorasidenib si è osservata una riduzione media del volume tumorale del 2,5% ogni sei mesi, contro un aumento del 13,9% nel gruppo di controllo.
Vorasidenib è già stato approvato dalla FDA negli Stati Uniti nel 2024 e ha ricevuto l’autorizzazione all’immissione in commercio anche in Canada, Australia, Israele, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Svizzera. Richieste formali sono state inoltrate anche nel Regno Unito, Giappone e altri Paesi, dove sono in corso valutazioni da parte delle rispettive autorità regolatorie.
Se approvato, il farmaco non sarà solo il primo trattamento mirato per questo sottotipo di glioma, ma potrebbe ridefinire il percorso terapeutico per pazienti che finora avevano come unica opzione il monitoraggio o la terapia adiuvante tardiva. In un campo ancora privo di standard consolidati e con prospettive cliniche limitate, vorasidenib rappresenta un passaggio concreto dalla genetica alla cura, una frontiera che la medicina molecolare rincorre da decenni.





