Il rumore urbano potrebbe rappresentare una minaccia ben più grave del semplice fastidio per le orecchie. Due recenti studi presentati al Congresso della European Society of Cardiology (ESC) 2024 a Londra rivelano un collegamento preoccupante tra l’inquinamento acustico nelle città e un aumento del rischio di infarto miocardico, specialmente tra i giovani e coloro che hanno già subito un attacco di cuore.
Il primo studio, condotto in Germania e denominato ‘Decibel-Mi’, ha coinvolto 430 pazienti di età inferiore ai 50 anni, ricoverati per infarto miocardico acuto in un centro cardiologico di Brema. I risultati indicano che questi pazienti sono stati esposti a livelli di rumore significativamente più elevati rispetto alla popolazione generale. Questo dato è particolarmente rilevante per i giovani con bassi fattori di rischio tradizionali, come il fumo o il diabete, poiché suggerisce che l’inquinamento acustico potrebbe essere un fattore critico da includere nei modelli di previsione del rischio cardiovascolare. L’integrazione di questo fattore, secondo gli autori dello studio, potrebbe migliorare la precisione nella valutazione del rischio e guidare strategie di prevenzione più mirate.
Il secondo studio, ‘Envi-Mi’, condotto in Francia, ha analizzato i dati di 864 pazienti ricoverati per infarto miocardico acuto e sopravvissuti per almeno 28 giorni. I ricercatori hanno monitorato i livelli di esposizione al rumore all’indirizzo di casa di ciascun paziente, rilevando un livello medio di 56 decibel A durante le 24 ore e 49 dB(A) di notte, valori considerati moderati ma rappresentativi di una vasta parte della popolazione europea. Il follow-up a un anno ha mostrato che il 19% dei pazienti aveva subito un evento cardiovascolare avverso maggiore, come morte cardiaca, ricovero per insufficienza cardiaca, o infarto ricorrente. Per ogni aumento di 10 dB(A) di rumore notturno, il rischio di tali eventi aumentava del 25%, indipendentemente da altri fattori come l’inquinamento atmosferico o i livelli socioeconomici.
Marianne Zeller, dell’Università della Borgogna e autrice dello studio francese, sottolinea l’importanza di questi risultati. “Questi dati forniscono alcune delle prime intuizioni sul fatto che l’esposizione al rumore può influenzare la prognosi,” ha dichiarato, suggerendo che, se confermati da studi prospettici più ampi, potrebbero aprirsi nuove opportunità per strategie di prevenzione basate sull’ambiente, come l’installazione di barriere antirumore per i pazienti ad alto rischio di infarto.
Questi studi mettono in luce un aspetto spesso trascurato della vita urbana moderna: il rumore, considerato da molti solo un fastidio, potrebbe avere conseguenze ben più gravi sulla salute cardiaca, richiedendo un’attenzione maggiore sia da parte della comunità medica che delle autorità pubbliche.
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