L’industria farmaceutica si conferma tra i pilastri più solidi del Made in Italy. Un comparto che combina capitali italiani e internazionali (40% e 60% rispettivamente) e che, nelle sue forme grandi, medie o piccole, rappresenta un unicum a livello europeo. Questa la scheda diffusa in occasione dell’Assemblea Farmindustria, in corso oggi a Roma, con il presidente Marcello Cattani a fare gli onori di casa.

Con 56 miliardi di produzione, l’Italia si pone al vertice dell’Unione Europea insieme a Germania e Francia. L’incidenza sul PIL del settore farmaceutico, considerando anche l’indotto, raggiunge il 2%, e il suo valore aggiunto è cresciuto del 18% tra il 2022 e il 2024, ben al di sopra dell’incremento complessivo del PIL (+1,4%). L’Italia detiene il primato europeo per competitività e produttività nel settore, secondo l’Istat, con livelli tripli rispetto alla media. Gli investimenti hanno raggiunto i 4 miliardi nel 2024 (+13% in un anno), di cui 2,3 miliardi destinati alla ricerca e sviluppo.
Significativo anche l’impatto dei trial clinici, con oltre 800 milioni di euro investiti presso le strutture del Servizio Sanitario Nazionale, che hanno generato un ritorno stimato di 3 euro ogni euro speso, secondo l’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari (Altems). Cresce anche la domanda di brevetti (+33% in cinque anni) e la produttività è superiore del 5% alla media dei principali Paesi europei.
Il settore spicca per la varietà delle specializzazioni: dai farmaci di sintesi chimica ai biotecnologici, dai vaccini alle terapie avanzate, fino ai plasmaderivati e ai trattamenti per le malattie rare. L’Italia vanta inoltre il primato europeo per la produzione conto terzi (CDMO), con un valore di 4 miliardi, pari al 24% del totale europeo.
L’export segna numeri da record: 54 miliardi nel 2024, con un aumento del 157% in dieci anni (contro una media UE del 137%). Tra il 2021 e il 2024, l’Italia è il secondo Paese al mondo per crescita dell’export farmaceutico (+19 miliardi di dollari). Questo trend ha permesso al Paese di conquistare il quarto posto mondiale per export complessivo. Farmaci e vaccini rappresentano oggi il primo settore del Made in Italy per surplus con l’estero (+21,2 miliardi). L’export ha inciso profondamente anche a livello territoriale, raggiungendo Nord, Centro e Sud Italia e facendo salire dal 3,5% al 9,1% in vent’anni la quota sul totale manifatturiero.
Tra le regioni, la Lombardia si conferma leader con 25.000 occupati diretti, 30.000 nell’indotto, 10,2 miliardi di export e oltre 600 milioni di investimenti. Seguono Lazio (14 miliardi di export e 13.300 occupati diretti), Toscana (11 miliardi di export e 7.900 addetti), Veneto, Emilia-Romagna, Marche e il Mezzogiorno, dove spicca la Campania con 7,3 miliardi di export.
Il capitale umano è una delle colonne portanti dell’eccellenza del settore: 71.000 gli occupati diretti, di cui oltre 7.000 in R&S, con il 90% di laureati o diplomati. Il 45% sono donne (53% in R&S) e gli under 35 sono cresciuti del 21% tra 2019 e 2024. Fiore all’occhiello la formazione, con il Campus Pharma Academy di Roma e i nuovi laboratori ITS inaugurati nel 2025 grazie ai fondi PNRR.
Il welfare aziendale è all’avanguardia: orari flessibili garantiti dal 100% delle imprese, assistenza sanitaria integrativa, programmi di medicina preventiva e iniziative per contrastare la violenza di genere. L’industria farmaceutica si distingue anche per l’impegno green: -33% di emissioni negli ultimi dieci anni, uso di energie rinnovabili e strategie di economia circolare nel packaging. Il 72% delle aziende monitora le emissioni Scope 1 e 2, il 29% anche quelle in Scope 3.
Dal punto di vista economico, i dati parlano chiaro: la spesa farmaceutica pubblica procapite è inferiore del 22% rispetto alla media dei principali Paesi europei. Tuttavia, i tempi di accesso alle nuove cure restano lunghi: 14,6 mesi in media, con ulteriori 10 mesi per la disponibilità regionale contro i 4 mesi della Germania.
Infine, i benefici dei farmaci sull’intero sistema sanitario e sociale sono enormi: un milione di persone in più sopravvive a una diagnosi di tumore rispetto a dieci anni fa; si curano 40 milioni di persone ogni anno; la speranza di vita è aumentata di un anno in soli tre anni; e l’uso dell’intelligenza artificiale consente risparmi di tempo notevoli per i medici. L’efficacia delle terapie riduce ospedalizzazioni, costi indiretti e assenze dal lavoro, con effetti positivi anche per i caregiver. L’industria farmaceutica, in sintesi, è motore di sviluppo, innovazione e benessere per l’Italia. E i numeri lo dimostrano senza ambiguità.