Dal Focus on ipoparatiroidismo di Firenze emerge una visione integrata: chirurgia conservativa più prudente, PDTA condivisi e diagnosi precoce della sindrome genetica. Le considerazioni di Rossella Elisei, Luigi Gennari, Anna Maria Marcantonio e Franco Ricci
L’ipoparatiroidismo, malattia endocrina rara ma non marginale, continua a richiamare l’attenzione della comunità scientifica per la sua complessità. Se da un lato la ricerca ha finalmente messo a disposizione un trattamento ormonale sostitutivo, dall’altro emerge con forza la necessità di una gestione multidisciplinare, di una maggiore consapevolezza tra i professionisti e di una revisione delle pratiche chirurgiche che ne rappresentano la principale causa. Il convegno “Focus on ipoparatiroidismo”, organizzato da Motore Sanità a Firenze, con il sostegno incondizionato di Ascendis, ha riunito esperti da tutta la Toscana per fare il punto su questa patologia e sulle prospettive di cura nella Regione Toscana.
Rossella Elisei, direttrice dell’unità operativa di endocrinologia 2 dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana e presidente dell’Associazione Italiana Tiroide, ha aperto il dibattito con un richiamo alla prevenzione e alle tipologie di approccio in chirurgia, concetti ribaditi nel videomessaggio rilasciato a margine del convegno.
“Abbiamo visto che la maggior parte degli ipoparatiroidismi sono di natura iatrogena, cioè postchirurgica, e nella maggior parte dei casi avvengono dopo interventi di tiroidectomia totale”, ha spiegato Elisei. “Da anni promuoviamo una ridefinizione delle procedure chirurgiche: bisogna ridurre il numero di tiroidectomie totali, concentrandoci su quelle strettamente necessarie e, quando possibile, optare per una lobectomia. Così si potrà ridurre significativamente l’incidenza dell’ipoparatiroidismo postchirurgico”.
La riflessione sulla incidenza della patologia è stata condivisa da Luigi Gennari, professore di medicina interna all’Università di Siena e direttore dell’Istituto di medicina interna, che ospita da tanti anni un centro dedicato alle malattie metaboliche dell’osso.
“Come molte altre malattie rare, anche l’ipoparatiroidismo può essere grave in un buon gruppo di pazienti,” ha sottolineato Gennari. “Ha implicazioni importanti non solo sulla salute scheletrica, ma anche extrascheletrica. La vecchia tipologia di trattamento con calcio e vitamina D non è più il trattamento ottimale, soprattutto per i pazienti più gravi. Come futuro presidente della Società Italiana dell’Osteoporosi, mi impegnerò a sensibilizzare l’opinione pubblica e a ottimizzare le cure anche per le malattie rare.”
Sul piano organizzativo, Annamaria Marcantonio, dirigente medico della USL Toscana Centro e responsabile dell’ambulatorio di endocrinologia di Prato, ha auspicato l’istituzione di percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (PDTA) condivisi.
“Mi aspetto che da questo simposio emergano PDTA applicabili sia a livello delle grandi ASL che localmente,” ha dichiarato. “È fondamentale coinvolgere tutti gli specialisti: dal chirurgo all’endocrinologo, dal neurologo allo psichiatra, fino ai medici del pronto soccorso. Solo così si potrà garantire una presa in carico completa e coerente.”
Un contributo prezioso nell’ambito del convegno è arrivato anche dalla pediatria, con l’intervento di Franco Ricci, endocrinologo dell’Ospedale Meyer di Firenze.
“La paratiroide è una ghiandola spesso sottovalutata in età pediatrica,” ha osservato Ricci. “Siamo pronti a riconoscere le principali patologie tiroidee, ma meno avvezzi allo studio delle paratiroidi. Eppure, nei neonati affetti da sindromi genetiche, l’ipoparatiroidismo può essere diagnosticato già nei primi giorni di vita”. Ricci ha evidenziato l’impatto della malattia sulla famiglia e sul bambino, e ha sottolineato l’importanza della transizione tra pediatria e medicina dell’adulto: “La costituzione di un ambulatorio di transizione ha migliorato la compliance alla terapia e la qualità delle cure”.
Il convegno ha dunque tracciato una visione ampia e integrata dell’ipoparatiroidismo: dalla prevenzione chirurgica alla personalizzazione terapeutica, dalla sensibilizzazione all’opinione pubblica alla continuità assistenziale tra età pediatrica e adulta. Una patologia rara, sì, ma che merita attenzione sistemica e risposte concrete. Il futuro della cura passa da qui.
Link alle videointerviste: 1. Maria Luisa Brandi, 2. Annamaria Minicucci, 3. Laura Masi, 4. Filomena Cetani, 5. Francesca Romeo, 6. Daniele Barbaro, 7. Maria Grazia Castagna, 8. Marco Capezzone, 9. Luisella Cianferotti, 10. Rossella Elisei, 11. Luigi Gennari, 12. Anna Maria Marcantonio, 13. Franco Ricci





