Unite per chiedere di mettere in campo una nuova sanità in grado di uscire dalla crisi profonda. Sono le organizzazioni sindacali della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria, perché la sanità sotto gli occhi di chi la fa “è in preda a carenze di risorse umane ed economiche, spingendoci a fare fronte comune e chiedendo alle forze politiche impegnate nella campagna elettorale un chiaro impegno in difesa del loro lavoro e del loro ruolo a garanzia di un diritto costituzionale dei cittadini“.
Presentando il “Manifesto per la nuova sanità”, le organizzazioni sindacali (Anaao Assomed – Cimo-Fesmed (Anpo, Ascoti, Cmo, Fesmed) – Aaroi-Emac – Fassid (Aipac-Aupi-Simet-Sinafo-Snr) – Fp Cgil medici e dirigenti Ssn – Fvm Federazione Veterinari e Medici – Uil Fpl Coordinamento nazionale delle aree contrattuali medica, veterinaria, sanitaria Cisl medici) in rappresentanza di 120.000 medici, veterinari e sanitari dipendenti chiedono alle forze politiche di impegnarsi in difesa del servizio sanitario pubblico e nazionale, del ruolo dei medici e dei dirigenti sanitari al suo interno, del valore del suo capitale umano.
“La sanità pubblica, equa, solidale e universalistica produce e non consuma ricchezza – spiegano in una nota le sigle delle organizzazioni sindacali -. La ricostruzione economica e sociale post Covid-19, tra crisi energetica e conseguenze della guerra in Europa, non deve farla slittare in basso nell’agenda delle priorità, considerandola un oneroso capitolo di spesa del bilancio pubblico, a dispetto della sua mission di presidio di diritti fondamentali di ciascuno e di tutti“.
E ancora. “Continua la fuga dei medici dagli ospedali, continua la sofferenza del personale medico e sanitario, continua la sofferenza dei pazienti che non trovano risposte alle richieste di cure in un sistema vicino al collasso, senza differenze di latitudine“.
Per i medici, i veterinari e i dirigenti sanitari del servizio sanitario nazionale occorrono nuove risorse a loro dedicate, a partire dalla prossima Legge di Bilancio, e interventi legislativi che valorizzino il loro ruolo, finalizzati a:
1. superare la politica dei tetti di spesa al personale; attuare forti politiche di assunzioni che recuperino i tagli del passato, escludendo il precariato, eterno e non contrattualizzato, come ci chiede la stessa UE;
2. migliorare le condizioni del lavoro nel servizio sanitario nazionale in un sistema che privilegi i valori professionali rispetto a quelli economicistici e aziendali;
3. riportare all’interno dell’inquadramento professionale del CCNL della Dirigenza del servizio sanitario nazionale il reclutamento di personale medico e sanitario, che negli ultimi anni sta subendo una inaccettabile e regressiva sostituzione con prestazioni privatistiche acquistate a cottimo, con una distorsione evidente del mercato del lavoro;
4. riformare lo stato giuridico della dirigenza medica e sanitaria, nel segno della dirigenza “speciale” delineato dall’articolo 15 del D.lgs 229/99 rafforzandone l’autonomia sia sotto il profilo professionale che gestionale, valorizzando la peculiarità della funzione svolta a tutela di un diritto costituzionale, anche attraverso forme di partecipazione ai modelli operativi;
5. aumentare le retribuzioni, detassando gli incrementi contrattuali e il salario accessorio, come già avviene nella sanità privata e in alcune categorie del pubblico impiego come gli insegnanti; prevedere per il rischio contagio una apposita indennità; abrogare il famigerato art. 23, comma 2 del decreto 75/2017, cosiddetto “Madia”, che pone un tetto al salario accessorio;
6. introdurre il contratto di formazione lavoro per i medici specializzandi (che si ricorda essere medici e sanitari già abilitati ad un esercizio professionale inquadrabile in un ruolo lavorativo dirigenziale e non studenti) e avviare un processo di riforma della formazione post-laurea, divenuta vera emergenza nazionale;
7. completare la legge sulla responsabilità professionale con il passaggio ad un sistema “no fault” sul modello europeo, superando l’eccezionalità dello “scudo Covid”;
8. rispettare la tempistica e la esigibilità a livello periferico del CCNL cambiando l’impianto della indennità di vacanza contrattuale.