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Liste d’attesa, il compromesso col ministero è ancora in alto mare

Decreto sui poteri sostitutivi nelle amministrazioni inadempienti, cresce la tensione

La gestione razionale delle liste d’attesa per le prestazioni sanitarie va avanti a fatica, il decreto sui poteri sostitutivi infiamma il dibattito tra Governo e Regioni. La posta in gioco è alta: stabilire regole chiare e procedure stringenti per consentire l’intervento diretto del Ministero della Salute nei casi gravi di inadempienze. Da un lato c’è il ministro Orazio Schillaci, determinato ad andare fino in fondo sullo smaltimento delle code in sanità; dall’altro lato della barricata Massimiliano Fedriga si fa carico delle preoccupazioni delle amministrazioni, che percepiscono questa normativa come un’invasione di campo e un grimaldello che potrebbe interferire sulla gestione.

Al centro del confronto figura l’Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria. Questo ente, secondo il decreto, potrebbe sostituirsi al Responsabile unico regionale dell’assistenza sanitaria (Ruas) qualora non venga nominato o in presenza di gravi ritardi nella gestione delle liste d’attesa. Le Regioni hanno già bocciato, all’unanimità, l’ultima versione del testo proposto dal ministero, e hanno chiesto ulteriori modifiche. A complicare il quadro sono i risultati di una indagine dei Nas, che hanno evidenziato “irregolarità gravi” nel 27% delle Aziende sanitarie locali italiane, con vari espedienti, liste di galleggiamento e agende chiuse. Resta il sospetto che, in certi casi, i soldi messi a disposizione per smaltire le code siano finiti almeno in parte per tamponare altre voci di bilancio. Schillaci, esasperato per la prolungata fase di stallo, ha dichiarato la sua intenzione di andare avanti, se necessario, anche senza il placet della Conferenza Stato-Regioni, nel senso che il Governo potrebbe approvare la norma in Consiglio dei Ministri, forzando la mano con una delibera motivata.

Il decreto sui poteri sostitutivi, nelle intenzioni del Governo, punta a sciogliere i nodi che, attraverso complessi meccanismi, portano a ingrossare le liste d’attesa, un problema che i governi precedenti sono stati incapaci di risolvere. In una lettera inviata al ministro Schillaci, il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, ha richiamato la necessità di una “leale collaborazione” tra le istituzioni, sottolineando come il decreto 73/2024 presenti criticità sostanziali: invasione di competenze regionali, ritenute centrali nell’organizzazione sanitaria, mancanza di risorse adeguate, necessarie per attuare un piano così ambizioso.

Fedriga ha elencato anche gli sforzi fatti dalle Regioni negli incontri tecnici con il Ministero, ribadendo l’importanza di evitare uno strappo istituzionale. Nel contempo, il Governo continua a lavorare su altri tasselli del piano liste d’attesa. Tra questi, il decreto pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’11 aprile che ha tracciato le linee guida per la Piattaforma nazionale di monitoraggio delle prenotazioni. Questa piattaforma sarà gestita da Agenas e farà da sentinella affinché siano rispettati i tempi delle prestazioni sanitarie in tutte le aziende, ma il suo pieno funzionamento richiederà ancora mesi di lavoro.

“L’auspicio è che a prevalere siano le buone pratiche”, si legge un una nota recente del ministero, sottolineando che diverse Regioni come Liguria, Basilicata, Lombardia, Lazio, Piemonte, Marche, Veneto, Toscana, che attuano la legge in vigore, stanno ottenendo risultati positivi. Ciò non significa che non esistano ancora sacche di inefficienza ma il più delle volte vengono effettuati i controlli soltanto dopo l’intervento dei Nas o delle troupe televisive”. “I poteri sostitutivi – conclude la nota del dicastero della Salute – sono una garanzia in più a tutela del diritto alla salute dei cittadini, non un’ingerenza nelle competenze delle Regioni. Negare a priori questa possibilità rischia di apparire più come volontà di sottrarsi a qualsiasi forma di controllo che di difendere l’autonomia regionale”.

Dagli ospedalieri la richiesta di un tavolo condiviso

La delusione per le liste d’attesa che si ingrossano nonostante i fondi stanziati non affligge solo il Governo e Regioni, ma anche i professionisti della sanità. In una lettera al ministro Schillaci, il Segretario Nazionale del sindacato dei medici ospedalieri Anaao Assomed, Pierino Di Silverio, ha espresso la profonda insoddisfazione della categoria, due i nodi segnalati:

Carenza di personale: i medici lamentano un continuo sovraccarico nei turni di servizio.

Condizioni di lavoro: nonostante l’impegno, i diritti contrattuali vengono spesso disattesi.

“Non si può risolvere un’emergenza di questa portata senza il coinvolgimento delle parti sociali,” ha sottolineato Di Silverio. I medici chiedono l’apertura di un tavolo con Regioni e Governo per definire misure urgenti, incluse risorse aggiuntive e una revisione dei carichi di lavoro.

Una strada in salita
Il provvedimento sui poteri sostitutivi rappresenta solo una parte di un piano più ampio, che include:

La piattaforma nazionale: uno strumento per monitorare i tempi di attesa in tutte le strutture sanitarie.

Disegno di legge per le prestazioni sanitarie: approvato al Senato, questo Ddl mira a creare un sistema più efficiente per gestire le liste di attesa e potenziare il reclutamento del personale.

Senza una strategia condivisa, il rischio è che il piano rimanga al palo. L’intervento diretto del Governo potrebbe risolvere alcune criticità nell’immediato, ma potrebbe anche alienare la collaborazione delle Regioni, rendendo più difficile l’attuazione delle misure a lungo termine.

Il tema delle liste d’attesa resta una delle maggiori criticità per il sistema sanitario italiano. Tra scontri istituzionali e richieste di collaborazione, emerge una realtà complessa in cui la pazienza sembra essere finita da entrambe le parti. Il successo del piano dipenderà dalla capacità di trovare un equilibrio tra le competenze delle Regioni e l’intervento del Governo, nell’interesse ultimo dei pazienti e dei professionisti della sanità.

La posizione dei dirigenti, l’intervento di Migliore (Fiaso)

La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto contenente le linee guida per la Piattaforma nazionale delle liste d’attesa segna in ogni caso l’avvio di una nuova fase per il Servizio sanitario nazionale. Giovanni Migliore, presidente della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso), ha sottolineato in un comunicato il ruolo centrale di questo strumento nel creare maggiore trasparenza e accessibilità per i cittadini.

La piattaforma nazionale consentirà di consultare online i tempi di attesa per ogni prestazione e struttura sanitaria, creando uno strumento fondamentale per rafforzare il rapporto di fiducia tra cittadini e Servizio sanitario nazionale. Tuttavia, Migliore sottolinea che da sola non è sufficiente a risolvere i problemi delle liste d’attesa.

“La vera sfida che ci attende ora è quella del governo della domanda,” spiega. “In sanità, l’aumento dell’offerta viene spesso immediatamente assorbito da una domanda crescente e non sempre appropriata. Per questo è necessario affiancare alla trasparenza un cambiamento profondo nella gestione delle richieste: serve un utilizzo più consapevole delle risorse, una maggiore responsabilizzazione di tutti gli attori e strumenti organizzativi capaci di distinguere le priorità cliniche e i percorsi di cura”.

Soluzioni operative
Fiaso ha già individuato una serie di soluzioni operative per affrontare le criticità delle liste d’attesa. Tra queste, spicca l’enfasi sull’appropriatezza clinica, un approccio che punta a ottimizzare le risorse e garantire che ogni prestazione risponda a una reale necessità di salute. Quali strumenti per orientare le prescrizioni? Serve implementare sistemi di assistenza nel momento in cui si prescrivono esami e visite in base ai reali bisogni clinici dei pazienti. Valorizzazione dei percorsi di presa in carico: occorre garantire che i pazienti fragili abbiano accesso prioritario alle prestazioni sanitarie. “È fondamentale che ogni prestazione risponda a una reale necessità di salute, così da evitare sprechi e liberare risorse per chi ne ha davvero bisogno,” ribadisce Migliore.

Innovazione e riorganizzazione
Secondo Migliore, l’efficienza del Servizio sanitario nazionale non è in discussione: “Ha già dimostrato di essere capace di rispondere con impegno straordinario alle esigenze della popolazione.” Tuttavia, il presidente Fiaso ritiene che sia arrivato il momento di accompagnare l’innovazione tecnologica della piattaforma con una riforma culturale e organizzativa. “Il valore della cura e dei percorsi assistenziali deve essere messo al centro di questo processo,” conclude Migliore, sottolineando come la responsabilizzazione e la collaborazione tra tutti gli attori del sistema siano elementi imprescindibili per affrontare con successo una sfida complessa come quella delle liste d’attesa.

I commenti del presidente di Fondazione Gimbe

Più che un confronto costruttivo, quello in corso tra Governo e Regioni appare come un tentativo reciproco di nascondere un fallimento annunciato: Nino Cartabellotta, presidente di Fondazione GIMBE, commenta così lo scontro sul decreto liste di attesa: con un botta e risposta (almeno cinque lettere ufficiali, senza contare smentite e dichiarazioni). Ora la corda rischia di spezzarsi passaggio più contestato: quello che affida a Roma poteri sostitutivi dello Stato in caso di inadempienze dei governatori. Uno scambio che, al di là dei formalismi istituzionali, mette in luce un conflitto su risorse, competenze e responsabilità.

Schillaci punta giustamente anche sulle gravi irregolarità rilevate dai NAS. Dal canto loro, le Regioni contestano la mancanza di risorse aggiuntive, l’assenza di interventi per ridurre le prestazioni inappropriate e, soprattutto, l’invasione di campo sulle loro competenze. Secondo l’epidemiologo, “prima le Regioni hanno temporeggiato per mesi prima di dare parere favorevole al decreto attuativo sulla piattaforma nazionale; poi il Governo lo ha tenuto in ostaggio per quasi due mesi prima di pubblicarlo in Gazzetta Ufficiale. Ora le Regioni hanno 60 giorni di tempo per presentare un progetto operativo che permetta alle 21 piattaforme regionali di comunicare con quella nazionale”.

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