A seguito della morte di 434.000 persone nel mondo nei primi sei mesi di CoViD-19, un lavoro uscito su Lancet Global Health stima che il 22% della popolazione globale, cioè 1,7 miliardi di persone, che sono malati cronici e hanno malattie, come il diabete, le patologie polmonari e quelle cardiovascolari, possa sviluppare forme più gravi della malattia. Gli studiosi sono partiti da un’analisi epidemiologica sulla salute globale del 2017 per calcolate il numero di persone che soffrono di malattie cardiovascolari, di malattie croniche di reni, apparato respiratorio e fegato, di diabete, di cancro con uso diretto di immunosoppressori o con immunosoppressione causata dalle terapie, di HIV o AIDS, di tubercolosi, malattie neurologiche croniche, anemia. Sono stati presi in considerazione per la ricerca, le persone che potessero avere queste condizioni di salute in 188 Paesi e si è capito che più di 1 persona su 5 in tutto il mondo corre un rischio aumentato di sviluppare forme più gravi di CoViD-19, evidenziando però come solo il 4% della popolazione mondiale potrebbe aver bisogno di cure ospedaliere (sono incluse nel conteggio le persone anziane anche se senza particolari problemi di salute, perché il rischio di un ricovero aumenta con l’età). Dallo studio è venuto fuori come il rischio di forme gravi da COVID-19 aumenta nei luoghi dove la popolazione è più anziana e nei Paesi africani con un’alta incidenza di HIV o AIDS e nelle piccole nazioni insulari con alta prevalenza di diabete. Anche se non ancora stato accertato è possibile immaginare che condizioni di maggior rischio come malattie croniche, diabete e malattie cardiovascolari siano spesso legate a situazioni come povertà e difficile accesso alle cure. Partendo dal fatto che in ogni Paese sussistono ovviamente condizioni e modalità diverse su come l’infezione da COVID-19 si sia sviluppata, è importante in futuro sapere chi vaccinare per primo. I malati cronici devono quindi essere seguiti con particolare attenzione…
Per maggiori informazioni https://www.thelancet.com/journals/langlo/home