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Malati di demenza: la forza di non essere soli

La forza di non essere soli” è lo slogan della Federazione Alzheimer Italia, e indica il pieno sostegno a favore dei malati di demenza. Questa associazione vede la compresenza di numerosi professionisti per supportare la famiglia del malato su molti fronti. La Dott.ssa Francesca Arosio, Psicologa e Psicoterapeuta della Federazione Alzheimer Italia ha raccontato alcuni strumenti di supporto molto importanti.

La Federazione Alzheimer Italia   è la principale organizzazione No Profit su suolo nazionale e si impegna a supportare chi convive con questa malattia.

Ma quali sono gli accorgimenti da adottare per migliorare il benessere del malato e della sua famiglia?

Prima di tutto formazione ed informazione corretta. Spesso le persone ricevono tardivamente la diagnosi perché non riconoscono le proprie difficoltà.

Molte volte la famiglia tiene la persona lontana da accertamenti perché ha timore: intorno alla malattia ruota ancora molto stigma. La differenza la fanno degli accorgimenti che aiutano a superare le difficoltà nella vita quotidiana.

Per esempio, la Federazione ha stilato delle attività  che i famigliari possono fare insieme al malato per aiutarlo: guardare vecchie fotografie, ascoltare un vinile.

Devono essere esercizi brevi, che richiedono pochi minuti, per non perdere l’attenzione della persona affetta da demenza.

Un ulteriore aiuto arriva da “Pronto Alzheimer” , consulenze gratuite offerte alle persone per dare suggerimenti ed indicazioni.

Una voce di grande conforto, che conosce e comprende la realtà dei malati ed è rimasta sempre a disposizione anche in periodo di pandemia.

Non solo: la Federazione, attiva da più di 25 anni, si impegna a portare avanti una parte più istituzionale e a gestire diverse iniziative sul territorio.

Per correre ai ripari, poi, sul portale Osservatorio Demenze  è presente un censimento dei centri per i disturbi cognitivi, ai quali potersi rivolgere per una diagnosi.

I malati di demenza mantengono la propria dignità e storia, e nonostante la diagnosi, non significa che la loro vita sia finita.

Bisogna ancora fare molto per parlare apertamente di questa malattia, perché solo in questo modo si possono superare paura e isolamento.

Un nuovo studio a campione ha scoperto tre fattori di rischio che possono aiutare a capire meglio questa malattia e forse anche prevenirla.

Per maggiori informazioni potete seguire questo link.

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