Migliorare il benessere della popolazione italiana attraverso l’adozione di strategie concrete per la prevenzione delle malattie e la promozione di comportamenti salutari. È questa la missione dell’”Intergruppo Parlamentare sulla prevenzione e riduzione del rischio”, presentato l’11 febbraio scorso a Roma presso la sala stampa della Camera dei Deputati.
Composto da Deputati e Senatori eletti nella XIX legislatura, l’Intergruppo si propone come un nuovo spazio di dialogo e azione per affrontare alcune delle sfide più urgenti della sanità pubblica che rappresentano oggi minacce globali per la salute e la sostenibilità del sistema sanitario. L’iniziativa mira a promuovere un approccio integrato e strategico alla salute, ponendo la prevenzione come pilastro fondamentale delle politiche sanitarie e sociali del Paese.
“La nascita di questo Intergruppo – ha dichiarato il presidente dell’Integruppo, l’Onorevole Gian Antonio Girelli – si propone il non semplice obiettivo di trovare un luogo di confronto tra scienza e politica da cui far partire iniziative concrete, sia normative che di sensibilizzazione sociale, in favore di una vera cultura della prevenzione in tutte le sue accezioni e declinazioni”.
Secondo Girelli, “non va infatti dimenticato che, nel contesto in cui viviamo, l’aumento dell’età media, le trasformazioni di molte patologie gravi in cronicità con le quali poter convivere, le conquiste della ricerca sempre più importanti e performanti, implicano di dover partire dalla prevenzione se vogliamo che il servizio nazionale regga, sia dal punto di vista del diritto universale alla cura, sia dal punto di vista della sostenibilità economica”. “Farlo – ha proseguito Girelli – vuol dire creare e sviluppare la cultura dello star bene, del mantenersi in salute, degli stili di vita salutari, delle buone abitudini alimentari, degli screening, dei vaccini, delle diagnosi precoci, del rigore nel seguire i protocolli di cura. Significa investire in scienza e in prevenzione per risparmiare nella cura. Gestendo, con rigore e capacità, potenzialità quali la gestione dei dati e l’applicazione dell’intelligenza artificiale. E significa siglare un patto tra operatori pubblici e privati, tra il mondo sanitario e le altre realtà sociali, economiche e associative per perseguire un futuro in salute dove l’obiettivo non è solo avere a disposizione la cura nel momento del bisogno, ma il cercare di fare in modo che la malattia non si manifesti”.
Obesità: i numeri di una minaccia globale
Per comprendere il contesto, occorre partire dai numeri. Che nel caso dell’obesità, uno dei principali fattori di rischio per malattie croniche come il diabete, malattie cardiovascolari e tumori, sono spietati. In Italia, 25 milioni di persone vivono in condizioni di sovrappeso o obesità e le complicanze legate all’obesità causano ogni anno 57.000 decessi. L’incremento del tasso di obesità tra i più giovani è un dato preoccupante: nei bambini e negli adolescenti, il tasso è quadruplicato dal 1990 al 2022. Nelle donne, i numeri risultano raddoppiati, mentre tra gli uomini sono triplicati, evidenziando un trend allarmante che necessita di interventi urgenti.
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Con una transizione verso prodotti a basso rischio un risparmio di oltre un miliardo
Il fumo rappresenta un altro fattore di rischio prevenibile nelle malattie non trasmissibili. Secondo dati ISS i fumatori sono ad oggi circa dodici milioni: un numero ancora troppo elevato, che richiede azioni e risposte concrete, anche perché nell’ultimo decennio la riduzione della curva di prevalenza di fumatori è stata pressoché piatta. La prevenzione dell’inizio del fumo e la promozione della cessazione rimangono le strategie prioritarie per ridurre i rischi correlati al fumo. È necessario rafforzare le strategie attuali e, laddove non sia possibile eliminare il rischio, cercare di limitare i pericoli derivanti dall’esposizione al fumo. E poi c’è l’alcol, con 8 milioni di consumatori problematici. Un altro fattore di rischio che va assolutamente contenuto. Con nuove politiche che, dimostrano gli studi del professor Francesco Moscone, Componente del Consiglio Scientifico del “Ca’ Foscari Research Hub for Global Challenges”, Coordinatore Research Institute for Social Innovation e Professore Ordinario alla Brunel University, area di Healthcare Management and Wellbeing, potrebbero garantire al Servizio Sanitario Nazionale un risparmio di oltre un miliardo di euro soltanto in costi diretti.
“Siamo tutti concordi – ha detto il professor Moscone – sulla necessità di trovare nuove risorse per il nostro Sistema Sanitario Nazionale. Un modo efficace per farlo è incentivare la transizione dal consumo di prodotti e l’adozione di comportamenti ad alto rischio – come fumo di sigaretta, eccesso di alcol e sedentarietà – verso alternative a minor rischio, quali prodotti senza fumo, un consumo moderato di alcol e la promozione dell’attività fisica. Questa transizione deve avvenire su due fronti: attraverso incentivi e tramite una comunicazione mirata a promuovere corretti stili di vita. Se ciò accadesse, si ridurrebbero le terapie e le ospedalizzazioni, generando un risparmio significativo per la sanità pubblica. Solo nel passaggio dalla sigaretta ai prodotti alternativi si potrebbero risparmiare 600 milioni di euro l’anno in costi diretti. Se a questo si aggiungessero un consumo più moderato di alcol e una maggiore attività fisica, il risparmio annuale supererebbe il miliardo di euro”. Per raggiungere questi obiettivi, Moscone propone tre misure: “Innanzitutto, una fiscalità che differenzi tra prodotti ad alto rischio, da una parte, e quelli con meno zucchero, meno sale, percentuali di alcol inferiori e prodotti senza fumo, dall’altra, offrendo così ai cittadini un incentivo concreto a scegliere opzioni più salutari o, comunque, meno dannose. In secondo luogo, una programmazione fiscale, come avviene in Inghilterra, stabile e prevedibile, a beneficio dei consumatori e degli operatori economici. Infine, è necessario promuovere un cambiamento culturale per favorire scelte più consapevoli e salutari da parte della popolazione”.