L’ipoparatiroidismo è una patologia rara in cui le ghiandole paratiroidi non producono quantità sufficienti di ormone paratiroideo (PTH) comportando squilibri nel metabolismo di calcio e fosforo, con l’insorgenza di disturbi collegati di diversa entità/gravità che possono essere non sempre facilmente identificabili.
A Milano, lo scorso 19 maggio i massimi esperti si sono confrontati sul tema nel corso del convegno “Innovazione organizzativa nei percorsi di diagnosi, cura, follow-up. Focus on Ipoparatiroidismo: REGIONE LOMBARDIA”, organizzato da Motore Sanità e realizzato grazie al contributo non condizionato di Ascendis Pharma. Obiettivo: fare il punto rispetto ad una patologia nei confronti dei quali la ricerca sta producendo interessanti avanzamenti terapeutici che potrebbero garantire ai pazienti una qualità di vita nettamente migliore.
I sintomi comuni vanno dal formicolio alle mani o alla bocca, ai crampi muscolari fino alla tetania. Nei casi più gravi si possono verificare diverse complicanze d’organo, come anomalie scheletriche, calcificazione dei gangli della base, riduzione della funzione renale. Le complicanze più comuni dell’ipoparatiroidismo cronico sono cataratta (17%), infezioni (11%), nefrolitiasi e/o nefrocalcinosi (15%), insufficienza renale (12%), convulsioni (11%), depressione (9%), malattia cardiaca ischemica (7%), aritmie (7%). In Italia è stato calcolato che ogni anno si verificano oltre 3.000 ricoveri ospedalieri per complicanze acute correlate all’ipoparatiroidismo con una durata media di ricovero di circa 7 giorni.
Abbiamo intervistato ai microfoni di Mondosanità, Iacopo Chiodini, Professore Associato di Endocrinologia presso il Dipartimento di Biotecnologie Mediche e Medicina Traslazionale dell’Università degli Studi di Milano e Direttore della SC di Endocrinologia ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda. Il Professore ha ricordato che la complessità della diagnosi e della terapia dell’ipoparatiroidismo richiede una gestione clinica altamente specializzata. “Per questo, l’innovazione nei modelli organizzativi assume un ruolo cruciale, facilitando percorsi integrati e continuità assistenziale”.