Quanto pesa la tua salute? Conosci il ruolo del peso corporeo nell’insorgenza dei tumori? E tu come mangi?
Sai che la Dieta Mediterranea è uno strumento di prevenzione? E poi a spasso per la prevenzione: ovvero il ruolo dell’attività fisica per fare slaom alle malattie degenerative. Ieri nelle sale d’attesa dell’Istituto dei tumori di Napoli Pascale ha preso il via la campagna di comunicazione, brochure e info-point per spingere a mangiare sano.
Tutti i giorni dalle 9.30 alle 12.30 un gruppo di 14 professionisti, tra nutrizionisti e psicologi, forniranno pillole informative sulla relazione tra nutrizione e insorgenza dei tumori.
L’iniziativa ha già dei testimonial: lo chef Pasquale Rinaldo propone ricette più appetitose con piccole magie gastronomiche da presentare nei reparti ai degenti. Esiste un dialogo tra il cibo e il cervello e ci sono cibi che andrebbero, per legge, mangiati per prevenire i tumori.
I cibi, per esempio, inseriti nella dieta mediterranea che – è la Scienza che lo dice – rafforza il nostro sistema immunitario, potenzia il microbiota e ci fornisce preziosi micronutrienti capaci di neutralizzare la potenziale azione negativa dei radicali liberi. Insomma, saper mangiare aiuta a non ammalarsi.
Per prevenire il rischio cancro, di cui una concausa è l’obesità, da questa mattina nelle sale d’attesa dell’Istituto dei tumori di Napoli, è iniziata un’attività informativa per i pazienti e le loro famiglie, con un desk aperto dalle 9.30 alle 12.30 dove un gruppo di 14 professionisti, tra nutrizionisti e psicologi, forniscono piccole pillole informative sulla relazione tra nutrizione e insorgenza del cancro oltre a consigli dietetici, distribuiscono brochure sul ruolo della dieta mediterranea e dell’attività fisica, nonché informazioni generali sull’ importanza di osservare un’ alimentazione corretta.
Ogni patologia ha la sua nutrizione: nel tumore del melanoma, per esempio, oltre a ridurre e a proteggerci durante l’esposizione al sole anche l’alimentazione ci può aiutare a difenderci dai tumori cutanei rafforzando il sistema immunitario, potenziando il microbiota e fornendoci preziosi micronutrienti capaci di neutralizzare la potenziale azione negativa dei radicali liberi.
Nel tumore alla prostata una dieta troppo ricca di grassi determina uno stato di infiammazione cronica che porta al rilascio di metaboliti secondari che agiscono localmente sulla prostata determinandone un aumento del volume e della proliferazione cellulare.
Nei tumori ginecologici dell’endometrio e dell’ ovaio si è visto che l’ obesità non solo è un fattore di rischio della malattia ma è anche una condizione che influenza negativamente l’iter terapeutico. Nel tumore alla mammella fattori come il controllo dell’allattamento giocano un ruolo fondamentale nella prevenzione ma anche in corso di malattia ci sono degli alimenti che possono aiutare le pazienti come la soia.
Nel tumore del pancreas fattori di rischio modificabili su cui possiamo intervenire attivamente sono l’obesità, la sedentarietà, il consumo di alcool, di grassi ed uno scarso consumo di frutta e verdura.
<Un’alimentazione salubre, il controllo del peso corporeo e l’ aumento dei livelli di attività fisica possono contribuire alla riduzione del rischio di ammalarsi di cancro – dice Sandro Pignata, direttore della Struttura Complessa Uro-ginecologia del Pascale, nonché coordinatore del progetto e responsabile scientifico della Rete Oncologica Campana
– L’obiettivo di questa campagna è quello di migliorare qualità di vita e insieme prognosi con l’adozione di una dieta più sana e uno stile di vita innanzitutto più attivo. Questa attività vede il Pascale come centro pilota, ma sarà poi estesa a molti altri centri della rete oncologica>.
Un’attività che ha già trovato dei testimonial. Lo chef Pasquale Rinaldo, 35 anni, cuoco in un noto ristorante di Capri, ha voluto trasformare un suo dramma familiare in un’opportunità per i pazienti oncologici presentando il progetto <Il sorriso in un piatto>, che tradotto significa: come trasformare con piccole magie da gastronomo i piatti spesso insapore e incolore che vengono serviti nelle corsie ospedaliere.
<L’idea mi è venuta – dice Rinaldo – quando si è ammalato mio padre e mia madre gli preparava pietanze non sempre appetitose. Per rendere quei piatti più gradevoli mi sono inventato delle ricette ad hoc. Il mio papà non ce l’ha fatta, ma io sento il dovere di dare una mano agli altri pazienti ricoverati>.
Oltre alla dieta, però, un’importanza cruciale rivestono anche altri fattori. Nel nostro intestino c’è un secondo cervello, il 90 per cento della serotonina è prodotta, infatti, dalle cellule nervose situate nel nostro intestino e solo il 10 per cento viene prodotta nel cervello. Da qui non a caso la presenza davanti al desk informativo, non solo del nutrizionista ma anche dello psicologo.
“Questo percorso – dice il direttore generale dell’Irccs partenopeo, nonché coordinatore della Roc (Rete oncologica regionale) Attilio Bianchi – si innesta in un più ampio profilo di quello che oggi si chiama one health, la salute nel suo complesso e non soltanto la terapia specifica.
In particolare al Pascale parliamo di Oncologic One Health, cioè la presa in carico completa dei bisogni del paziente, al fine di trattare tutte le dimensioni della cura, dalle terapie specifiche alla nutrizione, la psicoterapia e tra breve anche l’attività fisica. Questo è il nostro obiettivo di tutela della salute del paziente oncologico”.
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