Ci siamo lasciati alle spalle un anno definito “molto complesso”, il bilancio stilato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ci ricorda infatti che conflitti armati, cambiamenti climatici e incertezze economiche hanno gravato pesantemente sulla salute della popolazione mondiale, ma nonostante ciò, si sono registrati anche progressi significativi nel campo della salute pubblica.
La nota dominante è data da un aumento generalizzato delle malattie croniche non trasmissibili. Il diabete, ad esempio, colpisce ora circa 800 milioni di persone, una cifra che riflette un drammatico incremento dell’obesità, con un adulto su otto che ne soffre. Questa epidemia silenziosa non è solo una questione di salute individuale, ma un problema di salute pubblica che richiede un intervento coordinato a livello globale. Le malattie neurologiche, che spaziano dall’emicrania all’ictus fino alla demenza, rappresentano la principale causa di malattia e disabilità nel mondo, interessando più di una persona su tre. Questi dati non solo pongono interrogativi sulla qualità della vita di milioni di individui, ma evidenziano anche la necessità di politiche sanitarie più efficaci e mirate.
Le malattie infettive continuano a rappresentare una minaccia significativa per la salute globale. L’epidemia di mpox (precedentemente nota come monkeypox) in Repubblica Democratica del Congo e nei Paesi limitrofi è ancora in corso, e la situazione si complica ulteriormente per via di un misterioso focolaio di malattie non diagnosticate che ha colpito la regione, dove la malaria e la malnutrizione incidono nelle prognosi negative. La gestione di queste epidemie richiede non solo risorse adeguate, ma anche una cooperazione internazionale per garantire una risposta rapida ed efficace.
Nonostante le criticità, l’Oms segnala di aver registrato progressi notevoli in Brasile, Ciad, India, Giordania, Pakistan, Timor Est e Vietnam, nazioni che hanno eliminato almeno una malattia tropicale negletta, come la tripanosomiasi africana e la lebbra. Altri successi degni di nota includono l’eliminazione della malaria in Egitto e a Capo Verde, e la sconfitta del tetano materno e neonatale in Guinea.
Particolarmente incoraggiante è la notizia dei progressi nel contrasto all’HIV, con la trasmissione da madre a figlio eliminata in Namibia, Belize, Giamaica e nello stato di Saint Vincent e Grenadine. Questi risultati sono il frutto di un lavoro incessante e di lungo periodo, come ha sottolineato l’Oms, ma è fondamentale tenere alta la guardia.
Resta la chiarire la grana del trattato pandemico, una questione aperta che è al primo posto nell’agenda internazionale. La pandemia di Covid-19 ha messo in luce l’urgenza di un accordo globale che possa garantire una risposta coordinata e rapida a future minacce sanitarie. Tuttavia, la strada verso un trattato pandemico che imponga ai governi, a livello internazionale, una condotta coordinata, è disseminata di ostacoli, con divergenze politiche e la necessità di un consenso globale che sembra ancora lontano.
Il bilancio dell’Oms vuole essere anche un invito all’azione. La salute globale è interconnessa e, come ha dimostrato la pandemia, le malattie non conoscono confini. È imperativo che i Paesi collaborino per garantire che i progressi ottenuti non siano vanificati da nuove minacce.
In definitiva, il rapporto dell’OMS ci offre un quadro complesso ma fondamentale per capire il presente e il futuro della salute globale. Mentre si sono ottenuti successi significativi nella lotta contro le malattie tropicali e nel contrasto all’HIV, le sfide poste dalle malattie croniche e infettive rimangono urgenti. La necessità di un accordo sul trattato pandemico è più che mai evidente, poiché il mondo si prepara a fronteggiare le incertezze del domani. Solo attraverso la cooperazione internazionale e l’impegno collettivo sarà possibile costruire un futuro migliore, per tutti.