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Piano nazionale esiti: ancora troppi divari tra Nord e Sud

Piano nazionale esiti (Pne): a dieci anni dall’entrata in vigore del DM 70/2015 che ridefinì i parametri di riferimento per la qualità delle cure in ospedale e dopo la lunga sospensione del giudizio durante il triennio dell’emergenza pandemica, l’Agenas, organo tecnico del ministero della Salute, torna ad accendere i riflettori sulle performance degli ospedali italiani e per valutare numero, qualità ed esisti delle procedure cliniche e chirurgiche di 1.117 aziende ospedaliere pubbliche e private oltre che i percorsi e l’appropriatezza con un’articolata griglia di indicatori. Lungi dal rappresentare una classifica, come sottolineato dal ministro della Salute Orazio Schillaci, che insieme al commissario di Agenas Americo Cicchetti nei giorni scorsi ha presentato i dati, si tratta di un utile cruscotto di indicatori che cosnentono di intervenire per correggere la rotta nelle strutture meno performanti.
Complessivamente tra dati, percentuali, grafici e tabelle emerge un quadro di un sistema sanitario che migliora ma ancora segnato da forti diseguaglianze territoriali e da un persistente divario Nord-Sud in particolare sui volumi per la chirurgia oncologica complessa di pancreas e retto, sulla tempestività di accesso a procedure salvavita e sull’appropriatezza clinica in area materno-infantile.
Nell’edizione 2025 sono state complessivamente valutate come detto 1.117 strutture di ricovero per acuti (pubbliche e private), utilizzando i dati delle Schede di dimissione ospedaliera (SDO), linkati con l’Anagrafe tributaria (per la verifica dello stato in vita dei pazienti) e con il flusso dell’Emergenza-urgenza per la parte relativa alle attività di Pronto soccorso prima porta di accesso agli ospedali. Attualmente il P ha visto crescere a 218 il numero degli indicatori, di cui 189 relativi all’assistenza ospedaliera (67 di esito/processo, 101 di volume e 21 di ospedalizzazione) e 29 relativi all’assistenza territoriale, quest’ultima valutata indirettamente in termini di ospedalizzazione evitabile (14 indicatori), esiti a lungo termine (11) e accessi impropri in PS (4).
Sono 15 le strutture ospedaliere in Italia che, valutate su almeno 6 aree cliniche su un totale di 8 prese in considerazione, hanno raggiunto nel 2024 un livello ‘alto’ o ‘molto alto’ di performance. Due di queste sono le strutture che però registrano la massima valutazione considerando tutte e 8 le aree indicate: l’Ospedale di Sivigliano in Piemonte e l’Ospedale di Mestre in Veneto.
Sono l’Ospedale Bolognini (Lombardia), 6 aree valutate, l’Ospedale di Montebelluna (Veneto), 6 aree valutate; l’ospedale Bentivoglio (Emilia Romagna), 6 aree valutate; ospedale di Città di Castello (Umbria), 6 aree valutate; l’ospedale maggiore di Lodi (Lombardia), 7 aree valutate; Fondazione Poliambulanza (Lombardia), 7 aree valutate; Ospedale Papa Giovanni XXIII (Lombardia), 7 aree valutate; Istituto clinico Humanitas (Lombardia), 7 aree valutate; Ospedale di Cittadella (Veneto), 7 aree valutate; Ospedale Fidenza (Emilia Romagna), 7 aree valutate; Pof Lotti Stabilimento di Pontedera (Toscana), 7 aree valutate; Stabilimento Umberto I – G.M. Lancisi (Marche), 7 aree valutate; A.O.U. Federico II di Napoli (Campania), 7 aree valutate; Ospedale di Savigliano (Piemonte), 8 aree valutate; Ospedale di Mestre (Veneto), 8 aree valutate.
Oltre questa lista quasi due ospedali su 10, tra pubblici e privati, sono rimandati sulla base della valutazione di criteri standard di qualità dell’assistenza. La maggioranza al Sud. Sono infatti state individuate 197 strutture da sottoporre ad un processo di revisione della qualità tramite audit mentre lo scorso anno erano 239. In particolare gli ospedali rimandati ad un percorso di Audit con Agenas e ministero per la revisione degli standard di qualità sono: 51 in Campania, 43 in Sicilia, 19 nel Lazio, 19 in Puglia, 14 in Lombardia, 11 in Calabria, 10 in Sardegna, 7 in Piemonte, 5 in Abruzzo, 5 in Basilicata, 3 in Liguria, 2 in Veneto, 2 nelle Marche, 2 in Toscana, 1 in Molise, 1 in Friuli Venezia Giulia, 1 P.A. Bolzano, 1 in Emilia Romagna, 0 in Val d’Aosta, 0 P.A. Trento, 0 in Umbria.
Il report analizza le principali aree, partendo da quella cardiovascolare. Per l’infarto miocardico acuto i ricoveri sono in calo (-21%), ma circa il 90% in strutture ad alto volume. Valori analoghi registrati anche per l’angioplastica coronarica (Ptca). Per il yypass aortocoronarico si assiste a una forte frammentazione della casistica con pochi centri al di sopra della soglia dei 200 interventi/anno, scesi da 23 nel 2015 a 15 nel 2024. Per il tumore della della mammella in forte miglioramento la casistica trattata in strutture ad alto volume, passata dal 72% nel 2015 al 90% nel 2024. Miglioramenti significativi anche per il colon (dal 69% al 73%), prostata (dal 63% all’82%) e polmone (dal 69% all’83%) e le resezioni pancreatiche (dal 38% al 54%), ma con livelli critici nelle regioni del Sud e nelle Isole, in cui si concentra in strutture ad alto volume solo il 28% della casistica trattata. Risultati ancora più critici per gli interventi isolati sul retto, con quadro in peggioramento rispetto al 2025 (dal 30% al 22%) e una situazione geografica uniformemente livellata verso standard peggiori di assistenza. La concentrazione dei casi complessi in centri ad alto volume è migliorata in molti ambiti insomma ma persistono spie rosse accese in molti settori.

 La concentrazione dei casi complessi in centri ad alto volume è migliorata in molti ambiti, ma persistono criticità. 
• Area cardiovascolare Infarto miocardico acuto: ricoveri in calo (-21%), ma elevata concentrazione della casistica (circa il 90% in strutture ad alto volume). Valori analoghi registrati anche per l’angioplastica coronarica (PTCA). 
• Bypass aortocoronarico: forte frammentazione della casistica, con pochi centri al di sopra della soglia dei 200 interventi/anno, scesi da 23 nel 2015 a 15 nel 2024. Il valore corrispondente di casistica in tali strutture si è ridotto dal 41% al 29%. 

• Chirurgia oncologica TM della mammella in forte miglioramento: la casistica trattata in strutture ad alto volume è passata dal 72% nel 2015 al 90% nel 2024. 
• Miglioramenti significativi nella concentrazione degli interventi in strutture ad alto volume anche per TM del colon (dal 69% al 73%), prostata (dal 63% all’82%) e polmone (dal 69% all’83%). 
• Quadro in miglioramento per le resezioni pancreatiche (dal 38% al 54%), ma con livelli critici nelle regioni del Sud e nelle Isole, in cui si concentra in strutture ad alto volume solo il 28% della casistica trattata. 

• Risultati ancora più critici per gli interventi isolati sul retto, con quadro in peggioramento rispetto al 2025 (dal 30% al 22%) e una situazione geografica uniformemente livellata verso standard peggiori di assistenza. 

• Altre aree chirurgiche Interventi per frattura del collo del femore: volumi in lieve crescita ed elevata concentrazione (96% in centri sopra soglia). 
• Chirurgia a bassa complessità (colecistectomia laparoscopica), in ulteriore miglioramento (dal 79% all’84%). 

  1. Tempestività dei trattamenti PTCA per STEMI entro 90 minuti: valore mediano nazionale sale al 63% (era 57% nel 2020), ma con spiccata variabilità territoriale e valori tendenzialmente peggiori al Sud. 
  2. Interventi per frattura del collo del femore in pazienti ultra65enni entro 48 ore: miglioramento dal 52% nel 2020 al 60% nel 2024, ma ancora molte regioni con valori mediani sotto lo standard soprat-tutto al Sud. 
  3. Appropriatezza clinica Tagli cesarei primari in lieve calo (dal 25% nel 2015 al 22% nel 2024), ma con forti differenze Nord-Sud: Nord più vicino agli standard OMS (15%), Sud con valori mediani spesso al di sopra del 25%. Minore ricorso al TC nelle strutture pubbliche e in quelle ad alto volume. 
  4. Episiotomie dimezzate: da 24% al 9%. 
  5. Parti vaginali dopo taglio cesareo (VBAC) in aumento dall’8% al 12%, ma con livelli ancora molto bassi al Sud. 
  6. Appropriatezza organizzativa proporzione di ricoveri in day-surgery in forte crescita: dal 22% al 39%. 
  7. degenza post-operatoria <3 giorni: miglioramento costante, con mediana nazionale all’87% (era al 74% nel 2015) e variabilità molto contenuta tra le strutture. 
  8. Colecistectomia laparoscopica: 
  9. Esiti Bypass aortocoronarico isolato: valore mediano della mortalità a 30 giorni scende all’1,5%, ben al di sotto della soglia del 4%. 
  10. Interventi su valvole cardiache: valore mediano della mortalità a 30 giorni scende al 2%, ma con criticità in Calabria, Campania e Puglia. 

Chirurgia mininvasiva/robotica 
▪Tendenza alla mininvasività, più accentuata per la prostata e meno per l’isterectomia (unico intervento in cui l’approccio open rimane preponderante). 
▪Robotica maggiormente utilizzata in ambito urologico (prostata 83% e rene 65%), meno per la chirurgia generale (colon e retto), in cui la mininvasività senza robot supera comunque l’approccio open. 
Tutela/Assistenza territoriale 
▪Funzione di tutela: consente di valutare la qualità dell’assistenza ospedaliera, considerando i pazienti residenti nelle diverse aree territoriali. 

  • Permangono differenze territoriali e un gradiente nord-sud, non compensato dalla mobilità pas-siva, per indicatori relativi alla tempestività di trattamento, all’appropriatezza clinica (in area pe-rinatale). 
  • Utili suggerimenti a supporto della programmazione sanitaria e dell’analisi degli impatti generati dalla riforma dell’assistenza territoriale ai sensi del DM 77/2022. 
    ▪Ospedalizzazioni evitabili: alcuni segnali di miglioramento, ma ancora eterogeneità territoriale. 
  • Scompenso cardiaco: tasso stabile al 2,5 ‰. 
  • BPCO: ospedalizzazioni in calo (1,4 ‰ nel 2024 rispetto al 1,7‰) con marcata variabilità inter e intra-regionale. 
  • Amputazione degli arti inferiori in pazienti diabetici: tasso di ospedalizzazione stabile ma valori più elevati e con maggiore variabilità intra-regionale al Sud e nelle Isole (a eccezione di Basilicata e Sicilia). 
    ▪Esiti a lungo termine: stabilità complessiva, ma persistente gradiente Nord-Sud, in particolare per l’ic-tus ischemico, con risultati peggiori al Sud. 
  • Ictus ischemico: mortalità a 1 anno ai livelli del periodo pre-pandemico (15,3%) ma con evidente gradiente Nord-Sud e spiccata eterogeneità intra-regionale. 
  • IMA: mortalità a 1 anno con livelli in calo (8,2%) ma con una certa variabilità inter e intra-regio-nali.

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