Capogiri, affanni, gambe gonfie possono dipendere dal cuore per uno scompenso cardiaco o per una rara patologia che si chiama amiloidosi cardiaca.
L’amiloidosi cardiaca è un accumulo nel tessuto miocardico dell’amiloide, che forma fibrille insolubili che nel tempo si depositano negli spazi tra le cellule cardiache e compromettono la funzionalità del cuore perché impediscono al miocardio di contrarsi normalmente.
Una forma di amiloidosi cardiaca, che colpisce anche il cuore dei soggetti giovani, è dovuta alla deposizione di fibrille proteiche disorganizzate che derivano dalle catene leggere delle immunoglobuline.
Ricercatori della Fondazione Monasterio e della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa hanno utilizzato radiofarmaci per identificare l’amiloide nel cuore e, primi nel panorama scientifico internazionale, hanno messo a punto un protocollo di studio con tomografia a emissione di positroni che permette l’identificazione di amiloidosi cardiaca da catene leggere.
La diagnosi di amiloidosi cardiaca è sempre stata difficile e cruciale per la vita del paziente; questa novità permette una diagnosi precoce e non invasiva, a differenza della biopsia miocardica, che in alcuni casi può essere utilizzata per individuare questa patologia che compromette l’elasticità del cuore e la sua funzione vitale di pompa.
I radiofarmaci sono composti chimici (al pari dei farmaci) che contengono radionuclidi, ovvero nuclei atomici radioattivi; vengono utilizzati in medicina nucleare sia per accertare le malattie (diagnosi), come nel caso della difficile diagnosi di amiloidosi cardiaca, sia per curarle.