In vista della nuova sanità digitale sono stati potenziati ovunque i servizi telematici e ci si è accorti che la strada della digitalizzazione è l’unica in grado di garantire efficacia, controllo e sostenibilità.
La pandemia che ha investito il pianeta e l’Italia nell’ultimo anno ha messo a dura prova i sistemi sanitari dei diversi paesi, che hanno manifestato in questa crisi i loro migliori pregi e i loro peggiori difetti. Pensando all’Italia, abbiamo visto da una parte la grande dedizione di medici e infermieri, la competenza e la professionalità di tutto il comparto sanitario, la capacità del sistema di riorganizzarsi per dare risposte – quelle possibili – in condizioni radicalmente nuove, non ultima la grande risorsa rappresentata dalla ricerca scientifica, che ha saputo produrre in tempi record più di un vaccino efficace nell’azione di contrasto della pandemia.
Dall’altra parte, il sistema ha manifestato anche tutta la sua inadeguatezza in termini di previsione del fenomeno pandemico, di coordinamento centrale, di assistenza sanitaria territoriale e di infrastruttura digitale, che ha reso complicato più del dovuto il tracciamento dei contagi e più in generale la comunicazione con i cittadini.
Possiamo dire, sotto tanti aspetti, che la terribile pandemia da Sars-CoV-2 ha svolto un ruolo di spartiacque nella sanità italiana, un fenomeno che ha reso evidenti o meglio ancora ha fatto precipitare alcuni processi rendendo impossibile, io credo e spero, un ritorno al passato.
Credo e spero, cioè, che da questa situazione drammatica possa nascere un modello nuovo di sanità digitale pubblica più moderno, più integrato, più presente sul territorio, più capace di prevedere i fenomeni e di prevenirne gli effetti, più capace di dialogare a distanza con i cittadini sapendo valorizzare le nuove tecnologie per recuperare informazioni utili e offrire servizi di continuità assistenziale.
La nuova sanità digitale dovrà essere una sanità digitale, capace di integrare l’assistenza in presenza – on site – con l’assistenza da remoto – on line, una sanità potremmo definire on-life, secondo la lungimirante espressione coniata dal filosofo Luciano Floridi, che bene esprime la nuova dimensione vitale, relazionale, sociale e comunicativa, lavorativa ed economica in cui siamo immersi.
Mai come in questi mesi sono state pensate, in previsione di una nuova sanità digitale, e sviluppate iniziative di telemedicina e tele-monitoraggio dei pazienti, di teleconsulto tra professionisti sanitari per superare il grande ostacolo imposto dal lockdown o, più in generale, dalla difficoltà negli spostamenti. Sono stati potenziati ovunque i servizi telematici e ci si è accorti che, malgrado purtroppo non pochi passi falsi, la strada della digitalizzazione è l’unica in grado di garantire efficacia, controllo e sostenibilità sui grandi numeri, oltre a migliorare sensibilmente la qualità della vita delle persone.
La nuova sanità digitale dovrà essere presente sul territorio in un modo nuovo, più organizzato e più integrato con i percorsi, i servizi e le competenze offerte dalle strutture ospedaliere.
La nuova sanità digitale dovrà contare su un personale sanitario e di ricerca più giovane, capace cioè di coinvolgere di più e meglio le nuove generazioni che si affacciano alla professione, portando energie nuove, nuove visioni e nuove passioni da dedicare ai pazienti. L’ostacolo all’innovazione è spesso rappresentato, anche in sanità, dal fattore generazionale.