La sanità italiana sta attraversando una fase di trasformazione significativa, grazie all’adozione crescente dell’intelligenza artificiale (IA), che offre soluzioni innovative per migliorare l’efficienza, la diagnosi e la gestione delle patologie. Gli algoritmi basati sull’IA, capaci di analizzare radiografie e tomografie computerizzate, stanno permettendo diagnosi più rapide e precise. Un esempio rilevante è l’algoritmo Sybil, che, partendo da una TAC, è in grado di prevedere il rischio di sviluppare un tumore polmonare entro sei anni.
Inoltre, i chatbot e gli assistenti virtuali stanno cambiando il modo in cui i pazienti interagiscono con il sistema sanitario, fornendo informazioni sanitarie di base, rispondendo a domande comuni e indirizzando gli utenti verso le risorse adeguate. L’IA consente di gestire e analizzare enormi volumi di dati clinici, migliorando il monitoraggio dei pazienti, favorendo la condivisione sicura delle informazioni tra i professionisti della salute e contribuendo allo sviluppo di terapie personalizzate, come dimostrato dall’algoritmo Sphinks, creato da scienziati italiani per la personalizzazione delle terapie oncologiche.
Tuttavia, nonostante questi progressi, la sanità italiana è ancora profondamente segnata da disuguaglianze tra le regioni del Nord e del Sud, un divario che si riflette anche nell’accesso alle cure. Le regioni del Nord, come Veneto, Toscana, Trento ed Emilia-Romagna, sono all’avanguardia nel fornire servizi sanitari di alta qualità, mentre quelle del Sud, come Calabria, Sicilia e Abruzzo, mostrano gravi carenze in termini di risorse e strutture.
Le valutazioni del Ministero della Salute evidenziano come le regioni settentrionali superino ampiamente i livelli essenziali di assistenza (LEA), mentre molte regioni del Sud non riescono a soddisfare gli standard richiesti. Inoltre, la spesa sanitaria pro capite nelle regioni del Nord è significativamente più alta, traducendosi in una maggiore disponibilità di risorse e di servizi. La carenza di personale sanitario è particolarmente acuta nelle regioni meridionali, dove le condizioni di lavoro e le opportunità di carriera sono spesso meno attrattive rispetto a quelle del Nord.
L’intelligenza artificiale rappresenta una straordinaria opportunità per risolvere alcune di queste disuguaglianze, ma non può da sola colmare il divario esistente. Affinché l’IA possa essere un reale motore di miglioramento per l’intero sistema sanitario, è cruciale affrontare le disparità tra Nord e Sud, promuovendo una distribuzione più equa delle tecnologie innovative. Solo attraverso un’adozione omogenea delle soluzioni digitali in tutto il Paese sarà possibile valorizzare appieno il potenziale dell’IA e garantire a tutti i cittadini il diritto a una sanità di qualità.
Antonio Giordano Professor of Biology at Temple University in Philadelphia
Director of the Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine.
Professor of Pathology at the University of Siena.