Nuove ricerche mostrano come lo stress possa innescare ricadute e aprono a promettenti sviluppi terapeutici per i pazienti
La psoriasi è una malattia dermatologica cronica che interessa più di sei milioni di persone in Europa, caratterizzata da una produzione accelerata di cellule cutanee che porta a desquamazione e infiammazione. Negli ultimi anni, è emersa una crescente attenzione su come lo stress possa influenzare questa condizione, ma fino ad ora mancavano prove concrete a sostegno di questa connessione.
Recentemente, un team di scienziati dell’Università di Haifa in Israele, ha presentato uno studio rivoluzionario durante il Congresso 2024 dell’Accademia Europea di Dermatologia e Venereologia, dimostrando per la prima volta il legame diretto tra lo stress percepito e la ricaduta delle lesioni psoriasiche. Sotto la guida del professor Amos Gilhar, i ricercatori hanno condotto esperimenti su roditori con un sistema immunitario compromesso. Hanno trapiantato pelle umana sana e, in risposta a questo trapianto, hanno indotto lesioni psoriasiche.
Per valutare l’impatto dello stress,gli scienziati hanno iniettato nei topi delle cellule del sangue e poi hanno fatto scomparire le lesioni usando un farmaco chiamato desametasone. Dopo il trattamento, gli animali sono stati esposti a diverse forme di stress per 24 ore, e gli effetti sono stati monitorati per un periodo di 14 giorni. I risultati sono stati sorprendenti: lo stress sonoro ha portato a ricadute delle lesioni in tutti i casi, accompagnate da fenomeni cutanei significativi, come un aumento dello spessore epidermico e una maggiore attivazione di cellule immunitarie.
Il professor Gilhar ha spiegato che lo stress psicoemotivo scatena il rilascio di neuropeptidi proinfiammatori. Quando l’organismo percepisce stress, queste molecole vengono attivate e possono provocare una reazione infiammatoria sulla pelle.
In aggiunta, l’ormone della corticotropina (CRH) e il fattore di crescita nervoso (NGF) contribuiscono a questa infiammazione, aumentando la produzione di cellule della pelle chiamate cheratinociti. Questo aumento può aggravare ulteriormente le lesioni cutanee nei soggetti già predisposti alla psoriasi.
In un altro importante sviluppo, i ricercatori hanno scoperto che l’aprepitant, un farmaco utilizzato per prevenire nausea e altri disturbi legati alla chemioterapia, ha mostrato un’alta efficacia nel prevenire le ricadute psoriasiche, riportando la maggior parte dei segni di infiammazione a livelli normali in circa l’80% dei pazienti trattati. Questo medicinale si è rivelato promettente come potenziale terapia per le acutizzazioni della psoriasi indotte dallo stress, anche se il professor Gilhar avverte che saranno necessari ulteriori studi prima di poterlo adottare nella pratica clinica.
I prossimi passi della ricerca includeranno un approfondimento sulle opzioni terapeutiche e sull’importanza della gestione dello stress nel trattamento della psoriasi, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita di milioni di persone colpite da questa condizione.
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