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Scoperto il meccanismo di riattivazione del virus dell’herpes

Una proteina virale sfrutta la risposta immunitaria e apre nuove prospettive terapeutiche

Un gruppo di ricerca della University of Virginia School of Medicine ha identificato un nuovo meccanismo che permette al virus dell’herpes simplex di riattivarsi all’interno dell’organismo. Questo risultato, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), potrebbe contribuire a individuare strategie mirate per prevenire le frequenti riacutizzazioni dell’herpes labiale e dell’herpes genitale.

Il virus herpes simplex 1 (HSV-1) e l’herpes simplex 2 (HSV-2) sono ampiamente noti per la capacità di rimanere latenti nei neuroni e di riemergere periodicamente, provocando lesioni dolorose. Fino a oggi, la teoria prevalente sosteneva che il virus attendesse condizioni esterne favorevoli per uscire dalla latenza. L’indagine coordinata da Anna Cliffe, PhD, ha invece rivelato che l’agente virale esercita un controllo attivo sul processo di riattivazione. In particolare, HSV-1 sfrutta la proteina virale denominata UL12.5, responsabile dell’innesco di una risposta immunitaria che, in modo controintuitivo, finisce per sostenere la replicazione del virus. Secondo Cliffe, i dati raccolti illustrano come il sistema immunitario possa essere manipolato dal virus a proprio vantaggio, ribaltando l’idea secondo cui l’azione immunitaria agisca soltanto in senso protettivo.

L’herpes simplex si manifesta con sintomi quali herpes labiale e herpes genitale, che colpiscono milioni di persone in tutto il mondo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che oltre il 60% degli individui di età inferiore ai 50 anni sia portatore di HSV-1, agente correlato a lesioni cutanee periodiche e, in alcuni casi, a complicanze più gravi come l’encefalite virale. Studi precedenti hanno anche suggerito un possibile legame tra l’HSV e lo sviluppo di malattie neurodegenerative, tra cui il morbo di Alzheimer. La scoperta di un meccanismo che consente al virus di riprendere l’attività apre dunque interrogativi sulla possibilità di contenere i sintomi e di limitare situazioni cliniche più complesse.

La ricerca evidenzia che UL12.5 svolge un ruolo centrale nel determinare la riattivazione del virus. Quando la proteina viene prodotta dal virus all’interno della cellula, innesca una serie di segnali che, normalmente, dovrebbero ostacolare la replicazione virale. Tuttavia, il virus approfitta di questa attivazione immunitaria per favorire il proprio processo di uscita dalla latenza. Questo comportamento rappresenta un cambiamento nella comprensione delle dinamiche dell’herpes simplex e suggerisce l’esistenza di meccanismi virali ancora inesplorati, finalizzati a eludere o utilizzare le difese dell’organismo.

Le osservazioni effettuate dal team di ricerca mostrano che lo stesso principio di riattivazione si applica sia all’HSV-1, generalmente responsabile delle lesioni alle labbra, sia all’HSV-2, che provoca l’herpes genitale. Tale conclusione indica che un’eventuale terapia basata sull’inibizione di UL12.5 potrebbe risultare utile per entrambe le forme di infezione. Al momento, i trattamenti antivirali come l’aciclovir contribuiscono a ridurre la durata e l’intensità degli episodi, ma non eliminano il virus dai neuroni, dove rimane in una fase latente pronto a riattivarsi.

L’individuazione di UL12.5 offre la possibilità di sviluppare farmaci specifici che blocchino la funzione di questa proteina virale, attenuando così la frequenza delle recidive. Secondo il gruppo guidato da Cliffe, l’azione diretta su un bersaglio virale potrebbe ridurre gli effetti collaterali rispetto alle terapie che colpiscono le cellule dell’ospite. Attualmente, i ricercatori stanno analizzando in dettaglio come il virus modifichi la risposta immunitaria e valutando potenziali inibitori capaci di bloccare UL12.5 senza interferire con altre proteine dell’organismo.

La ricerca è stata realizzata dal team composto da Patryk A. Krakowiak, Sean R. Cuddy, Matthew E. Flores, Abigail L. Whitford, Sara A. Dochnal, Aleksandra Babnis, Tsuyoshi Miyake, Marco Tigano, Daniel A. Engel e Anna Cliffe, con il sostegno del National Institutes of Health e di altre istituzioni. L’obiettivo è comprendere ulteriormente il ruolo dei meccanismi di riattivazione dell’HSV e stabilire se analoghe strategie possano essere adottate anche da altri virus latenti.

Dal punto di vista clinico, un progresso nell’inibizione della riattivazione dell’herpes simplex potrebbe migliorare significativamente la qualità di vita di milioni di persone, riducendo l’impatto di lesioni dolorose e difficoltà di gestione della malattia. La possibilità di prevenire la ricomparsa del virus in pazienti immunocompromessi o a rischio di complicanze neurologiche potrebbe offrire una maggiore sicurezza terapeutica.

La dimostrazione del ruolo della proteina UL12.5 nella ripresa dell’HSV apre prospettive per terapie capaci di agire specificamente sul virus, limitandone la replicazione. Se ulteriori studi confermeranno la validità di questa scoperta, potranno emergere strategie volte a evitare i consueti sintomi dell’herpes labiale e genitale, nonché a ridurre i rischi associati alle forme più gravi dell’infezione. L’analisi dettagliata dei rapporti tra virus e sistema immunitario risulta cruciale per arrivare a soluzioni nuove e più efficaci, sia nell’ambito delle infezioni acute sia in quello delle riattivazioni periodiche tipiche dell’herpes simplex.

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