Una ricerca Viatris-Iqvia ha indagato l’approccio dei maschi adulti alla sessualità: generazioni a confronto, tra retaggi culturali e nuove aperture
Che cosa sarà mai il benessere? Si tende a considerarlo un punto di equilibrio tra corpo e mente, ma la salute sessuale maschile rimane fuori da questo perimetro, un territorio proibito spesso attraversato da silenzi, imbarazzi e reticenze. Parlare di problemi intimi, come la disfunzione erettile, è ancora un tabù per la maggior parte degli italiani, nonostante la crescente consapevolezza dell’importanza della sessualità nella vita di coppia e nell’autostima personale. È quanto emerge da una indagine promossa da Viatris in collaborazione con Iqvia.
Il dato più eloquente è che quattro uomini su cinque fanno fatica ad ammettere gli insuccessi sotto le lenzuola. Eppure, sei su dieci riconoscono che la sessualità è fondamentale per la qualità della vita e per la relazione di coppia. “Nella mia esperienza clinica vedo ogni giorno come il dialogo tra medico e paziente sia fondamentale per affrontare queste problematiche e arrivare a soluzioni efficaci – commenta Emmanuele Jannini, professore ordinario di endocrinologia e sessuologia medica all’Università di Roma Tor Vergata –. Eppure, gli uomini che riescono a chiedere aiuto per le loro difficoltà sessuali sono ancora troppo pochi: molti, anche tra i più giovani, restano legati a retaggi del passato, temendo che ammettere un problema intimo sia segno di debolezza o poca virilità”.
La disfunzione erettile, che riguarda circa tre milioni di uomini in Italia, con una prevalenza globale del 13% (dal 2% tra i 18-34 anni al 48% oltre i 70), è spesso sottovalutata. Eppure, può rappresentare un indicatore precoce di patologie cardiovascolari come infarto e ictus. Non a caso, è stata definita “il canarino nella miniera di carbone”, un campanello d’allarme che segnala possibili problemi cardiometabolici.
Si osservano differenze significative tra le generazioni. I giovani della Gen Z appaiono più aperti al dialogo sulla sessualità e si attivano subito in presenza di un problema, ma preferiscono parlarne con amici e familiari prima di rivolgersi a un medico. I millennials, invece, sono più attendisti: rimandano il confronto con il medico e cercano soluzioni autonome, spesso online o nel confronto con il partner. Gen X e Boomer sono meno attenti alla prevenzione, ma più inclini a rivolgersi al medico di base o allo specialista ai primi sintomi.
Solo un uomo su cinque si attiva immediatamente in caso di difficoltà sessuali. Il medico di medicina generale resta il primo punto di riferimento per il 52% degli intervistati, soprattutto al Centro e al Nord, mentre il 35% si affida allo specialista, con una prevalenza al Sud. L’età influenza anche la scelta dello specialista: gli uomini più maturi prediligono l’urologo o l’andrologo, mentre circa un terzo dei più giovani si rivolgerebbe a uno psicologo, segno di una maggiore apertura verso il benessere mentale.
Le barriere culturali e psicologiche nel dialogo medico-paziente sono ancora forti. Sei uomini su dieci dichiarano di provare disagio ad affrontare l’argomento con un medico. Tra i motivi prevalgono l’imbarazzo e la vergogna (33%), la paura del giudizio (24%) e la difficoltà a trovare le parole giuste (12%). “In questo ambito più che in altri, nel corso del tempo noi medici ci siamo resi conto dell’importanza di creare un vocabolario appropriato per parlare dei disturbi della sessualità maschile – sottolinea Jannini –. Il nostro compito oggi è aiutare i pazienti a usare queste parole, così da abbattere lo stigma e trovare la soluzione più adatta a ognuno”.
La ricerca, presentata in occasione del lancio in Italia della nuova formulazione orodispersibile (Odf) di Viagra, è stata condotta tra luglio e settembre 2025 su un campione di mille uomini tra i 18 e i 70 anni. Viene fuori uno spaccato generazionale e culturale sull’approccio alla salute sessuale, evidenziando luci e ombre del dialogo su questi temi. “È fondamentale abbattere lo stigma e favorire un confronto più aperto sulla sessualità – ha dichiarato Fabio Torriglia, Country Manager di Viatris in Italia –. Così da incoraggiare un numero crescente di uomini a rivolgersi al medico per ricevere una diagnosi precoce, il supporto necessario per affrontare serenamente questa situazione con la/il proprio partner e la terapia più adatta. La nuova formulazione, una soluzione rapida e discreta, conferma la nostra volontà di innovare costantemente e mettere al centro i bisogni delle persone”. La salute sessuale maschile, dunque, non è solo una questione clinica, ma anche culturale e relazionale. Serve un cambiamento di paradigma, che parta dalla consapevolezza e arrivi fino alla normalizzazione del dialogo. Perché il benessere, anche quello intimo, è parte integrante della salute globale. E parlarne è il primo passo per prendersene cura.





