Con l’avvento della pandemia da covid si è reso necessario per il SSN ripensare al modello di presa in carico dei pazienti, sfruttando la tecnologia a disposizione come la telemedicina.
Se fino ad un anno fa gli ospedali i pronti soccorso e le strutture specialistiche era i centri recettori sia per la diagnosi che per la cura e il monitoraggio dei pazienti con il covid invece si è cercato, per quanto possibile, di trattare a domicilio il paziente. Infatti quello a cui si è assistito nella prima e poi nella seconda ondata è il fatto che una buona parte dei pazienti sia a causa della paura di un possibile contagio in ospedale sia perché gran parte degli ospedali sono stati riconvertiti in covid-ospital, non si sono recati a centri di cura.
E’ stato quindi fondamentale per il sistema che molti pazienti facciano il decorso della loro patologia a casa senza recarsi nei luoghi adatti dove essere curati. Un problema, quello della paura degli ospedali, che ha causato gravi danni per la salute degli italiani.
Nella prima ondata infatti molti pazienti con ictus o l’infarto sono rimasti casa per paura aggravando ancora di più una situazione critica. Sono inoltre diminuite le attività di carattere oncologico, sono diminuite le attività di assistenza nei confronti di malattie croniche, sia perché gli mmg erano impegnati nella cura e nel tracciamento del covid e sia perché gli ospedali erano travolti dalla pandemia.
Poter usare la tecnologica come la televisita, il teleconsulto e il telemonitoraggio è fondamentale per riuscire a seguire a casa il paziente che necessità di continuare le terapie.
Sono vent’anni però che si parla di telemedicina in Italia, eppure il nostro paese è tra quelli più in ritardo in Europa in tutti gli aspetti che riguardano questa rivoluzione tecnologica.
Le motivazioni di tutto questo solo molteplici, ma fondamentalmente c’è stata una mancanza dal punto di vista organizzativo e c’è stata, per tutti questi anni, una mancanza di tariffazione che impediva di mettere a sistema la telemedicina.
Attualmente a livello nazionale ci sono 280 progetti sperimentali di telemedicina, ma tutto questo deve essere messo a sistema a livello nazionale. In parte questo sta già avvenendo, perché alcune regioni hanno deliberato una tariffazione per la telemedicina che sta sbloccando la situazione, questo però si è potuto mettere in moto solo dopo che sono uscite le linee guida nazionali che hanno finalmente fatto chiarezza sia sulla telemedicina stessa che sulla privacy legata a questi strumenti.
La spinta data dal covid verso l’innovazione non va sprecata e anche quando la pandemia sarà ormai passata bisognerà riorganizzare la sanità ospedaliera e territoriale nell’ottica delle nuove tecnologie.