Il tema dell’oncologia territoriale è cresciuto molto negli ultimi mesi ed è all’ordine del giorno quando si parla del futuro dell’organizzazione dell’oncologia italiana.
Oggi in Italia ci sono oltre 3.600.000 casi prevalenti oncologicie si tratta di pazienti in trattamento attivo o che da poco l’hanno finito, di persone guarite o in follow up. Un mondo così ampio che manifesta bisogni molto articolati che vanno da bisogni di alta specializzazione (Molecular Tumor Board) a bisogni di bassa intensità assistenziale e addirittura bisogni più sociali che sanitari, che chiedono una risposta puntuale dal territorio.
La stessa pandemia ha mostrato questa necessità che oggi è sempre più impellente: alcune cure possono essere fornite dal territorio, rappresentando un punto riferimento strategico per il paziente oncologico, come lo è attualmente l’ospedale. In questa ottica diventa centrale ridisegnare la presa in carico del paziente oncologico a partire da una più forte integrazione tra strutture ospedaliere e strutture territoriali.
Se quindi da una parte l’oncologia è protagonista di una situazione in rapida evoluzione, dall’altra questo richiede un altrettanto rapido adeguamento organizzativo per garantire l’equità, l’accesso all’innovazione e la sostenibilità. E’ qui che entrano in campo i presidi sul territorio, sempre più vicini al paziente, per assisterlo anche fuori dagli ospedali. È l’oncologia del futuro, l’oncologia territoriale.
Si pone l’accento su un concetto importante per i malati oncologici, ovvero la qualità di vita. La questione non è solo aggiungere anni alla vita, certamente l’obiettivo di tutti, ma anche più vita agli anni. L’oncologia territoriale si muove proprio in questo senso e in Toscana, per esempio, ci sono già progetti attivi su questo fronte.
Esperienze di oncologia territoriale sono presenti da molto tempo, in cui si è creata una forte collaborazione degli oncologi territoriali che si sono messi a disposizione per questa nuova sfida. Questo dimostra che l’esigenza dell’oncologia territoriale è forte, il Covid ha accelerato processi che vanno presi in considerazione e devono essere portati avanti da nord a sud per dare equità di accoglienza ed equità terapeutica. E’ questo è l’appello dei clinici e delle stesse associazioni di pazienti.
In tutto questo l’innovazione tecnologica può dare un grande aiuto per realizzare il processo di integrazione tra ospedale e territorio in campo oncologico: si pensa ad una unica piattaforma e che sia condivisa.
Queste sono le basi di una futuro, e non troppo lontana, oncologia territoriale.
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