La pandemia ha lasciato segni indelebili. L’infezione da Sars-Cov-2 può lasciare tracce che potrebbero rimanere per un periodo di tempo registrati nella memoria del cervello.
Gli studi lo dimostrano: il Sars-Cov-2 è associato ad una ampia gamma di disturbi neurologici e sono causati maggiormente da carenza cerebrale di ossigeno, infiammazione cerebrale o trombosi di arterie e di vene cerebrali.
L’alterazione combinata dell’olfatto e del gusto, con durata superiore a 1 mese nel 50% dei pazienti e fino a oltre 6 mesi nel 20% e confusione mentale, perdita di attenzione e memoria, stato di agitazione in circa il 25% dei pazienti, fino ad una alterazione dello stato di coscienza e al coma.
Lo studio italiano NeuroCovid sull’impatto dell’infezione da Sars-Cov-2 sui disturbi neurologici è stato presentato dal professor Carlo Ferrarese, Direttore del Centro di Neuroscienze di Milano, Università di Milano Bicocca e Direttore della Clinica Neurologica, Ospedale San Gerardo di Monza.
Lo studio, avviato dal marzo del 2020, è stato condotto dall’Università di Milano-Bicocca, dall’Università di Milano e dall’Istituto Auxologico di Milano, con il patrocinato dalla Società Italiana di Neurologia (SIN), e hanno contribuito attivamente50 Neurologie italiane. Rappresenta l’analisi che ha visto l’Italia apripista nello studio delle relazioni e possibili complicanze neurologiche causate da infezione da Covid-19.
“I disturbi cognitivi dopo infezione da Sars-Cov-2 fanno parte della “sindrome long Covid” non sono rari, interessano circa il 10% dei soggetti Neuro-Covid, ma l’entità del disturbo è quasi sempre di grado modesto e non raggiunge i criteri di una “demenza”. La durata media è circa 3 mesi e si risolve spontaneamente entro i 6 mesi in quasi la totalità dei casi” ha spiegato oggi il professor Ferrarese durante la conferenza stampa di oggi sul World Congress of Neurology 2021 – Congresso mondiale della Neurologia presieduto da Antonio Federico,professore emerito di neurologia presso l’Università di Siena, coadiuvato dal presidente SIN il professor Gioacchino Tedeschi condirettore scientifico del congresso.
L’incontro biennale tra i massimi esperti mondiali della scienza neurologica è in programma dal 3 al 7 ottobre.
Secondo l’analisi preliminare dello studio Neuro-Covid realizzata sui primi 904 pazienti ospedalizzati per infezione da Sars-Cov-2 , provenienti da 18 centri del Nord e Centro Italia nel periodo marzo 2020-marzo 2021, si conferma che il disturbo neurologico più frequente è l’alterazione combinata dell’olfatto e del gusto (anosmia- ageusia, circa il 40% dei pazienti Neuro-Covid) con durata superiore a 1 mese nel 50% dei casi e fino a oltre 6 mesi nel 20%.
Un secondo disturbo post infezione da Sars-Cov-2 , molto frequente (circa il 25% dei pazienti Neuro-Covid), è l’encefalopatia acuta ovvero uno stato di confusione mentale, perdita di attenzione e memoria, stato di agitazione, fino ad una alterazione dello stato di coscienza e al coma.
“È tuttora oggetto di dibattito il legame causa-effetto tra l’infezione da Covid e l’ictus ischemico, verificato nel 20% dei casi dei pazienti oggetto dello studio Neuro-Covid. Tuttavia, quasi tutti riportavano i classici fattori di rischio vascolare per un ictus (ipertensione, diabete, fibrillazione atriale, ipercolesterolemia) – prosegue Ferrarese -. Sembra invece confermato che l’infezione da Covid abbia fatto da “innesco” per la trombosi arteriosa cerebrale, ma anche per le trombosi venose cerebrali, molto più rare”.
La cefalea associata a Covid è frequente, infine, nel 50% dei casi, diventa cronica e dura oltre 2 settimane, mentre in circa il 20% dei casi ha una durata superiore ai 3 mesi.
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