“Mi dovete visitare altrimenti sfascio tutto”. Pretende di essere visitata per prima e sfascia il pronto soccorso.
Ennesima follia violenta a Villa Betania a Napoli dove viene inanellata la aggressione n. 2 del nuovo anno al personale sanitario dopo le 68 dello scorso anno che hanno segnato una ripresa dopo una parentesi di attenuazione del fenomeno lungo i due anni, 2020 e 2021, più duri della pandemia quando i pronti soccorso restavano quasi deserti.
“Ci giunge segnalazione – avverte Manuel Ruggiero animatore della pagina Facebook Nessuno Tocchi Ippocrate – di una donna che ieri, presso l’ospedale Villa Betania, impaziente di aspettare il proprio turno, ha dato in escandescenze inveendo contro i sanitari e prendendo a calci e pugni la porta d’ingresso del pronto soccorso”. La donna avrebbe anche danneggiato il tabellone delle informazioni affisso al muro della sala d’attesa. Gli infermieri del triage hanno immediatamente allertato le forze dell’ordine che hanno identificato la donna, una 52enne napoletana con precedenti di polizia e l’hanno denunciata per danneggiamento aggravato”.
“Lo dico per l’ennesima volta, occorre essere inflessibili contro violenti e delinquenti. I Pronto soccorso vanno presidiati dai militari e i violenti processati per direttissima e messi in carcere in condizione di non nuocere. É possibile mai che si consentano ancora queste violenze negli ospedali? Quando si prenderanno provvedimenti, quando accadrà qualcosa di gravissimo ed irrimediabile? I pronto soccorso vanno presidiati dai militari e bisogna essere inflessibili contro violenti e delinquenti“. Così il deputato dell’alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli già consigliere regionale della Campania.
TUTTA ITALIA COLPITA
Un fenomeno, quello della violenza ai danni dei camici bianchi nelle prime linee degli ospedali, che non riguarda solo la Campania. Ha fatto scalpore il caso di Adelaide Andriani, la giovane aspecializzanda aggredita tre volte a Udine che dopo il tentativo di strangolamento ha detto «Basta, cambio lavoro» mostrando i vistosi due segni rossi sul collo prova della brutale aggressione. A 28 anni, specializzanda in Chirurgia generale, non se la sente di andare avanti: è stata quasi strangolata dall’accompagnatore di un paziente all’esterno della Guardia Medica dell’ospedale Gervasutta, a Udine. A rendere pubblico l’accaduto è stata Giada Aveni, dottoressa 30enne e collega della donna aggredita, in un lungo post diffuso sui social e corredato dalle immagini dei lividi della vittima. «Fare il medico … c’è chi dice che è una vocazione e lo è sicuramente, ma è altrettanto certo che al giorno d’oggi è una sfida, soprattutto in contesti come la guardia medica», scrive Aveni. «Non è possibile – continua – che un medico nell’esercizio delle proprie funzioni venga aggredito per aver invitato un paziente, dopo avergli prestato le cure ritenute opportune, a recarsi in pronto soccorso nel suo interesse; non è ammissibile rischiare la propria vita sul posto di lavoro perché non si è abbastanza tutelati, perché spesso il medico di continuità assistenziale viene considerato un medico di serie B».
Dal racconto delle due dottoresse, il paziente era calmo nonostante la ferita alla gamba. Al contrario, l’accompagnatore si è agitato dopo aver saputo che le due dottoresse hanno consigliato al suo amico di andare in Pronto soccorso. Ha iniziato a urlare e a insultare fino poi ad aggredire la dottoressa Andriani che non nasconde di aver temuto per la sua vita. «Mi ha messo le mani al collo e per qualche istante non sono riuscita a respirare, sentivo che l’aria non passava. Ho pensato: adesso muoio soffocata», ha raccontato ai carabinieri. Grazie alla collega Aveni è riuscita a liberarsi dalla presa del suo aggressore che è poi scappato prima dell’arrivo dei carabinieri. In passato aveva subito altre due aggressioni nel carcere di Udine, dov’era stata chiamata sempre come medico di continuità assistenziale. «Faccio appello a che questo post si diffonda – scrive sui social – perché non posso pensare che un’altra persona ancora, dopo la mia collega, rischi di essere strangolata dall’accompagnatore di un paziente o da chicchessia. Non deve esistere che una persona, un medico venga ingiuriato e minacciato fisicamente e verbalmente come è successo alla sottoscritta! Chiediamo più tutela nello svolgimento del nostro lavoro!».
IL RAPPORTO
Il problema delle aggressioni agli operatori sanitari sta diventando sempre più serio. «Gli episodi di aggressione ai medici stanno aumentando in maniera esponenziale», dice Filippo Anelli, il presidente della Fnomceo. Secondo un recente rapporto dell’Inail, ogni anno in Italia si verificano almeno 2500 episodi violenti nei confronti dei professionisti della sanità, ma per gli addetti ai lavori il dato è addirittura sottostimato. «Non è accettabile che i nostri operatori sanitari si ritrovino a dover subire insulti, aggressioni verbali o fisiche o rischiare la loro vita mentre ne stanno salvando altre», commenta Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi. Dal ministero della Salute vengono annunciati provvedimenti.
“Episodi di aggressione fisica e verbale a medici e infermieri, come quelli che si ripetono con sconcertante frequenza, non sono più ammissibili. Al personale sanitario va tutta la mia solidarietà e vicinanza; il Ministero della Salute metterà in atto tutte le iniziative necessarie a tutelare la loro incolumità”.
É quanto dichiara il Ministro della Salute Orazio Schillaci aggiungendo che “da subito ho chiesto di efficientare le attività di monitoraggio e prevenzione in capo all’Osservatorio Nazionale, previsto dalla legge 113/2020 per la Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie e Socio-sanitarie, così come intendo rendere nuovamente operativo il Comitato nazionale per l’indirizzo e la valutazione delle politiche attive, fermo dal luglio scorso, previsto dal Testo unico sulla sicurezza sul lavoro, il cui coordinamento è affidato la Ministro della Salute. Il Piano Nazionale della Prevenzione, inoltre, prevede una specifica azione centrale proprio in tema di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, con l’obiettivo di promuovere e ampliare le tutele in maniera integrata, approccio che rappresenta un punto chiave all’interno dei progetti finanziati nell’ambito del Piano Nazionale Complementare al PNRR”.
Il comparto sanitario è tra i settori più soggetti al fenomeno delle aggressioni e tra infermieri e medici le donne sono le più colpite.
“La salvaguardia di chi lavora in sanità è essenziale per garantire sicurezza delle cure e qualità ai pazienti. Con questo obiettivo siamo impegnati affinché tutti gli strumenti a disposizione siano utilizzati in modo efficace per permettere a tutti gli operatori e professionisti sanitari di svolgere il proprio lavoro nelle condizioni di massima tutela”.
NESSUNO TOCCHI IPPOCRATE
«Prevedere uomini dell’esercito negli ospedali e nei pronto soccorso per arginare il fenomeno delle violenze contro medici e infermieri può essere una soluzione, perché la legge approvata due anni fa non basta. Da inizio 2023 siamo già a 4 aggressioni solo a Napoli e purtroppo non abbiamo il conto di quelle verbali, incluse le minacce, che possono alla lunga mandare in burnout». A spiegarlo ad Ansa è Manuel Ruggiero, presidente di Nessuno Tocchi Ippocrate, associazione nata per denunciare le violenze in corsia, che approva l’ipotesi dell’esercito nelle strutture sanitarie avanzata dal sindacato Cimo-Fesmed. «Solo a Napoli – precisa Ruggiero, medico del 118 – nel 2019, abbiamo contato 105 aggressioni a medici e personale sanitario, nell’anno dell’esplosione della pandemia Covid si sono dimezzate (54), nel 2021 sono risalite a 66 e nel 2022 sono state 68, di cui l’ultima ha visto un medico del 118 minacciato con un’arma da fuoco. Per questo, «abbiamo già chiesto negli anni passati il ripristino dei drappelli di polizia nei pronto soccorso ma la risposta è stata negativa, perché implicherebbe togliere una volante dal territorio. L’esercito sarebbe una valida scelta anche per il numero di risorse disponibili».
Al di là delle forze dell’ordine però, il problema va affrontato a 360 gradi, «riducendo le liste d’attesa per ottenere prestazioni sanitarie, che le persone cercano di ottenere andando al pronto soccorso e aumentando così gli accessi inappropriati. Spetta al Governo centrale occuparsi prioritariamente del problema che evidenziamo con la nostra associazione dal 2017».
LA LEGGE
Risale all’agosto 2020 la legge sulla sicurezza delle professioni sanitarie che prevede per aggressioni ai danni di medici e personale sanitario la procedibilità d’ufficio, e non per denuncia di parte. «Ma – conclude – riguarda solo aggressioni che provocano una prognosi di oltre 20 giorni. Abbiamo bisogno che sia estesa anche a quelle di minor entità e a quelle verbali».
MEDICI AGGREDITI, GIRO DI VITE DEL VIMINALE
Intanto il ministero degli Interni annuncia una stretta e si va verso una direttiva su interventi rapidi delle forze dell’Ordine in corsia. Un accordo tra Aziende sanitarie e Prefetture per garantire l’arrivo immediato delle forze dell’Ordine in caso di aggressione come già sperimentato con discreto successo al Santobono ospedale pediatrico di Napoli. Un filo diretto che fa sentire più sicuro il personale e che promesse l’arrivo in tempi «certi e rapidi» delle forze dell’Ordine in caso di aggressioni nei confronti dei medici.
Come il governo intenda muoversi lo spiega il presidente della Federazione delle Aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) Giovanni Migliore: stipulare dei protocolli con le forze dell’ordine che pongano al centro la sicurezza di medici, infermieri e operatori sanitari e consentano interventi rapidi negli ospedali e nei luoghi di cura in caso di violenza. «Abbiamo assistito in questi giorni ad una nuova esplosione dei casi di violenza contro i professionisti sanitari, che non possono e non devono essere lasciati soli – dice Migliore -. Ogni episodio di aggressione contro un operatore costituisce un vero e proprio attacco al Servizio sanitario nazionale. Le aggressioni nei luoghi di cura mettono a repentaglio la sicurezza dei professionisti e quella dei cittadini e violano il diritto alla salute tutelato dalla Costituzione, imponendo oggi più che mai un necessario cambio di passo culturale».
LA SICUREZZA IN CORSIA
Il Cocer dell’Esercito, attraverso il delegato Gennaro Galantuomo ha subito fatto sapere: «Siamo esecutori di ordini, pronti a fronteggiare qualsiasi evenienza, ma è proprio necessario che sia l’Esercito a occuparsi di queste mansioni? Anche perché distoglieremmo gli uomini da altri incarichi». Senza contare che, aggiunge, «sarebbe imbarazzante svolgere funzioni che di solito svolgono le forze di polizia». Il vice presidente del Friuli Riccardo Riccardi propone invece il potenziamento «della telesorveglianza e della vigilanza», mentre il sindacato dei medici dirigenti Anaao-Assomed Fvg risolleva la questione della posizione contrattuale dei medici specializzandi, «che prestano il loro servizio presso gli ospedali come studenti, con borse di studio erogate dalle Università, e con tutele molto differenti dai medici dipendenti ospedalieri» invocando un contratto di lavoro che «strutturi e ben definisca ruoli e competenze». Sulla tutela e sulle regole per il personale sanitario sono al lavoro anche le Regioni: Riccardi ha annunciato l’intenzione degli assessori alla Sanità di di «pronunciarsi con un documento congiunto, chiedendo a governo e parlamento di metterci mano».
I CASI
Gli episodi si susseguono a un ritmo impressionante in tutta Italia. La mattina del 3 gennaio scorso si è consumata in silenzio l’ennesima aggressione a danni di un medico del e dipendente della Azienda Sanitaria Sant’Andrea di Roma. La miccia che ha scatenato questo episodio di violenza è stata rappresentata dal decesso di una paziente ricoverata poco prima di Capodanno per problematiche respiratorie e affetta da una patologia oncologica plurimetastatica.
Il sanitario che si trovava di turno quella mattina nel reparto di degenza aveva già avvertito i familiari del peggioramento delle condizioni cliniche della loro congiunta e poi purtroppo li aveva dovuti informare del decesso della stessa. “Al loro arrivo in reparto – racconta ancora Manuel Ruggiero – questi si sono immediatamente scagliati contro il medico che è stato quindi investito da una masnada urlante che lo ha schiaffeggiato, colpito con le borse e insultato. Noncuranti della presenza di altri malati, i parenti della paziente hanno urlato, sputato e devastato la stanza di degenza ove era ancora la salma e la vicina di letto, ribaltando tavole e sedie e distruggendo l’elettrocardiografo che effettuava l’ECG di rito”.
Anche in quel caso si è dovuto ricorrere all’intervento della sorveglianza dell’ospedale per allontanarli e quindi tutto il gruppo si è trasferito nei locali della direzione generale, dove hanno continuato a urlare, battere sulle porte, fino a quando non hanno ottenuto la copia della cartella clinica, evidentemente considerata prova inoppugnabile di una presunta “malagestio” della paziente da parte dei medici e dell’ospedale.
“Pur comprendendo bene il dolore che si prova nel perdere un proprio caro non possiamo accettare o giustificare questi atti di violenza nei confronti di medici o infermieri, uomini e donne che garantiscono con il loro impegno, professionalità e sacrificio la sopravvivenza di questo martoriato Ssn”, commenta il Segretario Aziendale Anaao A.O. Sant’Andrea, Fedra Mori. Al collega vittima di questa violenza, che ha già sporto denuncia alla Autorità e che nonostante il trauma, soprattutto psicologico, è tornato ben presto al lavoro per non lasciare turni di guardia scoperti nei giorni di festa, va tutta la nostra solidarietà e il nostro affetto. Ci auguriamo che anche l’Azienda Sant’Andrea si adoperi affinché venga stigmatizzata e punita questa aggressione nei confronti di un suo dipendente”.
In Campania l’ultimo episodio di violenza del 2022 ha riguardato il personale del 118 particolarmente bersagliato durante tutto l’anno appena trascorso. E’ il 30 dicembre 2022, ore 13,20, l’ambulanza del San Gennaro viene allertata per codice rosso (assenza di notizie) in zona via Marina. Durante il tragitto l’equipaggio chiede di allertare le forze dell’ordine – si apprende ancora dalla cronaca di Manuel Ruggiero a sua volta medico del 118 della Asl Napoli 2 nord – giunti sul posto i colleghi trovano una folla inferocita che li accoglie con le peggiori offese e minacce. Sul posto diverse auto della polizia, un poliziotto invita l’equipaggio a non uscire dal mezzo di soccorso data la situazione piuttosto pericolosa. Faticosamente i sanitari, scortati dalla polizia, riescono ad entrare nell’appartamento dove trovano una donna 60enne impiccata”.
Vittima di questa ennesima aggressione una dottoressa che qualche giorno prima aveva vissuto la drammatica esperienza di dover effettuare un soccorso a un’anziana donna sotto la minaccia di un a pistola puntata in testa dal marito della paziente. Grazie alla Polizia l’epilogo è stato in questo come nell’altro caso, senza ulteriori danni ai camici bianchi.
Ed è ancora una città del nord, Udine, il teatro di un vero e proprio tentativo di omicidio di una dottoressa specializzanda. A raccontarlo una sua collega. La dottoressa specializzanda è stata aggredita sabato scorso nel piazzale esterno della sede della guardia medica di Udine. Un interprete, che aveva accompagnato un cittadino pakistano per una medicazione, le ha messo le mani al collo. E’ stata sporta denuncia ai carabinieri. Ma non è finita qui anche una guardia Giurata ha aggredito un medico del 118 nel territorio della Asl Napoli 2 nord. Aggressione verbale e tentativo di aggressione fisica, avvenuta verso le ore 19:30 presso il San Giovanni di Dio di Frattamaggiore.
Uno degli addetti alla sicurezza, un uomo sulla sessantina, ha aggredito prima verbalmente con toni minacciosi e volgari, poi tentando una aggressione fisica al medico del 118 che stava effettuando la registrazione di un paziente in codice giallo. La divisa presente nella stanza dove si effettua il triage aveva sostenuto che il paziente portato in triage non doveva scendere dall’ambulanza perché non era un codice giallo o rosso ma un semplice codice verde sostenendo di avere esperienza svolgendo la guardia giurata nei Pronto soccorso da oltre 30 anni. Erano in realtà ingiustificate e gratuite, inaccettabile, le minacce “ti aspetto fuori” pronunciate all’indirizzo del personale sanitario in servizio. In seguito la Guardia giurata ha porto le sue scuse accettate dall’operatore e si è continuato a lavorare. in mattinata le parti coinvolte in questa triste vicenda si sono sentite telefonicamente e la guardia giurata, ammettendo le sue colpe, ha chiesto scusa al medico. Scuse accettate e si torna a combattere insieme. Un episodio tuttavia sintomo del clima che si respira nelle trincee dei pronto soccorso.
Sempre a Napoli 2 nord, all’ospedale di Pozzuoli, la prima aggressione dell’anno ha visto invece bersagliati un infermiere e una guardia giurata. “Con il nuovo anno – spiega manuel Ruggiero – rendiconteremo anche le aggressioni della Asl Napoli 2”.
Nel mirino del violento di turno nella mattinata del 3 gennaio sono finiti un infermiere e una guardia giurata. I fatti sono avvenuti intorno alle 11 all’ingresso del pronto soccorso dove un uomo ha dato in escandescenze dopo aver accompagnato il figlio che qualche minuto prima aveva rifiutato il trasporto con un’ambulanza del 118. Sul posto è stato necessario l’intervento della Polizia di Pozzuoli. Gli agenti hanno bloccato e poi denunciato a piede libero l’uomo per percosse e violenze. Sottoposti alle cure dei sanitari invece le due vittime. Quasi in simultanea dunque, sia la Napoli 1 che la Napoli 2 colpite dalla prima aggressione del 2024. Quella di Napoli centro ha riguardato ancora una volta un’ambulanza che a sirene spiegate stava effettuando un soccorso. Ecco i fatti: “La postazione 118 di Piazza del Gesù intorno a mezzogiorno ha appena prelevato un paziente e si sta dirigendo in sirena verso l’ospedale, nei pressi di via Bernini un signore a piedi, infastidito dal suono della sirena, scaglia una bottiglia di succo di frutta sulla fiancata dell’ambulanza. solo per una coincidenza non ha colpito il vetro laterale mandandolo in frantumi e mettendo in pericolo la paziente al suo interno (già in condizioni critiche).
“Il consueto odio che l’utenza nutre nei nostri confronti – ha commentato Nessuno Tocchi Ippocrate – intanto siamo gli unici che in caso di emergenza siamo sempre presenti e attivi. Anno nuovo vita vecchia e governo assente”.
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