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Covid: il rischio di ammalarsi dipende da quali varianti si sono incontrate in passato

Dall’analisi delle risposte immunitarie di persone che hanno avuto Covid in periodi differenti, con varianti differenti, emerge che la vulnerabilità alle nuove mutazioni dipende dal tipo di variante contratta in passato. Lo studio su Science

Ce l’ho, ce l’ho, mi manca.  Oramai la probabilità di ammalarsi di Covid-19 dipende in gran parte da quali varianti si sono incontrate in passato. A seconda della variante di Sars-Cov-2 responsabile dell’infezione pregressa, si può essere più o meno vulnerabili alle varianti emergenti. Non solo. Le varianti a cui si è stati esposti incidono anche sulla risposta immunitaria innescata dal vaccino. Lo stesso vaccino potrebbe infatti proteggere in maniere differente persone che hanno avuto Covid in periodi differenti e hanno contratto infezioni dovute a varianti differenti. È quanto emerge da uno studio pubblicato su Science frutto di una collaborazione tra dieci istituti di ricerca, tra cui l’Università di Cambridge. 

I ricercatori hanno raccolto 207 campioni di siero da persone che hanno contratto l’infezione dovuta a una delle diverse varianti in circolazione oppure da persone vaccinate con dosi differenti del vaccino Moderna. 

Dall’analisi del tipo di immunità sviluppata sono emerse differenze significative tra le risposte immunitarie legate alle varianti che avevano determinato l’infezione e in particolare alla prima variante con cui una persona era stata infettata.

La ricerca ha utilizzato una tecnica chiamata “cartografia antigenica” per confrontare le diverse varianti del virus Sars-CoV-2. 

La tecnica ha consentito di valutare l’efficacia degli anticorpi umani a seconda della variante del virus responsabile dell’infezione e di accorgersi quando il virus cambia tanto da sfuggire alla risposta immunitaria e causare la malattia.

Gli scienziati hanno messo a punto una “mappa antigenica” che mostra la relazione tra un’ampia selezione di varianti precedentemente circolate. Le varianti Omicron, per esempio, sono notevolmente diverse dalle altre, il che aiuta a spiegare perché molte persone vaccinate o già infettate in precedenza hanno comunque contratto l’infezione. 

L’immunità a Covid-19 può essere acquisita con un’infezione con la vaccinazione. I vaccini forniscono l’immunità senza il rischio della malattia o delle sue complicanze. Funzionano attivando il sistema immunitario in modo tale che riconosca il virus e metta in campo le difese per evitare l’infezione o almeno attenuare la gravità della malattia. Ma, come altri virus, il virus Sars-CoV-2 continua a mutare per cercare di sfuggire al sistema immunitario. Così si spiega il fenomeno delle re-infezioni. 

«Siamo rimasti sorpresi da quante differenze abbiamo osservato nel focus delle risposte immunitarie a Sars-CoV-2 di persone diverse. Le loro risposte immunitarie sembrano colpire diverse regioni specifiche del virus, a seconda di quale variante il loro organismo ha incontrato prima. I nostri risultati dimostrano che se il virus muta in una regione specifica, il sistema immunitario di alcune persone non riconoscerà più il virus, e quindi alcune persone potrebbero ammalarsi,  mentre altre potrebbero ancora avere una buona protezione», spiega Samuel Wilks del Centro per l’evoluzione dei patogeni presso il Dipartimento di Zoologia dell’Università di Cambridge, primo autore del rapporto.

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