Negli ultimi anni è cresciuta la preoccupazione che minuscole particelle note come microplastiche siano presenti praticamente ovunque sulla Terra, dal ghiaccio polare al suolo, all’acqua potabile e al cibo.
Formate quando la plastica si rompe in pezzi progressivamente più piccoli, queste particelle vengono consumate dagli esseri umani e da altre creature, con potenziali effetti sconosciuti sulla salute e sull’ecosistema. L’acqua in bottiglia ha dimostrato di contenere decine di migliaia di frammenti identificabili in ciascun contenitore.
Ora, utilizzando una tecnologia recentemente perfezionata, i ricercatori sono entrati in un mondo della plastica completamente nuovo: il regno poco conosciuto delle nanoplastiche, la progenie delle microplastiche che si sono ulteriormente degradate. Per la prima volta hanno contato e identificato queste minuscole particelle nell’acqua in bottiglia. Hanno scoperto che in media un litro conteneva circa 240.000 frammenti di plastica rilevabili, da 10 a 100 volte più grandi delle stime precedenti, basate principalmente su dimensioni più grandi.
Lo studio è stato appena pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.