Interviene Stefano Rodinò Aou R. Dulbecco Catanzaro
“Il tema dell’utilizzo dei biosimilari, nelle malattie infiammatorie croniche, è di stringente attualità per le implicazioni cliniche e relative al governo della Salute e per le ricadute, specialmente sul piano economico, che con questo uso si possono avere avendo nel mirino una maggiore sostenibilità sia sul fronte dell’uso di farmaci innovativi sia della garanzia di un più facile accesso alle cure a tutti i pazienti che possono avvalersi dei farmaci biotecnologici”.
Così Stefano Rodinò direttore dell’Unità di Gastroenterologia ed endoscopia digestiva dell’azienda ospedaliero universitaria Renato Dulbecco di Catanzaro nel corso di questa breve intervista raccolta a margine del Convegno promosso a Catania da Motore Sanità sul tema dei Biosimilari.
“Il biosimilare è un farmaco sicuro, nasce da una ricerca di alto livello da parte di case farmaceutiche quotate. Ha le stesse caratteristiche dei farmaci “originaritor” ovviamente è un prezzo più basso perché non deve scontare tutti quei costi dovuti alla ricerca che hanno invece dovuto sostenere le aziende che hanno ideato il farmaco però l’effetto terapeutico è sovrapponibile e quindi va incentivato l’utilizzo perché ovviamente ciò permette di utilizzare anche farmaci più costosi in quei pazienti che non rispondono alle terapie tradizionali”. Rodinò fa poi riferimento al confronto e alle affinità e divergenze emerse tra le varie strutture e dal confronto tra le varie regioni italiane. “La Calabria è quella che ancora non recepito appieno l’utilizzo di questi farmaci. C’è maggiore consapevolezza ma bisogna lavorare ancora molto ma credo che la via tracciata sia quella giusta grazie anche all’aiuto dei farmacisti della Calabria che stanno standardizzando l’utilizzo delle terapie in base a dei percorsi anche computerizzati. In tutto questo ovviamente un ruolo fondamentale ce l’hanno le associazioni dei pazienti che sono la parte più importante in quanto destinatari di queste terapie. Sono quelli che hanno il ruolocentrale nell’ambito del Servizio sanitario nazionale”.
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