Come ha evidenziato una ricerca promossa dalla Federazione italiana medici pediatri (Fimp) e realizzata dal Dipartimento di Scienze Statistiche dell’università di Padova su un campione di 1.523 genitori su tutto il territorio nazionale, il punto di riferimento delle famiglie italiane è in assoluto il pediatra di famiglia.
Lo dicono i numeri. Per l’84% dei genitori italiani il pediatra di famiglia rappresenta la prima scelta per la cura dei propri figli, bambini e adolescenti. Il 75% valuta in modo positivo l’attuale modello di assistenza pediatrica, con particolare apprezzamento per la possibilità di scegliere liberamente il proprio pediatra, per la continuità di cura e la capillarità di presa in carico garantite sul territorio dalla professione.
Un dato questo, evidenziato dal dottor Paolo Felice, vice segretario all’organizzazione Fimp. “Il punto di riferimento delle famiglie italiane è in assoluto il pediatra di famiglia. Inoltre si è evidenziato come il fatto di poter scegliere il pediatra cui affidare la cura dei propri figli rappresenta uno dei punti di forza dell’attuale servizio sanitario. Molto apprezzato risulta anche l’effettuazione dei bilanci di salute che sono dei controlli programmati che mirano a seguire la crescita del bambino”.
Il pediatra di famiglia, come preferisce chiamarlo il dottor Felice, al posto di “pediatra di libera scelta”, non fa solo diagnosi di malattie o mette a disposizione una cura della malattia, ma entra all’interno delle famiglie e valuta il contesto in cui opera. “Ecco perché scegliere il pediatra è un’azione fatta con convinzione e consapevolezza da parte delle famiglie” sottolinea il dottor Felice.
Rivolgersi ad un professionista poi è importante perché può aiutare contro chi decide di fare cure casalinghe e quindi utilizzare anche fin troppo dei medicinali per gestire certi stati febbrili. “La presenza del dottor Google è evidente in Italia, è un fenomeno diffuso, ma lo studio evidenzia che la percentuale di coloro che si rivolgono o ai siti online o al conforto delle famiglie nel giudizio medico è molto bassa” ammette il pediatra.
“Auspico – conclude il vice segretario all’organizzazione Fimp – che il ruolo di riferimento che detiene il pediatra di famiglia continui ad esserci e soprattutto auspico che possa essere rivalutato l’uso di test diagnostici di approfondimento all’interno degli studi medici, in questo modo favoriremmo ancora di più l’affezione che lega i genitori a noi e impediremmo che ci siano spese ulteriori a carico del servizio sanitario nazionale”.