Influenza, siamo entrati nella fase cruciale della diffusione del virus, l’Istituto Superiore di Sanità conferma che il picco è atteso in gennaio. D’inverno i contagi aumentano in misura esponenziale, per questo il ministero promuove una campagna per una corretta informazione, mentre gli esperti della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG) sottolineano l’importanza di adottare misure di prevenzione e terapie adeguate. In estrema sintesi: il paracetamolo è il più efficace analgesico e antipiretico. Gli antinfiammatori non steroidei devono tenere conto dei rischi cardiovascolari, renali e gastrici del paziente. Altri farmaci utili possono essere gli antitussivi e i decongestionanti nasali. Una delle raccomandazioni riguarda gli antibiotici, da evitare nelle manifestazioni di origine virale, e da impiegare con prudenza, su indicazione del medico, solo in presenza di infezioni batteriche.
Il virus circolante dell’influenza [A sottotipo N3N2 (A-H3N2)], responsabile della cosiddetta Australiana, suscita particolare preoccupazione per la capacità di evadere le difese immunitarie e per la maggior aggressività dei sintomi. “L’epidemia influenzale in corso – sottolinea Alessandro Rossi, presidente SIMG – si sovrappone alla persistente presenza del virus Sars-Cov2 e di altri virus che interessano le vie respiratorie come il virus respiratorio sinciziale e virus parainfluenzali. La diagnosi differenziale dal punto di vista clinico talvolta può comportare l’indicazione a eseguire il tampone antigenico rapido naso-orofaringeo”.
Ma come comportarsi quando il malessere si fa sentire? Ecco di seguito, in tema di influenza, le osservazioni raccolte da un panel di medici Simg di chiara fama: Claudio Cricelli, Stefano Celotto e Luca Maschietto.
In vista del picco di casi previsto nella seconda metà di questo mese, l’attuale incidenza delle sindromi simil-influenzali si attesta intorno a dieci casi ogni mille assistiti. Questo dato è inferiore a quello registrato nello stesso periodo dello scorso anno (18.4 casi per mille assistiti), quando a inizio anno si era già raggiunto il picco stagionale. Questa situazione diversa dal passato ci permette ancora di agire informando tutti gli utenti sul corretto ed appropriato uso dei farmaci per contrastare i sintomi associati a queste malattie infettive stagionali nonché sulle principali misure di prevenzione.
Per contrastare la diffusione dell’epidemia si raccomanda la vaccinazione antinfluenzale, che risulta ancora praticabile presso gli studi dei Medici di Medicina Generale e dei Pediatri di Libera Scelta e che trova ancora utilità se eseguita quanto prima. In presenza di sintomi influenzali, è fondamentale mantenere il distanziamento sociale ed indossare le mascherine, in particolare nei luoghi affollati e in presenza di soggetti fragili anche a casa, oltre a seguire le comuni norme igieniche. Si raccomanda, inoltre, un’alimentazione corretta ed equilibrata e una buona idratazione.
I sintomi principali delle sindromi influenzali includono riniti (raffreddore), mal di testa, dolori articolari, tosse, mal di gola e febbre. I sintomi possono durare pochi giorni, ma sovente persistono anche più a lungo (con una mediana di 18 giorni per tosse e rinorrea), cosa che è comunque autolimitante e generalmente non deve spaventare. È importante ricordare che una temperatura corporea elevata non è necessariamente un indicatore di gravità della patologia, ma piuttosto di una valida risposta dell’organismo all’infezione. La persistenza di temperature elevate per numerosi giorni oppure una mancata risposta ai comuni antipiretici richiede sempre una valutazione clinica.
“In presenza di sindrome influenzale – sottolinea Ignazio Grattagliano, vicepresidente SIMG – la raccomandazione è di assumere terapie che intervengano sui sintomi. Il paracetamolo è senza dubbio il più efficace analgesico e antipiretico a nostra disposizione, anche perché praticamente scevro da importanti effetti collaterali se usato alle dosi consigliate. Gli antinfiammatori non steroidei con indicazione al trattamento delle infiammazioni delle alte vie aeree (ketoprofene sale di lisina, flurbiprofene, ibuprofene a basso dosaggio, aspirina e altri) devono essere consigliati tenendo conto del profilo di rischio cardiovascolare, renale e gastrico del paziente, prestando attenzione alla corretta informazione in caso di automedicazione con “formulazioni da banco”. Questa categoria di farmaci può comunque essere utile anche in forma topica (spray orali, collutori) se c’è un’importante infiammazione del cavo orale”.
“Altri farmaci utili sono gli antitussivi (facendo attenzione all’azione di alcuni sedativi della tosse), in particolare se vi è tosse stizzosa che disturba attività quotidiane e sonno notturno, e i decongestionanti nasali in caso di rinorrea importante. I cortisonici, in generale, devono essere evitati poiché possono ridurre le difese immunitarie ed aumentano il rischio di complicanze. L’impiego di antibiotici, invece, è assolutamente da evitare in caso di infezioni virali; la necessità di una loro assunzione deve seguire sempre una valutazione medica, mantenendo la prescrizione riservata ai soli casi necessari”.
“Un’attenzione particolare deve essere riservata ai pazienti fragili e grandi anziani, i quali sono più suscettibili a un peggioramento del quadro clinico in caso di infezione virale – aggiunge il vicepresidente Grattagliano – È utile, in questi casi, la ricerca tramite tampone del virus SARS-CoV-2, per il quale è attualmente disponibile e raccomandato l’uso tempestivo di un farmaco antivirale che ha dimostrato di ridurre complicanze, ricoveri e mortalità”.