Punibilità solo per colpa grave, il Consiglio dei Ministri approva la riforma. Novità nel riordino delle professioni. “La medicina difensiva produce una pletora di accertamenti superflui”
Nel dibattito sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale e sulla tutela delle professioni si inserisce una riforma che introduce regole certe, il Consiglio dei Ministri ha infatti approvato il disegno di legge delega che rende strutturale lo scudo penale per i medici, una misura già sperimentata durante la pandemia da Covid-19 e poi prorogata. Il provvedimento, atteso da tempo, ridefinisce il perimetro della responsabilità penale degli operatori sanitari, introducendo criteri oggettivi per la punibilità, nella cornice di un più ampio riordino delle professioni sanitarie.
La modifica al Codice penale stabilisce che il sanitario che, nell’esercizio della propria attività, commette reati di lesioni o omicidio colposo, sarà punibile solo in caso di “colpa grave”. La condizione essenziale è che il professionista abbia seguito linee guida accreditate o buone pratiche clinico-assistenziali, tenendo conto del contesto operativo e della disponibilità delle risorse. Il testo chiarisce che, nell’accertamento della colpa, si dovrà considerare anche la scarsità di risorse umane e materiali, le carenze organizzative, la limitatezza delle conoscenze scientifiche, la complessità della patologia e l’urgenza della situazione.
“Circoscrivere, come stiamo facendo, la responsabilità penale dei sanitari, non significa affatto favorirne l’impunità”, hanno dichiarato in una nota congiunta il ministro della Salute, Orazio Schillaci, e il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. “Significa invece porre i medici in condizione di operare con maggiore serenità, dedicandosi senza spreco di energie ai pazienti che necessitano di diagnosi e di cure urgenti ed efficaci”.
La riforma, sottolineano i due esponenti del governo italiano, senza ledere in alcun modo, nel caso, il diritto dei cittadini al giusto risarcimento in sede civile, intende ridurre gli effetti disastrosi della cosiddetta medicina difensiva. Una pratica che, secondo le stime, costa al sistema sanitario circa 11 miliardi di euro l’anno e contribuisce ad allungare le liste d’attesa. “La medicina difensiva induce a prescrivere esami costosi, spesso inutili e invasivi, che gravano sui bilanci delle Asl senza produrre evidenti benefici, e ritardano gli interventi sui malati che avrebbero bisogno di maggiore attenzione”, hanno aggiunto Schillaci e Nordio.
Il disegno di legge delega non si limita allo scudo penale. Prevede anche incentivi per il personale sanitario, inclusi i medici specializzandi, questi ultimi vengono riconosciuti a pieno titolo nel loro ruolo, inseriti da subito per far fronte alle carenze di organico. Viene poi istituita formalmente una scuola di specializzazione per i medici di medicina generale, superando l’attuale corso regionale dedicato ai medici di famiglia. Inoltre, si introducono nuove scuole di specializzazione per chimici e biologi, si riformano gli Ordini professionali e si avvia una governance dell’Intelligenza artificiale in ambito sanitario.
“Con questa riforma vogliamo rilanciare le professioni e dare risposte ai bisogni di salute”, ha ribadito il ministro Schillaci. “Si punta a sburocratizzare il sistema e valorizzare le competenze. Con questa riforma diamo un ulteriore contributo al potenziamento del Servizio Sanitario Nazionale”. Il provvedimento delega il Governo ad adottare le misure entro il 31 dicembre 2026. L’approvazione è arrivata dopo un primo stop prima della pausa estiva, dovuto a divergenze interne, in particolare con il ministero della Giustizia, che avrebbe preferito limitare lo scudo penale alle attività sanitarie “di speciale difficoltà”, senza però definirne i contorni.
La riforma dello scudo penale si propone di restituire fiducia al personale sanitario (spesso sottoposto a vessazioni, intimidazioni, denunce temerarie o vere e proprie violenze da parte dell’utenza) senza rinunciare alla tutela dei diritti dei cittadini. In un sistema sanitario sempre più sotto pressione, tra carenze di personale e risorse limitate, il provvedimento cerca di bilanciare il rigore della responsabilità con la necessità di garantire cure tempestive. Un equilibrio delicato, ma necessario, per preservare la qualità dell’assistenza e la dignità dei camici bianchi.
La Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo) ha accolto con favore la notizia dell’approvazione del disegno di legge, definendolo “un passo fondamentale verso una medicina più libera e responsabile”. In una nota ufficiale, la Federazione ha sottolineato come “la serenità nell’esercizio della professione sia condizione imprescindibile per garantire cure appropriate e tempestive ai cittadini”. Il presidente, Filippo Anelli, ha ribadito che “non si tratta di sottrarre i medici alla giustizia, ma di proteggerli da un clima di sospetto che ha finito per compromettere il rapporto fiduciario con i pazienti”.
Sulla stessa linea, i sindacati degli ospedalieri, Anaao Assomed e Cimo, hanno espresso soddisfazione per l’approvazione del provvedimento. “Finalmente si riconosce il valore del contesto operativo in cui il medico lavora, spesso in condizioni di emergenza e con risorse limitate”, ha dichiarato Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao Assomed. “Questa norma non è una scorciatoia, ma un riconoscimento della complessità della pratica clinica e della necessità di tutelare chi ogni giorno si assume la responsabilità di decisioni difficili”. Anche Guido Quici, presidente Cimo, ha evidenziato come “la medicina difensiva sia una distorsione che va corretta, perché danneggia i pazienti e svilisce la professione”.
Importante anche il contributo della Fnopi, la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche, che ha espresso apprezzamento per l’impianto complessivo del disegno di legge. “Abbiamo evidenziato, già nel corso dell’indagine conoscitiva alla Camera, l’importanza di introdurre misure volte a rafforzare il personale sanitario e valorizzarne la professionalità, le competenze e la formazione specialistica”, si legge in un comunicato. “Il testo va nella giusta direzione, e auspichiamo che l’iter parlamentare prosegua speditamente, garantendo il pieno coinvolgimento delle professioni infermieristiche e delle altre professioni sanitarie”.
In definitiva, il provvedimento rappresenta una risposta concreta alle istanze di chi opera quotidianamente nei reparti, nel pronto soccorso, negli ambulatori e nelle strutture territoriali. Una riforma che, se attuata con coerenza e attenzione, potrà contribuire a ricostruire un clima di fiducia tra cittadini e operatori sanitari, restituendo centralità alla cura e alla relazione umana che ne è alla base.





