Mauro Croce: “Non più emozioni da casinò, ma alienazione davanti a uno schermo”.
Le dipendenze digitali stanno trasformando il modo in cui osserviamo il gioco d’azzardo. Durante l’evento dell’Ospedale Niguarda di Milano “GESTIAMO ASSIEME IL PROBLEMA? NUOVE PROSPETTIVE DI CURA PER LE DIPENDENZE COMPORTAMENTALI E IL GIOCO D’AZZARDO PATOLOGICO”, Mondosanità ha intervistato Mauro Croce (UniVdA), che ha sottolineato come oggi il gioco non abbia più il fascino romantico di un tempo.
Dal mito del casinò all’alienazione digitale
Un tempo il gioco evocava emozioni forti: tavoli verdi, vincite clamorose, l’idea di cambiare la vita con un colpo di fortuna. Oggi, spiega Croce, la realtà è ben diversa. Il gioco online è diventato un rifugio per riempire vuoti e sofferenze personali, una pratica alienante che porta le persone a restare incollate davanti a uno schermo programmato per trattenerle il più a lungo possibile.
Le tre leve dell’industria del gioco
Secondo Croce, l’industria del gioco agisce su tre dimensioni principali:
- attrattività – le piattaforme sono costruite per intercettare le passioni individuali. Un appassionato di calcio, per esempio, viene spinto verso scommesse sportive legate al suo interesse;
- accessibilità – se un tempo bisognava recarsi fisicamente in luoghi dedicati, oggi il gioco è ovunque. Non esistono più confini tra lavoro, studio, famiglia e tempo libero;
- additività – i giochi sono progettati per creare dipendenza. Veloci, semplici, solitari e tecnologici, inducono dissociazione e rendono difficile staccare l’attenzione.
Il risultato è che il gioco online non è più vissuto come intrattenimento, ma come un’esperienza alienata e continua, che rischia di trasformarsi in una vera e propria dipendenza digitale.





