Alla vigilia della Conferenza dell’Oms sul controllo del tabacco, esperti internazionali chiedono un cambio di paradigma: integrare le alternative al fumo tradizionale per proteggere la salute pubblica.
In vista della COP11 – la Conferenza delle Parti della Convenzione quadro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per il controllo del tabacco – il dibattito internazionale si arricchisce di nuove evidenze e riflessioni. Al centro della discussione, non solo il contrasto al fumo tradizionale, ma anche l’opportunità di includere strumenti di riduzione del rischio come le sigarette elettroniche e i dispositivi a tabacco riscaldato. Un approccio che, secondo numerosi esperti, potrebbe rappresentare una svolta concreta nella lotta al tabagismo.
Durante l’Expert Meeting internazionale moderato da Carlo Stagnaro dell’Istituto Bruno Leoni, è emersa la necessità di superare posizioni ideologiche e promuovere politiche basate sull’evidenza scientifica. Parlano i fatti: nei Paesi che hanno adottato con responsabilità le alternative al fumo combusto – come Giappone, Nuova Zelanda, Regno Unito e Svezia – si è registrato un calo significativo dei consumi di sigarette, soprattutto tra i giovani. Un segnale che invita a riconsiderare le strategie tradizionali.
All’interno dell’Unione Europea il panorama è frammentato. Francia e Spagna mantengono una linea restrittiva anche verso i prodotti senza combustione, mentre Italia, Grecia e Romania sostengono una regolamentazione differenziata, che tenga conto del potenziale di riduzione del rischio. Questa divergenza si riflette anche tra le istituzioni europee: il Parlamento ha più volte riconosciuto il valore delle alternative meno dannose, mentre la Commissione Europea continua a mantenere una posizione più rigida, distante dalle best practice internazionali.
“Il fumo di sigaretta continua a essere diffuso tra gli adolescenti: quasi uno studente su tre ha fumato sigarette almeno una volta nella vita (il 32% in media). Un fenomeno che fa parte del processo di sperimentazione di questa fascia di età, difficilmente modificabile”, ha spiegato Fabio Beatrice, Direttore del Board Scientifico del MOHRE (Medical Observatory of Harm REduction). “Se guardiamo ai dati degli ultimi 30 anni di ESPAD, il calo della prevalenza è stato maggiore proprio tra i giovani (dal 70% al 30%). Il fumo quotidiano è diminuito dal 20% all’8%. Questo ci dice che dove le alternative alle sigarette diventano più diffuse, il fumo combusto diminuisce. I Paesi con i dati più incoraggianti sulla lotta al fumo sono quelli che non hanno demonizzato i nuovi prodotti”.
Un altro tema cruciale riguarda gli aromi nei prodotti alternativi. “Il dibattito sugli aromi si basa esclusivamente su argomenti emotivi sui giovani, ignorando una consistente mole di prove sulla loro importanza per la cessazione del fumo e sull’impatto delle restrizioni”, ha affermato Kostantinos Farsalinos, del Dipartimento di Salute Pubblica e Comunitaria dell’Università dell’Attica Occidentale. “La ricerca evidenzia dati significativi: l’uso di aromi diversi dal tabacco è stato costantemente associato a una maggiore probabilità di smettere di fumare. Allo stesso tempo, pesanti restrizioni o divieti hanno portato alla creazione di un mercato nero, sia nei paesi in via di sviluppo che in quelli sviluppati, mentre le prove suggeriscono che potrebbero persino aumentare il fumo”.
Secondo Farsalinos, le sigarette elettroniche svolgono un ruolo cruciale come sostituti del fumo in un approccio di riduzione del danno. “Vietare gli aromi avrebbe conseguenze indesiderate, come un ritorno al fumo tradizionale”, ha sottolineato.
Anche il mondo dell’oncologia si è espresso con chiarezza. Le Linee Guida per la cessazione da fumo del National Comprehensive Cancer Network (NCCN), pubblicate nel maggio 2025, indicano che le sigarette elettroniche possono essere strumenti efficaci per smettere di fumare. Pur mantenendo la dipendenza e producendo sostanze chimiche potenzialmente dannose, i prodotti alternativi contribuiscono all’obiettivo principale: la completa astensione dal fumo combusto. Alcuni di questi dispositivi sono stati inseriti dalla FDA nella categoria dei Modified Risk Tobacco Products, riconoscendone la minore tossicità. “La transizione completa dal fumo di sigaretta ai prodotti innovativi senza combustione può ridurre i casi di cancro e le malattie correlate”, ribadisce NCCN.
A sintetizzare il senso del dibattito è Johann Rossi Mason, Direttrice del MOHRE: “È necessario che le politiche siano guidate da dati scientifici e non da credenze morali o ideologiche che mal si conciliano con la necessità di proteggere la salute pubblica, non solo dei non fumatori ma anche delle persone coinvolte in una dipendenza vera e propria”.
La COP11 si presenta dunque come un’occasione cruciale per ridefinire le politiche globali sul tabacco. Un’opportunità per abbandonare approcci dogmatici e costruire strategie inclusive, basate su evidenze e orientate alla riduzione del danno. Perché la lotta al fumo non si vince solo con i divieti, ma con strumenti efficaci, informazione corretta e una visione pragmatica della salute pubblica.





